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Intervento/ Cercare le vere cause dell'inquinamento, basta sparare sull'industria

Per quanto riguarda me e la Femca Cisl va chiarito che ciò che sta accadendo nei confronti del petrolchimico non è più un fatto tecnico. Tecnicamente, normativamente ed oggettivamente non esistono elementi negativi derivanti dall'accensione della torcia. Non fosse così ci sarebbero stati già gli interventi degli enti ad evitare che tali episodi si ripresentassero

BRINDISI - Sui temi del rapporto tra industria, lavoro e ambiente a Brindisi, più volte e anche in questi giorni affrontati da BrindisiReport.it, ci giunge un intervento del segretario generale della Femca Cisl, Emiliano Giannocaro, che pubblichiamo integralmente.

Per quanto riguarda me e la Femca Cisl va chiarito che ciò che sta accadendo nei confronti del petrolchimico non è più un fatto tecnico. Tecnicamente, normativamente ed oggettivamente non esistono elementi negativi derivanti dall'accensione della torcia. Non fosse così ci sarebbero stati già gli interventi degli enti ad evitare che tali episodi si ripresentassero. Piuttosto è diventato un vero e proprio problema politico, di accanimento contro il settore industriale, partito con Brindisi Lng, passando per Enipower ed ora il petrolchimico, magari terminando poi con Enel.

E il problema politico lo si può risolvere soltanto attraverso una completa condivisione e divulgazione di ciò che tecnicamente avviene nelle realtà industriali, senza trincerarsi dietro i problemi occupazionali che puntualmente vengono strumentalizzati, da chi demonizza l'industria. Al di là di ciò che di drammatico possa avvenire sul piano sociale nel nostro territorio qualora le realtà industriali sparissero, così come i menestrelli urlanti cittadini vorrebbero, la parte dirigente del paese dovrebbe valutare appieno quali gli eventuali altri scenari negativi si presenterebbero.

Non oso immaginare dal punto di vista occupazionale, sociale ma soprattutto economico, la provincia di Brindisi potrà vivere se non vi saranno più le attività degli appalti, se non opereranno più i trasporti, il commercio, la accoglienza e la ristorazione, se le amministrazioni vedessero sparire tutto il gettito fiscale delle varie aziende Eni in testa ma anche quelle appaltanti non potranno più garantire non avendo più attività, oltre a quello degli attuali dipendenti.

Ma la cosa peggiore che potrà accadere sarà lasciare una enorme cattedrale nel deserto, purtroppo non l'unica, dove dopo le dismissione e cacciata della proprietà chi sarà in grado di garantire la tutela del nostro ambiente? Ci penseranno lo Stato, la Regione, la Provincia o il Comune o tutti insieme a obbligare qualcuno a bonificare e restituire ad originaria natura tali aree? Ovvero provvederanno direttamente loro a farlo? Credo sia irrealizzabile e bisogna avere il coraggio di dirlo! Una infinità di territori attendono queste definitive fantomatiche bonifiche, di fatto però nessuno ancora ha ottenuto la restituzione dei terreni ripuliti. Forse Brindisi diventerà un esempio per il resto del mondo? Non ci credo ma vogliono farcelo credere.

Allora ritengo sia invece indispensabile mantenere il più possibile la presenza sul territorio di grandi aziende, ma soprattutto partecipate come Eni, ed insieme senza posizioni ideologiche di parte né aziendale né movimentista operare affinché il rispetto per il territorio non passi soltanto attraverso il gettito fiscale, il mantenimento dell'economia locale, il mantenimento occupazionale, che comunque non sono cose da poco conto, bensì anche dalla condivisione delle idee, delle strategie che le aziende debbano mettere in piedi per rendere sempre più prossime  allo zero le eventualità di possibili emissioni nel territorio circostante.

Inoltre, il complesso sistema che mi piacerebbe si riuscisse a mettere insieme composto da aziende, sindacati, istituzioni ed enti, possano operare congiuntamente nell'andare a determinare le vere cause di inquinamento del territorio, spesso di origine storica, di natura culturale e di mancanza di capacità di intervento e cercare sempre tutti insieme i migliori sistemi di contenimento e bonifica. Mi riferisco ai vecchi insediamenti industriali abbandonati, alle piccole attività industriali e artigiane dove le norme sono molto più blande in materia ambientale, alle miriadi di discariche abusive e alle attività collaterali come trasporti marittimi e terrestri.

Se da un attacco politico contro una evidenza tecnica e normativa inequivocabile non proviamo come città a reagire con una prospettiva reale di risanamento culturale, sociale, economico ed ambientale allora con ogni probabilità tutti potremmo trarne vantaggio, per noi e per i nostri figli, e non solo invece chi vive di consenso e visibilità.

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