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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Brindisi, la Puglia e la Macroregione adriatico ionica: sfida alle porte

Si è svolto ieri l'ultimo incontro promosso dall'associazione politico culturale Left-Brindisi prima della pausa estiva. Il dibattito iniziato alle 19.30 presso l'ex convento Scuole Pie di Brindisi ha avuto per tema "A proposito di Grecia…Brindisi e la Puglia nella macro regione adriatica. Il Sud, le infrastrutture e i sistemi portuali"

BRINDISI - Si è svolto ieri l’ultimo incontro promosso dall’associazione politico culturale Left-Brindisi prima della pausa estiva. Il dibattito iniziato alle 19.30 presso l’ex convento Scuole Pie di Brindisi ha avuto per tema “A proposito di Grecia…Brindisi e la Puglia nella macro regione adriatica. Il Sud, le infrastrutture e i sistemi portuali”. All’incontro hanno preso parte l’onorevole Massimo Paolucci, componente della commissione ambiente e trasporti del Parlamento europeo, Carmine Dipietrangelo, presidente Left Brindisi, Teo Titi, vicepresidente Raccomar Puglia, Fabiano Amati, consigliere regionale, Mimmo Consales, sindaco di Brindisi e Mario Valente, Commissario Autorità portuale di Brindisi. A coordinare il dibattito, il direttore di Brindisi Report.it, Marcello Orlandini.

“La nostra associazione chiude questa sera l’attività della prima metà di questo anno per riprenderla a fine settembre, sviluppando altri argomenti che riguarderanno la città e soprattutto le condizioni produttive, industriali e ambientali del nostro territorio”, afferma Dipietrangelo in apertura di dibattito. “La Grecia, vicina a noi pugliesi, brindisini, amica, da cui sono venuti i Messapi che hanno costruito questa parte dell’Italia, c’impone di avere un’altra idea di Europa. La crisi della  Grecia, i memorandum imposti per evitare la grexit hanno riproposto, almeno credo che sia abbastanza diffuso questo concetto, l’Europa così com’è non funziona e rischia di allontanare sempre più i cittadini da quest’Europa. Per cui la domanda che ci stiamo facendo in queste settimane, bisogna andare oltre quest’Europa, ma verso dove?

dibattito left macroregione 3-2Sulla macro regione Dipietrangelo dichiara: “La Macroregione è uno strumento comunitario nato se non ricordo male cinque-sei anni fa, e il primo esperimento di Macroregione è stato fatto nel Baltico, poi esteso questo strumento anche alla regione centrale del Danubio. L’aver lanciato l’idea di costituire la regione adriatica-jonica è un’idea che può contribuire a questo riequilibrio. L’idea della Macroregione adriatica e ionica diventerà ad ottobre strumento operativo. Di questa Macroregione fa parte l’Italia con le sue regioni dell’Adriatico e dello Jonio, la Grecia, la Slovenia e la Croazia che sono già regioni europee. La collaborazione con le altre regioni del fronte adriatico-jonico, sono tra i tre paesi candidati: Albania, Montenegro e Serbia, e la Bosnia Erzegovina che può essere un prossimo candidato all’unione europea”.

Il presidente di Left prosegue quindi evidenziando che il Parlamento europeo, a ottobre, dovrà definire il rapporto su cui si sta lavorando e che da questa progettazione la Puglia è assente. “Eppure la Puglia, con Jonio e Adriatico è un pezzo importante di quest’area. A differenza di quello che sta facendo l’Abruzzo, le Marche, l’Emilia, il Friuli. Perché faccio riferimento a queste aree? Perché capiamo anche i ritardi con cui affrontiamo le questioni portuali della nostra realtà e il tema delle infrastrutture. Io sono convinto che Brindisi e la Puglia, assieme agli altri porti, come sistema, possono recuperare il tempo perduto e fare in modo che si possa affrontare la presenza in questa macroregione in maniera diversa rispetto al passato”.

Dipietrangelo conclude quindi il suo intervento evidenziando che Brindisi deve arricchire la scarna progettazione presentata attraverso il comitato delle regioni su progetto dell’autorità portuale per poter fare in modo che tutte le opere pensate possano rientrare dentro ad una logica, dentro a una programmazione. Sulla riforma delle autorità portuali, afferma: “Io vedo la riforma delle autorità portuali come un passaggio fondamentale rispetto a ripensare l’Europa”. “La nuova ricostruzione delle reti ha escluso Brindisi e quindi è opportuno fare in modo che il sistema portuale e il sistema delle infrastrutture che dalla Puglia partono per andare poi verso il Nord o per collegarsi verso il Sud-est devono essere considerati in maniera diversa”.

