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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Gli americani ammettono l'intenzione di chiudere Biomateriali. La lotta si fa dura

BRINDISI – I 29 dipendenti di Biomateriali avevano ragione: dopo aver sfruttato e clonato know-how e produzione dell’unica azienda italiana che produce protesi vascolari, la multinazionale americana LeMaitre vuole liquidarla entro il 31 dicembre prossimo e mettere in mobilità i lavoratori. L’annuncio è stato fatto nel tardo pomeriggio di oggi nel corso di un incontro presso l’assessorato provinciale al Mercato del lavoro da un procuratore della stessa LeMaitre Vascular di Boston. Con una concessione: se il personale interromperà lo sciopero a oltranza, il gruppo Usa chiederà il ricorso agli ammortizzazioni sociali per un anno, posponendo la chiusura e la mobilità. Il rappresentante di Le Maitre ha incassato un no netto.

BRINDISI – I 29 dipendenti di Biomateriali avevano ragione: dopo aver sfruttato e clonato know-how e produzione dell’unica azienda italiana che produce protesi vascolari, la multinazionale americana LeMaitre vuole liquidarla entro il 31 dicembre prossimo e mettere in mobilità i lavoratori. L’annuncio è stato fatto nel tardo pomeriggio di oggi nel corso di un incontro presso l’assessorato provinciale al Mercato del lavoro da un procuratore della stessa LeMaitre Vascular di Boston. Con una concessione: se il personale interromperà lo sciopero a oltranza, il gruppo Usa chiederà il ricorso agli ammortizzazioni sociali per un anno, posponendo  la chiusura e la mobilità. Il rappresentante di Le Maitre ha incassato un no netto.

E’ questa la conclusione di una giornata cruciale per le sorti di Biomateriali, cominciata con un incontro a Bari con l’assessore allo Sviluppo economico, e vicepresidente della giunta regionale, Loredana Capone, organizzato dal consigliere regionale brindisino Giovanni Brigante, e al quale ha partecipato anche il presidente della Provincia, Massimo Ferrarese. Alla Regione e alla Provincia i sindacati – spiega Emiliano Giannoccaro della Femca Cisl – hanno chiesto di prepararsi a sostenere i lavoratori per trovare una soluzione alternativa. L’annuncio fatto più tardi dall’avvocato spedito a Brindisi da LeMaitre era ampiamente previsto.

Loredana Capone e Ferrarese hanno assicurato il proprio impegno ad entrare nel merito di un progetto teso ad evitare lo smantellamento di Biomateriali una volta appurate le intenzioni del gruppo americano, cosa che è avvenuta appunto poche ore dopo. La prima occasione utile per valutare la situazione, e ciò che si potrà concretamente opporre alla perdita di un patrimonio importante per la produzione biomedica in Italia, arriverà il 19 ottobre, data stabilita dai sindacati subito dopo l’incontro alla Provincia. Con la richiesta, espressa al procuratore di Le Maitre, della presenza di un manager della società del Massachusetts.

Ipotesi formulabile a caldo, quella di una cessione di Biomateriali da parte di LeMaitre ad un acquirente da individuare, a costi contenuti e con l’impegno a non determinare, da parte della nuova proprietà, condizioni di concorrenza sul prodotto (la protesi in filo di poliestere che porta il marchio Albograft). La Regione dovrebbe garantire alla nuova gestione l’accesso agli strumenti di cofinanziamento, mentre la Provincia (azionista di maggioranza di Cittadella della Ricerca) concederebbe la permanenza di Biomateriali nell’attuale sede del parco scientifico-tecnologico  a prezzi politici.

Lo sciopero a oltranza dunque prosegue. Rigettati gli inviti di Confindustria Brindisi e del procuratore di LeMaitre, i lavoratori hanno tenuto in serata un’ assemblea nei laboratori. Spetta ora alle istituzioni del territorio partecipare alla difesa di un’azienda innovativa, che ha solo sette - otto concorrenti al mondo nel campo delle protesi vascolari, certificazione Ce ma anche quella della Fda americana (la Food and Drugs Administration), e che è nata con gli incentivi pubblici della legge 64 nel 1989, dalla joint venture di due società dell’ex gruppo Fiat (Sorin e Snia), per passare poi a Invesco Diaco che nel 2007 l’ha venduta a LeMaitre. Insomma, un esempio importante di finanziamento per il Sud che ha reso molto sul piano scientifico e commerciale, e che ora – dicono i dipendenti – “arricchirà una multinazionale che, come in altri casi, ha prima preso il meglio e poi cerca di buttare via il limone spremuto, personale incluso”.

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