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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Fondi per le aree industriali, disastro Brindisi. Persi parecchi milioni

BARI - In arrivo 60 milioni di euro per i Comuni della Puglia e per i Consorzi Asi che hanno partecipato al bando per dotare di infrastrutture le zone industriali, ma su 14 domande partite dalla provincia di Brindisi solo 5 sono state ammesse alla graduatoria provvisoria: le altre incredibilmente sono state escluse per difetti di documentazione e per errori nell'utilizzo delle procedure informatiche obbligatorie introdotte per l'occasione.

BARI - In arrivo 60 milioni di euro per i Comuni della Puglia e per i Consorzi Asi che hanno partecipato al bando per dotare di infrastrutture le zone industriali, ma su 14 domande partite dalla provincia di Brindisi solo 5 sono state ammesse alla graduatoria provvisoria: le altre incredibilmente sono state escluse per difetti di documentazione e per errori nell'utilizzo delle procedure informatiche obbligatorie introdotte per l'occasione.

Sono entrati in graduatoria i Comuni di Mesagne, Carovigno, Oria, Ceglie Messapica e il Consorzio Asi di Brindisi, da cui dipendono anche le zone industriali di Ostuni, Fasano e Francavilla Fontana. Giudicate dal comitato di valutazione non ammissibili le domande di Ostuni e San Pancrazio Salentino, mentre sono state giudicate non esaminabili le pratiche della Provincia di Brindisi, Erchie, Cisternino, Francavilla Fontana, Latiano, San Pietro Vernotico e San Vito dei Normanni, amministrazioni di centrodestra e centrosinistra le cui strutture non sono riuscite ad utilizzare correttamente le procedure digitali. Perdendo la possibilità di accesso a milioni di finanziamento per le loro aree degli insediamenti produttivi.

Il bando

La graduatoria provvisoria è stata pubblicata il 28 maggio sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia ed è consultabile anche attraverso www.sistema.puglia.it. Sono 149 le domande pervenute. Sono state presentate da 143 Comuni, 5 Consorzi Asi e una Provincia (Brindisi). Quelle ammesse essere finanziate con i 60milioni di euro 46 proposte. Il bando è quello denominato “Iniziative per le infrastrutture di supporto degli insediamenti produttivi” e fa parte della manovra anticrisi della Regione, permette di completare tante zone industriali e allo stesso tempo di sostenere il settore edile che sta risentendo della crisi.

Quando le graduatorie saranno definitive, i destinatari delle risorse, cioè gli enti locali e i Consorzi Asi, potranno indire le gare d’appalto a favore delle imprese locali per assegnare i lavori nelle zone industriali. I fondi disponibili - spiega la Regione - sono destinati per metà  ad interventi in aree esistenti, per metà a nuove aree, mentre il contributo regionale non potrà superare i 4 milioni a progetto.  Potranno essere realizzate strade, illuminazione, reti energetiche e per la fornitura di acqua industriale, video sorveglianza, infrastrutture ICT, ma anche mense, centri diurni per l’infanzia, nidi.

Si tratta di un bando particolarissimo per la Regione Puglia, come accennato in principio. Uno degli obiettivi dell’intervento era quello di spingere gli enti locali pugliesi a dotarsi dei nuovi strumenti previsti dal codice dell’amministrazione digitale. Per accedere al bando occorreva infatti avere la Posta elettronica certificata, la firma digitale e utilizzare il Sit, il Sistema informativo territoriale. E su questo sono caduti la maggioranza degli enti locali brindisini (ma non solo), perdendo una grossa occasione.

Inoltre nella valutazione dei progetti - spiega ancora la Regione - si è tenuto conto della sostenibilità finanziaria della gestione delle opere realizzate. In pratica una volta ultimata l’opera, il Comune deve dimostrare di poterla mantenere  in esercizio. Per questo  gli enti locali candidati hanno presentato un piano di gestione attraverso il quale dimostrano di poter far fronte a quest’obbligo, attraverso le proprie entrate oppure dando le opere in gestione ad un privato.

