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Presidenza dei Rossi Doc, la lunga contesa finisce a tarallucci e vino

BRINDISI - Nel nome dell’invocata “alternanza” conquista la presidenza del consorzio per la tutela dei vini Doc Brindisi e Doc Squinzano il presidente delle cantine Risveglio agricolo di Brindisi, Giovanni Nardelli. E’ la prima volta, a sei anni dalla nascita del consorzio per la promozione dei rossi partoriti nel territorio fra le due città, che la presidenza tocca a un rappresentante delle cantine messapiche, eletto – è il colpo di scena – all’unanimità.

BRINDISI - Nel nome dell’invocata “alternanza” conquista la presidenza del consorzio per la tutela dei vini Doc Brindisi e Doc Squinzano il presidente delle cantine Risveglio agricolo di Brindisi, Giovanni Nardelli. E’ la prima volta, a sei anni dalla nascita del consorzio per la promozione dei rossi partoriti nel territorio fra le due città, che la presidenza tocca a un rappresentante delle cantine messapiche, eletto – è il colpo di scena – all’unanimità.

Il passaggio di testimone fra Nardelli e l’uscente Luigi Resta, a capo delle Vinicole Resta di San Pietro Vernotico, non è stato indolore. La prima votazione è andata a vuoto, per la prima volta i membri del consorzio si dividevano sulla scelta del capitano. Contesa di campanile, questo sembrava, ma l’etichetta nel magico mondo dei vini si sa, è anche sostanza. Da qui l’animata disputa, fra chi come i sostenitori del neo-eletto presidente, chiedeva una designazione brindisina e chi, come i sostenitori di Resta, plaudiva al buon operato della governance targata Squinzano.

I membri del consorzio hanno tenuto duro, confermando la vocazione a marciare tutti insieme verso la stessa meta, Giovanni Nardelli è stato dunque eletto a una voce dai membri del consiglio, designati nella prima tornata elettorale del 19 gennaio scorso. Il governatore, per i prossimi tre anni, sarà lui.

Nel consiglio direttivo neo-eletto, a farla da padrona è la Cantina Due Palme di Angelo Maci, con ben cinque rappresentanti: oltre allo stesso Maci, Nicola Scarano, Salvatore Pecoraro, Antonio Pennetta e Carmelo Delli Mauri. La Due Palme, se la similitudine vale, ha fatto la parte del grande elettore, sostenendo fin dalle prime battute la candidatura di Nardelli. La quota di membri della cantina cellinese eletti nel consiglio direttivo è proporzionale invece con la quantità di prodotto trasformato e imbottigliato,  come da statuto del consorzio stesso.

Il resto del consiglio risulta invece composto dai vice-presidenti Francesco De Carlo Chimienti (Cooperativa Brancasi di Brindisi) e Salvatore De Luca (Cooperativa cellinese, in rappresentanza dello Squinzano doc), oltre che dal presidente uscente Luigi Resta, Marco Pagano (Cantina sociale di San Donaci), Sergio Botrugno (Cantine Botrugno), Donato Lazzari (Agricole Vallone), Antonio Valiani (Cantina sampietrana), Pietro Giorgiani (Cantine Santa Barbara) e Marco Mitrotta (Vigneti doc della Curia brindisina).

La mission è la stessa di sempre. Il consorzio dalle ambiziose insegne, nacque nel lontano 2003, su riconoscimento ufficiale del ministero delle Politiche agricole, con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il vino a denominazione di origine controllata (riconoscimento del 1979, uve Negroamaro dal 70 al 100 per cento, il resto eventuale Malvasia nera) dal primo all’ultimo anello della catena che compone la filiera vinicola: dalla produzione all’imbottigliamento, passando per la trasformazione, secondo protocollo.

Insomma, un organismo nato per proteggere l’eccellenza dei vini made in Brindisi e Squinzano, e lanciarne le insegne oltre il territorio provinciale. Un programma in nome del quale enologi, produttori, cantine delle due terre riunite sotto le stesse insegne, hanno saputo almeno all’apparenza dei fatti fare quadrato, sotto l’egida della Camera di commercio che al consorzio ha garantito la sede sociale, ospitata in quel di via Bastioni Carlo V.

Prossimo obiettivo la 45esima edizione del Vinitaly, vetrina di caratura internazionale di scena quest’anno a Verona, alla quale le cantine del consorzio parteciperanno libando ai calici dell’unità ritrovata fra Montecchi e Capuleti nostrani. Niente di meglio che un buon rosso doc, per buttarsi alle spalle le schermaglie di campanile? Sarà un caso o forse no che l’edizione del 2011 si proponga come “another love in Verona”.

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