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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Porto: accordo politico per Guacci

BRINDISI – Il professore ellenico Iraklis Haralambidis, in contrasto con quanto la sua posizione attuale di fatto gli concederebbe di fare, e sembra anche contro il parere informale della Regione Puglia, è determinato a nominare il successore di Nicola Del Nobile, in partenza, alla segreteria generale dell’Autorità portuale di Brindisi. Una decisione che da parte di un presidente sub judice non sembra improntata alla prudenza che lo status attuale consiglia: cioè garantire solo l’ordinario e ordinato funzionamento del porto, affrontare eventualmente le questioni urgenti, non procedere invece con assunzioni, concorsi, nuovi progetti in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea.

BRINDISI – Il professore ellenico Iraklis Haralambidis, in contrasto con quanto la sua posizione attuale di fatto gli concederebbe di fare, e sembra anche contro il parere informale della Regione Puglia, è determinato a nominare il successore di Nicola Del Nobile, in partenza, alla segreteria generale dell’Autorità portuale di Brindisi. Una decisione che da parte di un presidente sub judice non sembra improntata alla prudenza che lo status attuale consiglia: cioè garantire solo l’ordinario funzionamento del porto, affrontare le questioni urgenti, non procedere invece con assunzioni, concorsi, nuovi progetti in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea.

Il Consiglio di Stato infatti non ha annullato la sentenza del Tar di Lecce che dichiara illegittima la nomina di Haralambidis, ma ha solo rimesso la decisione all’organo di giustizia cui si rivolgono i Paesi Ue. Infatti, se Haralambidis tra un mese, cinque, o chissà quando dovesse essere dichiarato definitivamente decaduto, dovrebbe esserlo anche la nomina del segretario generale. Quindi chi pagherebbe il conto? Il Comitato Portuale che ha avallato la scelta, il solo presidente, il presidente e il Comitato Portuale insieme?

Problemi molto lontani, a quanto pare, dalla mente del presidente provvisoriamente rispedito a Brindisi sulla base di una sospensiva della sentenza del Tar. Troppo poco per la nomina di un segretario generale, troppo poco anche per chiedere, come pare abbia fatto quasi subito Haralambidis appena rientrato nel suo ufficio, il pagamento delle indennità per i mesi in cui è stato tenuto fuori dall’Authority. Il problema se lo è posto invece chi deve firmare i pagamenti, che ha cominciato a chiedersi  se la cosa sia dovuta o meno.

Dovrebbe porsi lo stesso problema il Comitato portuale quando Haralambidis presenterà all’organismo, dopo le elezioni pare, il nome del candidato alla segreteria generale, ed avere un comportamento conseguente. In attesa delle decisioni della magistratura, Haralambidis può utilizzare infatti ad interim le professionalità interne all’Authority. Invece, secondo gli ultimi aggiornamenti, mentre ha già perso posizioni, nel gruppo dei candidati, l’ingegnere e docente universitario barese Giuseppe Roberto Tomasicchio, compare a sorpresa il nome di una vecchia volpe delle Autorità portuali.

E’ l’architetto leccese Giuseppe Guacci, 68 anni, presidente delle Autorità Portuali di Taranto (dal 1996 al 2000) e di Gioia Tauro (dal 2001 al 2006), vice presidente di Assoporti dal 1996 al 2006, segretario dell’Autorità portuale di Civitavecchia da fine marzo 2009 all’autunno scorso quando si è dimesso. Guacci è un uomo della destra, e sembra proprio lui il candidato in pole position. Iraklis Haralambidis dal canto proprio non nasconde in giro la propria gratitudine per l’interessamento per le sue sorti molto attivo da parte del senatore uscente del Pdl Michele Saccomanno, ora candidato con Fratelli d’Italia, in questi mesi di giudizi amministrativi. Fu Saccomanno del resto a sostenere presso l’allora ministro Altero Matteoli la candidatura di Haralambidis, suggeritagli dal collega genovese Enrico Musso, lo stesso che ha tentato in extremis e vanamente di infilare un emendamento salva - Haralambidis prima dello scioglimento delle Camere.