“Non vogliamo cattedrali nel deserto”, ha detto la vice presidente e assessore allo Sviluppo economico, Loredana Capone . “Non ci interessa realizzare strutture che poi  rischiano di essere abbandonate. Per questa ragione la commissione ha valutato i progetti e la sostenibilità finanziaria della gestione con estrema accuratezza. Noi chiediamo ai Comuni ed ai Consorsi Asi di prendersi cura delle opere realizzate perché siano un esempio di riqualificazione vera delle zone industriali, all’insegna della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente”. Il bando ha una forte valenza anticrisi, perché rimette in moto il settore dell’edilizia particolarmente colpito.

Graduatorie ed esclusi

Questo bando  si inserisce in uno scenario già caratterizzato da altri interventi nelle zone industriali. Sono legati a due delibere Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica) la numero 20 del 2004 e la 3 del 2006. In totale le due delibere hanno mosso investimenti pari a quasi 63 milioni grazie a risorse pubbliche per oltre 57 milioni. Con i 60 milioni di questo bando, le risorse messe a disposizione delle zone industriali salgono a quasi 120 milioni di euro.

Nella graduatoria provvisoria per le zone industriali con indice di utilizzo superiore al 75 per cento c'è solo Mesagne (al 19mo posto) con un finanziamento concedibile di 500mila euro su 4 milioni richiesti. Il questo caso la provincia di Brindisi si aggiudica appena l'1% dei fondi disponibili. Un passo indietro terribile. Nella graduatoria delle aree con indice di insediamento inferiore al 75% ci sono altri tre Comuni e l'Asi. A Carovigno (5to posto) il finanziamento regionale concedibile è di circa 2,2 milioni sui 3,7 milioni previsti. Ad Oria (35mo posto) la Regione concederebbe 680mila euro su 680 previsti. A Ceglie Messapica (38mo posto)  1,7 milioni concedibili su 4 milioni previsti. Al Consorzio Asi di Brindisi (45mo posto) concedibili 3,4 milioni su 3,9 previsti (fuori reti metano e Iva). La provincia di Brindisi, come dicevamo, raccoglierà le briciole.

Colpa dei progetti male impostati? Lo valutino i consigli comunali (nel caso dell'Asi c'è ancora un commissario da tempi biblici). Di certo è chiaro dalle note accluse quali siano gli errori commessi dalle altre amministrazioni che nell'era del digitale hanno dimostrato di avere scarsa pratica con le nuove tecnologie. Gap che è costato caro. Parliamo delle esclusioni, anche clamorose. Tra le istanze dichiarate inammissibili ci sono quelle del Comune di Ostuni, valore dei progetti 2,2 milioni, perchè il soggetto beneficiario è diverso dall'ente gestore (l'Asi), e San Pancrazio Salentino, valore del progetto 4 milioni, perchè si tratta di interventi non previsti dal bando (ma non lo avevano letto?).

Più lunga la lista delle istanze non esaminabili. E qui c'entrano o l'errore tecnologico o l'imperfezione della documentazione. Fa sensazione il caso della Provincia di Brindisi in tempi di dichiarata marcia verso l'efficienza e il risparmio delle risorse. Nel caso invece si sono persi soldi: all'indirizzo Pec di Sistema Puglia risulta arrivato solo un allegato tra quelli richiesti, il primo. E addio finanziamento. Al Comune di San Vito è stata invece la mancanza di un solo allegato, che non risulta pervenuto, la ragione dell'esclusione. Il Comune di San Pietro Vernotico non aveva la Pec (posta elettronica certificata) quindi non poteva inoltrare istanza e allegati secondo le procedure digitali obbligate.  Il Comune di Latiano ha aperto la pratica ma non ha mai inviato un atto. La pratica del Comune di Erchie è partita senza firma digitale riconosciuta, e lo stesso dicasi per Francavilla Fontana che dopo decenni di ritardi, problemi e polemiche attorno alla zona industriale e al suo sviluppo ha fallito una nuova opportunità.

I giudizi li diano elettori e imprese. E se esistessero in forma sostanziale, lo dovrebbero dare anche i partiti, ma su se stessi. Questa dovrebbe essere normale amministrazione. Prevedibile invece una raffica di critiche alla Regione. In qualche modo bisognerà pur giustificarsi.

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