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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Bene gli operatori portuali, ora diventino un vero cluster con un piano

Una città alla ricerca di un modello di sviluppo industriale, oltre che generale, che sappia guardare oltre le modificazioni dei settori della chimica e dell’energia, non può che guardare alle possibilità di sviluppo del suo porto da 5 milioni di metri quadrati

Una città alla ricerca di un modello di sviluppo industriale, oltre che generale, che sappia guardare oltre le modificazioni dei settori della chimica e dell’energia, che inevitabilmente nei prossimi anni impegneranno anche Brindisi, e che perciò richiederanno capacità di risposta reali e non virtuali, non può che guardare alle possibilità di sviluppo del suo porto da 5 milioni di metri quadrati, il più grande di cui potrà disporre la nuova Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale. Qui però i brindisini dovranno superare se stessi, e questo vuol dire superare i vecchi schemi e i modelli di relazioni industriali imperanti.

Va considerata con interesse la lettera inviata ieri, a firma di 46 operatori portuali, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, al governatore Michele Emiliano e al presidiente in pectore della nuova Adsp, Ugo Patroni Griffi. Per la prima volta nella storia degli ultimi 30 anni, essi si presentano almeno nella forma come un cluster, un insieme, un distretto. Questa è la strada maestra: un cluster dà forza, autorevolezza e credibilità alle idee e alle proposte, e valorizza la grande esperienza professionale degli agenti marittimi, degli spedizionieri, delle società di servizio portuale, dei cantieri.

forte a mare visto da un traghetto-2

Abbandonare le diffidenze reciproche, trasformare in competizione positiva le divisioni che obiettivamente introduce la concorrenza commerciale, sperimentare innovazioni, proporle alla nuova authority, fa parte di questo di questo sogno: quello di un grande porto che sa rientrare nel circuito di un commercio marittimo in rapidissima e continua modificazione. I tanti, troppi anni trascorsi con il freno a mano innestato, per molteplici responsabilità e principalmente delle varie gestioni della vecchia authority, dovrebbero essere sufficienti per assimilare una lezione che è costata parecchio.

Agenzie chiuse, posti di lavoro perduti, professionalità mortificate, impoverimento e sottoutilizzazione delle infrastrutture, sprechi di denaro, congelamento al 1974 dell’urbanistica portuale. Il porto di Brindisi è diventato un’area debole su cui è facile esercitare pressioni. In fondo, la vicenda Grimaldi rappresenta un grande insegnamento per tutti. Gli armatori oggi cercano infrastrutture efficienti, una movimentazione ed un passaggio agevole delle merci, sistemi di organizzazione del traffico anche passeggeri avanzati, aree retroportuali adeguate, intermodalità spinta.

I crocieristi sbarcano dalla Msc Magnifica-2

Se un armatore non trova tutto ciò, ed ha comunque interesse per un porto, cerca di organizzarsi da solo, ma cerca anche di finalizzare l’investimento nell’ottica di una supremazia territoriale che in questi ultimi anni sta producendo lotte commerciali in vari hot spot italiani, determinando e disfacendo alleanze tra grandi compagnie.

La domanda è se Brindisi dovrà subire, o dovrà offrire convenienze per attrarre gli armatori, governando le situazioni per non perdere alcuna occasione. Questo si può fare se la nuova Autorità di sistema portuale dovrà confrontarsi non con un “popolo diviso”, non con una politica sin qui dimostratasi non all’altezza del compito, ma con un cluster.

Traghetti Grimaldi a Brindisi-2

Il secondo passo, dopo la richiesta fatta a Delrio e ad Emiliano di attenzione e di garanzia di rappresentanza delle istanze del porto di Brindisi nelle future strategie, è quella di tracciare una bozza di piano industriale per il futuro, che contenga anche proposte per il futuro piano regolatore portuale. Gli operatori portuali brindisini avranno questa capacità? Se ce la faranno, il porto riuscirà a ricrescere e costruire quelle occasioni di lavoro e di crescita che la città attende da lunghi anni, e di cui avrà bisogno per le future contingenze.

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