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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

"Impianto portuale di rifornimento gas: un oggetto misterioso"

Il Forum: "Il coinvolgimento della cittadinanza e delle sue espressioni sociali non si risolve certo con un semplice invito ad un incontro istituzionale"

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa del forum Ambiente, salute e sviluppo, sul progetto relativo all'impianto di rifornimento di gas naturale da realizzare nel porto di Brindisi. 

L’impianto di rifornimento di gas naturale liquefatto per le navi di ultima generazione va dunque avanti ed entusiasma il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dell’Adriatico meridionale Ugo Patroni Griffi, che lo definisce un disegno “in grado di cambiare lo scenario economico del porto di Brindisi” considerandolo “un forte attrattore di traffici” e riceve anche il compiaciuto consenso del presidente della locale Confindustria Giuseppe Marinò il quale si augura che “anche questa volta Brindisi non si faccia soffiare questo investimento da Bari”.

Un giudizio favorevole all’impianto esprime anche il parlamentare di Forza Italia Mauro D’Attis il quale tuttavia precisa prudentemente che una tale scelta richiede per la sua rilevanza “la piena consapevolezza del territorio” e propone “un incontro istituzionale” con la partecipazione anche dei rappresentanti “delle associazioni economiche e ambientali”. Nessuna notizia finora c’è stata sugli orientamenti del Sindaco di Brindisi Riccardo Rossi se non quella ufficiosa che egli vuole approfondire senza preconcetti la conoscenza delle caratteristiche tecniche del progetto consultandosi anche con la sua maggioranza.

Per parte nostra confermiamo le già espresse preoccupazioni rilevando che l’impianto, progettato dalla Edison all’insaputa della comunità interessata e forse anche della istituzione comunale che la rappresenta, continua ad essere un “oggetto misterioso” per la sua portata, per le forme del suo previsto utilizzo, per la sua precisa collocazione ed il suo impatto ambientale con gli eventuali rischi che può comportare. Le nostre preoccupazioni sono quindi molto diverse da quelle del Presidente della locale Confindustria che vogliamo rassicurare facendogli presente che, per come sono andate le cose, non c’è alcun rischio che l’impianto possa prendere la strada del porto di Bari. Così come osserviamo che il coinvolgimento partecipativo della cittadinanza interessata e delle sue espressioni sociali non si risolve certo con un semplice invito ad un incontro istituzionale peggio ancora se destinato ad avallare formalmente una decisione in sostanza già presa.

Allo stato non sono note le specifiche del progetto in modo da poter valutare il suo reale impatto sul traffico portuale e le eventuali interferenze con il trasporto turistico e mercantile, sul traffico viario, sul rischio di incidenti industriali stante la vicinanza del polo chimico ed energetico, il numero di navi interessate, le modalità di approvvigionamento e rifornimento, il suo reale impatto economico nel tempo. Tutti elementi senza i quali è impossibile esprimere un giudizio di utilità per il territorio.

Fermo restando che nessuno pensa di non tenere nella dovuta considerazione il comparto dei  megaimpianti che vanno resi ambientalmente compatibili, va detto che il porto di Brindisi, le cui potenzialità non sono state finora valorizzate in modo adeguato, è aperto a traffici sia turistici e sia commerciali e industriali. Ora anche in relazione all’atteggiamento da assumere nei confronti del progettato impianto, il punto è che se in futuro il nostro porto dovrà incrementare i traffici turisti e il commercio di beni di consumo in sintonia con una idea di città che vuole privilegiare le vocazioni locali (turismo, agricoltura, artigianato, piccole e medie imprese) o se  dovrà  assumere un assetto strutturale in linea col modello di economia locale impostato su quell’industrialismo che non ha risolto i problemi occupazionali ed è risultato ecologicamente disastroso.

Si potrà dire che un porto come il nostro dovrebbe servire esigenze che vanno ben oltre quelle del territorio brindisino, ma queste esigenze andrebbero  specificate per poter essere valutate. Così come sarebbe utile   che venissero indicati i motivi per i  quali si è scelto, per la realizzazione della stazione di servizio, il porto di Brindisi e non un altro scalo marittimo dell’Adriatico meridionale.

La prevista dismissione dei megaimpianti non può essere assunta come unico motivo per la costruzione di uno nuovo. Un reale progresso per il porto dipenderà dal suo inserimento nei percorsi internazionali ed il collegamento con il resto d'Europa. Cosa si voglia fare del porto di Brindisi è la prioritaria domanda a cui rispondere ancor prima di decidere per nuovi insediamenti. Ne discende che il problema della stazione di servizio di gas liquido va riguardato non solo in un’ottica tecnica ma anche e soprattutto in una ottica politica.

Vorremmo davvero convincerci che l’impianto in questione sia stato pensato in funzione di uno sviluppo positivo e senza risvolti ambientalmente rischiosi per il nostro territorio. Ma i dubbi che abbiamo al riguardo ci inducono ad affermare che la nostra comunità non sarà disposta a consentire che quel pernicioso rigassificatore che è stato anni addietro cacciato dalla porta possa rientrare (un po' rimpicciolito e camuffato) dalla finestra. Ma confidiamo che ciò non avverrà dal momento che lo stesso Presidente Patroni Griffi ha assicurato che egli non tenterà di mettere in cantiere un’opera che non sia condivisa dall’Amministrazione comunale. E noi crediamo che quella Amministrazione saprà tutelare gli interessi del porto e della città in sintonia con gli orientamenti della nostra comunità.

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