Giuseppe Guacci, secondo le fonti portuali brindisine, è il frutto dell’ennesimo inserimento nella vicenda da parte di Saccomanno, ed ora potrebbe approdare all’Authority brindisina che sembra sempre più una sorta di cuccagna per accordi politici di ogni genere, che dal 1994 in poi hanno visto alternarsi negli uffici più importanti della ex stazione marittima di piazza Vittorio Emanuele presidenti spediti sin qui grazie a decisioni prese sulla testa degli operatori portuali. Un fatto è certo. Le opere giunte a termine sono quelle progettate in tempi immemorabili e sulla base del Piano regolatore portuale del 1977.

Il fatto che non sia mai stato sostituito da un piano più moderno, dimostra la scarsezza di progettualità concreta delle gestioni che si sono succedute all’Authority brindisina. Ma nessuno ha mai pagato per tutto questo. La giostra gira sempre. E’ costata 900mila euro la progettazione inutile del terminal crociere a Punta Riso, esclusa dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici perché non prevista dal Piano regolatore portuale e priva anche della necessaria variante allo strumento urbanistico. Soldi sprecati. E i 40 o 50 milioni perduti del progetto per i nuovi accosti a S.Apollinare? Il progetto originario fu scartato dalla gestione di Giuseppe Giurgola per essere sostituito da uno nuovo, prima sotto forma di adeguamento tecnico funzionale, poi mentre questo era ancora in itinere, da un progetto definitivo. BrindisiReport.it è in grado di dire che dopo la perdita dei soldi del Cipe per non aver dotato l’opera di progetto esecutivo nei termini stabiliti, anche il progetto definitivo è stato rimandato indietro, bocciato il 19 dicembre scorso.

Resta l’adeguamento tecnico cui la Regione Puglia ha detto sì, ma il progetto è da rifare. Quanto sono costati quelli affondati? E chi troverà le nuove risorse per rifinanziare l’opera, che ha un punto debole: il collegamento tra S.Apollinare e Costa Morena Ovest, con un attraversamento di Fiume Grande che deve tenere conto della precarietà idrogeologica di questo corso d’acqua in circostanze meteo particolarmente avverse. Anzi, due punti deboli: il secondo è che la stazione marittima, secondo il Piano regolatore vigente, bisognava farla proprio a S.Apollinare e non a Punta delle Terrare, dove il piano non prevede strutture di questo tipo. Ma è lì che l’Authority ha deciso di costruire “Le Vele”, opera ancora in fase di cantierizzazione  iniziale malgrado secondo il bando dovesse essere pronta da oltre un anno.

E poi l’improbabile terminal crociere tra le carboniere di Edipower e quelle di Enel a Costa Morena Est, banchina ancora in gran parte da infrastrutturare, all’ombra della Centrale Edipower. Con una delibera di concessione pluriennale ad un pool di società varata in Comitato portuale anche prima che (formalmente) si desse notizia di un progetto già pronto. Sulla base di cosa sono stati presi gli accordi tra Autorità portuale e società crocieristiche interessate? E Brindisi resta a guardare mentre alla ex stazione marittima persone nominate secondo precisi interessi e accordi di parte fanno ciò che vogliono del porto.

Ecco perché qualcuno può permettersi, sia pure dall’alto di un incarico sospeso tra le dita dei giudici, di decidere che a Brindisi può arrivare a fare il segretario generale Giuseppe Guacci, invece di attendere con soluzioni transitorie il verdetto. Sarebbe forse l’ora se non di uno scatto d’orgoglio, quanto meno di un atteggiamento di doverosa difesa degli interessi della città e del territorio da parte delle istituzioni, in testa, e delle imprese portuali e non solo, e dei sindacati che chiedono posti di lavoro.

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