Orlandini ha quindi evidenziato come Brindisi abbia un piano regolatore del 1974 del porto, come abbia sostanzialmente le stesse infrastrutture che aveva vent’anni fa, e come abbia perso un progetto per cinque nuovi accosti per navi e traghetti da cinquanta milioni di euro, come non si sappia che fine abbia fatto il nuovo molo combustibili che avrebbe risolto i problemi logistici anche del gas e del carbone e quindi di Enel e di altre compagnie e di come abbiamo bisogno di completare il circuito doganale interno. Il direttore di Brindisi Report.it ha quindi evidenziato come abbiamo bisogno di rimetterci a correre ed ha posto la domanda all’onorevole Paolucci se vi sia il tempo per rientrare nel network che conta dei trasporti europei e in questa programmazione.

dibattito left macroregione 2-2“Penso che i prossimi mesi sono mesi determinanti per quel che riguarda, dentro la macroregione, il corridoio adriatico”, esordisce l’onorevole Massimo Paolucci, “Noi siamo nella seguente situazione. Abbiamo il corridoio Lisbona-Kiev, abbiamo il corridoio che da Amsterdam arriva a Genova, abbiamo l’altro corridoio che da Berlino, Milano, Napoli, Sicilia, adesso con il baffo fino a Bari, corridoio tirrenico, e abbiamo quest’assurdità che il corridoio adriatico si ferma a Ravenna”. Paolucci prosegue quindi affermando che tutte le discussioni degli ultimi venti anni hanno il respiro corto se non si riesce ad allungare il corridoio da Ravenna fino a Brindisi e come il suo gruppo stia facendo una battaglia per chiedere alla Commissione di modificare questo corridoio e di portarlo fino a Brindisi. “Io conto che l’aula di Bruxelles approvi questa modifica”.

L’onorevole chiede quindi “Quale mission abbiamo? Quale idea abbiamo di Brindisi e di questa parte della nostra penisola? Allora, se l’idea è giusta, cioè che questa può essere da un lato la porta verso il Sud e verso l’Est, e dall’atro il ponte del collegamento Est-Ovest, chiudere la rete è fondamentale”. “L’infrastruttura se non è in rete, se non è collegamento, è solo consumo del territorio. Brindisi da sola, come Bari da sola, non va da nessuna parte, il tema oggi è le specializzazioni e le interconnessioni. E penso che se ragioniamo così possiamo fare dei passi in avanti”.

Orlandini parlando del nuovo assetto che sarà dato ai porti pugliesi con l’autorità portuale di sistema, ha sottolineato il ruolo importante che la Regione avrà nel supportare queste strategie e come in passato essa non abbia mai partecipato alle scelte decisive che si sono prese in questo comitato portuale. “Questo è il passato. Il futuro quale sarà?”, chiede il direttore di Brindisi Report.it al consigliere Fabiano Amati.

“La riforma del sistema delle autorità portuali va ad incrociare l’esigenza che ha questo Paese. Che è l’esigenza di smetterla di operare con il camuffamento dell’interesse delle persone attraverso la difesa delle strutture burocratico-amministrative”, sostiene Amati, che prosegue evidenziando come non si abbia ancora la consapevolezza che i confini amministrativi, come conosciuti sinora, sono stati abbattuti.

Un particolare del Seno di Ponente del porto di BrindisiRivolgendosi al sindaco Mimmo Consales, Orlandini ha quindi posto la necessità di ragionare su un’idea di città europea per Brindisi, “perché se è quello anche il destino commerciale di questa città, il destino sul mare, sarebbe sbagliato non approfittarne, bisogna cominciare anche a confrontarci con la nuova autorità portuale sugli assetti urbanistici futuri della città e del porto. Mi pare che un tentativo di questo tipo fosse cominciato in passato. Fino a che punto è arrivato e che cosa si può fare perché anche con il nuovo tipo di autorità portuale credo che uno spazio per il confronto con i sindaci sia rimasto aperto su questa cosa”.

Per Mimmo Consales Brindisi deve essere una città europea e il sistema portuale pugliese è l’unica ancora di salvataggio per il porto di Brindisi, per il porto di Bari e per il porto di Taranto. Il sindaco prosegue quindi affermando che “la Puglia è un puntino sulla carta geografica dei traffici mondiali. Immaginate che cos’è Brindisi sulla carta geografica dei traffici portuali a livello internazionale. E se non mettiamo insieme i tre porti, con una rete dell’intero sistema trasportistico, non si va da nessuna parte”. Consales conclude affermando che abbiamo bisogno di un’autorità portuale e di un sistema portuale pugliese con cui verificare quali cose dobbiamo sviluppare e quali cose devono avere la priorità anche in termini di investimenti sulla base delle banchine, sulla base degli spazi retro portuali disponibili nello scalo di Brindisi”.

