rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

La Regione mette mano al problema consorzi Asi. Bisogna abolirli

La Regione Puglia, anche a seguito di una iniziativa di Confindustria di Bari-Bat, intende mettere mano alla riforma dei consorzi Asi, ritenuti dal presidente Michele Emiliano e dall'assessore Loredana Capone, enti ormai superati e da riorganizzare

La Regione Puglia, anche a seguito di una iniziativa di Confindustria di Bari-Bat, intende mettere mano alla riforma dei consorzi Asi, ritenuti dal presidente Michele Emiliano e dall'assessore Loredana Capone, enti ormai superati e da riorganizzare. Da tempo sono convinto che una nuova e efficace politica industriale richiede ben altri soggetti. Questi enti hanno fatto il loro tempo e in qualche caso i loro danni.

Si riforma la pubblica amministrazione con i decreti delegati del ministro Madia ,si sciolgono con la riforma costituzionale le Province, si accorpano e si riorganizzano,  accorpandole, le Camere di Commercio, si riformano le Autorità Portuali, i consorzi di bonifica, le Soprintendenze, e i vecchi carrozzoni dei consorzi Asi possono rimanere ancora quelli che sono stati fino adesso?

I loro bilanci, i costi dei consigli di amministrazione, dei dirigenti e del personale sono compatibili con la revisione e la riorganizzazione della spesa pubblica? E rispetto alle riforme istituzionali in atto e alla necessità di nuove politiche industriali e di moderni servizi alle imprese, sono ancora utili? Sono domande e considerazioni legittime alla luce di quanto sta avvenendo in Puglia nel rapporto con questi enti.

Brindisi, la zona industrialeSenza riaprire stantie polemiche personali mi sembra, per queste ragioni, che l'attivismo a tutto campo (secondo la prassi brindisina del "tutti fanno tutto") del consorzio Asi di Brindisi, assurto da qualche mese ad ente di programmazione della città di Brindisi, proponendo addirittura progetti di campi da golf, vendite impossibili  della diga del Cillarese, piattaforme logistiche di competenza dell'Autorità di sistema portuale (unica o meno che sia), partecipando, così, alla fiera di una progettualità vecchia e fuori dal contesto industriale attuale e potenziale, sia non solo esuberante ma anche scarsamente credibile e praticabile.

Ma tornando allo stato, alle funzioni e alla governance dei consorzi Asi, vanno approfonditi i motivi che spingono la Regione a riorganizzarli. LeftBrindisi metterà a disposizione dei consiglieri regionali brindisini, del presidente Emiliano e dell"assessore Capone gli studi, gli approfondimenti che ha svolto in questi anni sulle politiche industriali e ambientali e di quanto ha  maturato in materia di consorzi industriali e delle nuove articolazioni istituzionali.

I consorzi Asi sono enti pubblici economici e sono composti in prevalenza numerica da soggetti pubblici territoriali come la Provincia, i Comuni, la Camera di Commercio. A Brindisi la presenza di questi enti è totale, a differenza di quello di Bari, e come tali ne determinano i programmi e gli indirizzi. Ogni ente associato partecipa alle attività istituzionali e amministrative con propri rappresentanti ,aderisce in ragione del contributo annuo associativo e contribuisce a formare la compagine di amministrazione degli organi statutari (consiglio direttivo, nomina del presidente, ecc.).

Un convoglio ferroviario in zona industriale a BrindisiLo statuto del consorzio Asi di Brindisi e lo stesso richiamo  all’art. 11 (comma 3) della Legge Regionale n.2/2007  chiarisce che “a ciascun socio spetta un numero di voti proporzionale al valore della rispettiva quota”. E non a caso prima di ogni votazione degli atti che si approvano negli organi è  espressamente scritto in delibera che “si da atto che i soci sono in regola con i rispettivi pagamenti delle quote associative”.

E non a caso lo statuto, (art.9 punto 6) specifica “la partecipazione di ciascun componente, con ogni diritto di elettorato e di voto, agli organi del Consorzio, presuppone che il soggetto di cui lo stesso è rappresentante abbia versato le quote annuali di partecipazione relative agli esercizi finanziari precedenti” e che sono: Provincia 37,04%, Comune di Brindisi 28,82%, Camera di Commercio 3,07%, Fasano 9,97%, Ostuni 10,74%, Francavilla Fontana 10,36%.

Non so se i Comuni, la Provincia e la Camera di Commercio hanno provveduto a versare per il 2015  le loro quote e, se lo hanno fatto, se sono in grado ancora di confermare anche per il 2016 le  stesse e le rispettive percentuali. In virtù della disposizione della legge regionale e della direttiva fatta propria dallo statuto consortile, la partecipazione della Provincia risulta determinante ai fini della gestione del consorzio e decisiva nella composizione degli organi statutari in quanto il numero dei voti attribuiti al componente della provincia è prevalente fra quelle versate o da versare dagli enti consorziati.

Pertanto, se la Provincia, ormai sciolta, priva di risorse (ragione  per cui sta uscendo da tutte le partecipate) e ammesso che ne abbia facoltà nella nuova veste giuridica di area vasta decidesse di non erogare il contributo finanziario per i prossimi anni  il suo rappresentante non avrebbe diritto a votare. Ed allora come potranno essere approvati il programma triennale di attività dell’Asi ed il piano annuale economico-finanziario attuativo del programma triennale?

