Affare Grimaldi: delibera da integrare ma i revisori sono decaduti
L’affare Grimaldi continua a dominare la scena in Autorità Portuale a Brindisi anche in queste ultime miglia del percorso verso l’integrazione nella nuova Autorità unica di sistema portuale dell’Adriatico Meridionale. La compagnia napoletana chiede chiarimenti e adombra ricorsi giurisdizionali
BRINDISI - L’affare Grimaldi continua a dominare la scena in Autorità Portuale a Brindisi anche in queste ultime miglia del percorso verso l’integrazione nella nuova Autorità unica di sistema portuale dell’Adriatico Meridionale. La compagnia napoletana chiede chiarimenti e adombra ricorsi giurisdizionali, dopo la delibera del 14 luglio scorso che respingeva di fatto la sua richiesta di concessione ventennale degli unici tre accosti per grandi traghetti, il commissario straordinario Mario Valente si consulta con l’Avvocatura dello Stato e riconvoca il Comitato portuale per le integrazioni, ma anche questa volta c’è un intoppo: il collegio dei revisori è decaduto quindi non può assumere determinazioni salvo invalidazione degli atti.
Questo in breve lo scenario che grava sulla convocazione, per la mattina dell’1 settembre in prima convocazione, e per quella successiva in seconda. Cosa aveva deciso il 14 luglio scorso il Comitato portuale? All’unanimità, aveva respinto la richiesta di Grimaldi offrendo in alternativa una concessione di soli 5 anni, per due accosti preferenziali (il numero 15 con decorrenza immediata, il 16 dal momento in cui si sarebbero rese libere banchine per le navi passeggeri e ro-ro di altri armatori), oltre ad un settore dell’attuale stazione marittima prefabbricata per le operazioni commerciali della compagnia, oltre ad aree scoperte e piazzali da definirsi. Insomma, nessuna posizione di monopolio di fatto, per il grande armatore partenopeo, nel porto di Brindisi.
La nota del gruppo Grimaldi è arrivata il 4 agosto in authority, con alcune richieste di chiarimento “al fine di valutare gli estremi di un nostro eventuale ricorso”. Le integrazioni da apportare sono relative a: motivi tecnici e legali del mancato accoglimento dell’istanza; criteri della proposta del Comitato portuale e del riferimento al Codice delle Navigazione piuttosto che alla legge 84/94 sulla portualità (che sta per essere mandata in pensione dal governo con la riforma della portualità); definizione dei tempi per l’affidamento del secondo ormeggio preferenziale; definizione delle basi di calcolo per il canone ad ormeggio fissato in 10mila euro annui; conferma dell’esenzione dal pagamento delle tasse portuali qualora Grimaldi accettasse la proposta del Comitato portuale.
La scalata non sembra ardua, per il Comitato portuale di Brindisi. Si tratta di quesiti che possono trovare risposte tecnicamente e legalmente adeguate, ma la delibera del 14 luglio va integrata, ha consigliato l’Avvocatura dello Stato al capitano di vascello Mario Valente. Bisogna vedere però se si potrà procedere visto che il collegio dei revisori è definitivamente decaduto dal 27 agosto, incluso il periodo di proroga di 45 giorni, come ha fatto sapere il presidente dell’organo di verifica alla stessa authority di Brindisi, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e a quello dell’Economia e delle Finanze (ma nessuno, in Autorità Portuale, se n’era accorto?).
Ci sarebbe poi anche da ricalcolare il canone per la concessione delle aree scoperte e dei piazzali, e quello per la parte del terminal passeggeri da assegnare a Grimaldi, sostiene uno dei membri del comitato, Michelangelo Greco, che nei giorni scorsi ha confutato numeri alla mano quelli effettuati dal competente ufficio dell’authority, giudicandoli immotivatamente al ribasso. E non da ultimo, se il sisma non ha distolto - e ve ne sarebbe ragione - il ministro Graziano Delrio da altri impegni, entro la fine del mese di settembre ci dovrebbe essere la nomina dei presidenti delle nuove autorità portuali. E Grimaldi sarebbe costretto a cambiare interlocutore.