Orlandini, dopo aver ricordato che Brindisi è una delle tre basi navali italiane della Marina e che la sua importanza dal punto di vista della Marina Militare è cresciuta, chiede al comandante Mario Valente, che si è appena insediato, come ha trovato il porto adesso e se “noi possiamo cominciare a combattere”con quello che abbiamo, incominciare a muoverci in quest’ottica di sistema-Puglia e di rete adriatica dei porti”.

Per Valente, “Brindisi nella logica dei traffici portuali intercontinentali è un puntino, la Puglia è un po’ più grande. Un investitore che viene dall’estremo oriente probabilmente conosce dov’è l’Italia, a malapena conosce la Puglia. La capacità degli amministratori della Regione Puglia e degli operatori marittimi, dei porti della Puglia, è quella proprio di attrarre questo traffico. Ma la cabina di regia, di quello che è il sistema portuale pugliese, trova nella riforma che il ministro Delrio sta portando avanti, l’unica realtà che possiamo creare per fronteggiare e quindi trovarci a pieno titolo a fronteggiare il sistema dello shipping internazionale. Il fenomeno del campanilismo è una cosa da eliminare, però c’è. Nella mentalità del comune collettivo Brindisi va sotto Bari, Brindisi va sotto Taranto, chi dirigerà la politica brindisina?”.

Valente prosegue quindi ricordando l’esempio del sistema portuale regionale del Lazio e lanciando l’idea di un sistema portuale pugliese in cui un solo presidente sia realmaente al di sopra delle varie direzioni portuali per coordinare l’insieme. “Il presidente del sistema non dovrebbe essere il direttore del porto di Bari o il direttore del porto di Brindisi o il direttore del porto di Taranto. Lui nominato dal ministro, d’intesa con la Regione, dovrebbe poi coordinare i tre porti, quattro con Manfredonia, nominando i direttori, così come previsto dalla riforma. Quindi loro sono i soggetti attuatori del piano che il presidente del sistema portuale pugliese intende attuare in quella regione. Svincolarlo proprio dal porto in cui ha sede.” Valente ha concluso il suo intervento parlando del cono d’atterraggio di Brindisi, che vincola notevolmente l’arrivo di unità, di mercantili di una certa altezza nel porto di Brindisi, anche se hanno dei fondali idonei per ospitarli.

Ancora una carboniera Enel, il principale traffico del porto di BrindisiPer Teo Titi, la nuova riforma dei porti impone di ripartire azzerando le nostre certezze sul sistema portuale. “Io penso che proprio da qui bisogna partire, questo si può fare facendo un’analisi, ognuno di noi, sia livello centrale, quindi la politica, che a livello periferico, esattamente come si fa per le attività imprenditoriali. Un’analisi approfondita del mercato. A livello centrale probabilmente cercando di comprendere quali sono le potenzialità dei singoli porti, quali sono le infrastrutture esistenti e il mercato. Perché il mercato ha scelto quel porto, e cosa c’è dietro, e probabilmente a livello periferico io dico l’analisi bisogna farla anche avendo un minimo di umiltà.”

E sul sistema, Titi afferma: “Io credo nel sistema, l’ho sempre detto anche sulla stampa fino a due anni fa, credevo in un’unica autorità portuale pugliese, credo che sia l’unica opportunità avere una governance, un tavolo intorno al quale sedersi tutti quanti con la medesima autorevolezza”. Titi sottolinea poi l’importanza della progettazione, portando ad esempio il progetto Gaia di Bari, e prosegue evidenziando come le  infrastrutture finanziate saranno sicuramente l’obiettivo di tutti i porti. “Quelle infrastrutture io penso debbano e siano la vera ricchezza e la vera risorsa di tutti i porti. Devono essere le risorse per poter continuare a porsi sul mercato per attrarre merci, traffico, merci intese come passeggeri, camion piuttosto che merci vere e proprie. E bisognerebbe evitare i rischi che oggi noi abbiamo di svendere o di vendere addirittura agli armatori il porto”.

E sulla gestione del porto afferma: “Deve continuare a rimanere pubblica perché solo il pubblico avrà l’interesse di captare quanti più armatori, che è il vero interesse dei porti, possibili”. Parlando delle crociere, Titi conclude dicendo che Brindisi può avere una grossissima parte nello scacchiere nazionale e che il sistema può fare qualcosa. Al termine del primo giro di interventi, il pubblico ha potuto porre domande agli ospiti del dibattito. Impegno finale: ordini del giorno da portare al voto del consiglio comunale di Brindisi e del nuovo consiglio regionale per sollecitare il Parlamento europeo e la Commissione Ue e completare la Dorsale adriatica dal Baltico a Brindisi, che attualmente è ferma a Ravenna. Una questione vitale per il porto di Brindisi ma anche per il sistema Puglia. Ma, come ha ricordato Massimo Paolucci, rivendicando per le infrastrutture non solo le quote spettanti al Sud dei fondi europei, ma soprattutto gli investimenti del governo, scesi per il Mezzogiorno ai minimi storici.

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