Il petrolchimico  di Brindisi visto dalla centrale EdipowerE saranno legittime le delibere poste in essere in questo periodo? E’ certamente un caso unico, da approfondire ulteriormente. Personalmente non escludo che si potrebbe parlare di vera e propria “decadenza” dall’incarico del rappresentante della Provincia. Viene meno il presupposto tecnico-giuridico, cioè la nomina e la percentuale del 37,04 per cento che dà diritto a rappresentare la Provincia in quanto legate esclusivamente all’apporto contributivo, non trattandosi di carica elettiva.

Resta anche da definire se attualmente la Provincia ha titolo a designare un proprio rappresentante in qualsiasi altro ente, sia pubblico che privato. Ma questa è un'altra cosa che richiede altro approfondimento. La stessa cosa riguarda il rappresentante della Camera di Commercio di Brindisi che, come si  sa, sarà accorpata a quella di Taranto e alla quale sono state tagliate risorse e funzioni. Nella situazione in cui si trova la camera è in grado di mantenere e versare la stessa quota degli anni passati?

Come associazione LeftBrindisi, partecipando alla sagra del programma del candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Michele Emiliano, avanzammo una proposta di legge regionale per l'abolizione dei Consorzi Asi con l'obiettivo di trasferire ai Comuni che ne fanno parte, personale, funzioni, poteri, gestione delle aree e il relativo patrimonio. L'iniziativa della Regione è un'occasione per aprire un confronto anche a Brindisi. Tra le varie ipotesi che la Regione può prendere in considerazione per riorganizzare i consorzi Asi non è  da escludere quella della loro abolizione, così come proposto da LeftBrindisi.

Il patrimonio dei consorzi è costituito dai beni immobili e mobili di proprietà degli stessi nonché dai conferimenti iniziali e successivi dei partecipanti associati. I principi stabiliti dalla proposta di legge di abolizione dei Consorzi presumono, pertanto, che il patrimonio consortile venga trasferito e distribuito fra il Comune di Brindisi ed i comuni sedi di agglomerati industriali. Così come vanno trasferite  le competenze specifiche e relative alla pianificazione urbanistica ed edilizia su tutti i territori classificati come zone industriali per ricomprenderle nei rispettivi Pug.

L'area del Petrolchimico di Brindisi e in primo piano un tratto dell'asse attrezzato EnelIn questa ipotesi sarebbero trasferiti ai Comuni il personale dipendente e dirigente, tutte le infrastrutture industriali, la gestione degli impianti, i beni mobili ed immobili già realizzati con finanziamenti pubblici nei territori dei Comuni sedi di agglomerati industriali. Funzioni che rientrerebbero così nell'amministrazione diretta ed ordinaria dei Comuni facendo saltare un livello di governo intermedio, deresponsabilizzato, costoso e ormai inutile.

I Consorzi avevano un senso quando furono pensati e realizzati per la vecchia industrializzazione e dall'intervento straordinario per il mezzogiorno. I Comuni allora erano impreparati e c'era bisogno di livelli più pronti a garantire un processo di industrializzazione veloce e innovativo per quei tempi e per questi territori. Oggi bisogna puntare sull'autogoverno e su governance responsabilizzate e orientate a dar conto ai cittadini contribuenti. Sono diventati un passaggio inutile, soggetti di interferenza inopportuna, sono lontani dalle imprese, quasi un ostacolo alla semplificazione,partecipano alla sovrapposizione tra enti (basti pensare a Brindisi a ciò che succede tra Asi, Autorità Portuale, Comune).

Le nuove politiche industriali mal si conciliano con questa vecchia strumentazione di servizio e di sostegno. Ci sono i distretti industriali per le imprese, ci sono le Regioni per i finanziamenti e i fondi pubblici, ci sono i Comuni per il governo dei propri territori (tutti), e, mentre si stanno abolendo le province e si  stanno accorpando le Camere di Commercio e le Autorità Portuali, molti si chiedono: a cosa servono ancora i consorzi Asi?

La spending review non può valere per le Province, le Regioni, i Comuni, le Camere di Commercio  e relativi lavoratori, per poi fermarsi davanti alla porta dei consorzi Asi, dove si pagano ancora compensi e attività di consigli di amministrazione ormai inutili e pletorici e si definiscono piante organiche che non hanno più senso.

Brindisi, la centrale Edipower nel porto industrialeI Comuni, a partire da quello di Brindisi, hanno un'occasione importante per ripensarsi e ripensare il territorio e le proprie aree industriali ,per partecipare ad un processo di innovazione coraggiosa, per definire nuovi strumenti e soggetti di sostegno allo sviluppo, coinvolgendo direttamente le imprese e le loro associazioni.

Si tratta di avere coraggio,di studiare e di progettare un futuro credibile, uscendo dalle vecchie logiche di gestione basate su equilibri necessari più alla spartizione del potere che ad offrire servizi ai cittadini e al territorio. "Todo Cambia" dice la bella canzone di Mercedes Sosa nel film di Moretti "Habemus Papam". E a Brindisi quando?

Non si può essere innovatori a Roma e conservatori a Brindisi difendendo i vecchi assetti e i relativi consunti vantaggi. Lo dico con modestia e umiltà soprattutto a tutti quelli che credono nelle riforme di  Renzi e del suo governo. Todo cambia e per tutti.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Regione mette mano al problema consorzi Asi. Bisogna abolirli

BrindisiReport è in caricamento