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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Santa Teresa, solo una flebo: la folle politica sulle partecipate

La decisione odierna del consiglio provinciale di Brindisi di indirizzare 5 milioni svincolati dalla Regione Puglia in parte al riequilibrio del bilancio dell'ente, in parte alla sopravvivenza della società in house Santa Teresa sino al 31 luglio, distraendoli dalla destinazione originaria, cioè l'ambiente, è un epitaffio

BRINDISI – La decisione odierna del consiglio provinciale di Brindisi di indirizzare 5 milioni svincolati dalla Regione Puglia in parte al riequilibrio del bilancio dell’ente, in parte alla sopravvivenza della società in house Santa Teresa sino al 31 luglio, distraendoli dalla destinazione originaria, cioè l’ambiente, è un epitaffio ai cento errori e contraddizioni del percorso di attuazione dello scioglimento delle Province, in pratica abbandonate a se stesse, e alla folle illusione che aziende con alte percentuali di assenteismo ed inefficienze, di cui la politica locale non si è realmente mai occupata, possano essere mantenute in vita con una sorta di “soccorso rosso” a spese degli già striminziti bilanci pubblici.

Questo vale per la Santa Teresa, ma anche per il Comune di Brindisi e la sua Multiservizi, contraddizioni in termini rispetto non solo alle prescrizioni del codice di procedura civile, ma anche alle regole economiche del mercato. Così non potranno durare certo, e affermare il contrario significa orientare gli stessi lavoratori verso prospettive inesistenti, stando alle leggi italiani e alle direttive europee. E’ stato scritto in tutte le lingue, spesso su questo giornale, ma la politica è affetta da una sordità di comodo e continua a prevalere la logica del rinvio della crisi da un mese all’altro, da un “salvataggio” all’altro sino a quando non ci sarà lo schianto finale.

E cos’altro è se non un rinvio, uno scaricabarile, il contenuto del comunicato della Provincia di Brindisi di oggi? “Il consiglio provinciale, nella riunione odierna, ha preso atto dello svincolo, con Deliberazione regionale 1009 del 2016, dei fondi da parte della Regione Puglia in favore della Provincia della Brindisi, ammontanti a poco più di 5 milioni di euro e destinati al settore Ambiente. Tuttavia, la Legge di Stabilità consente tali svincoli solo se questi fondi vengono inglobati preliminarmente nel bilancio generale degli Enti”.

“In particolare, la Provincia di Brindisi – prosegue il comunicato - li utilizzerà, al netto dei fondi già spesi, per riequilibrare in parte il proprio bilancio in notevole squilibrio, così come da relazione del direttore di Ragioneria. Con tali somme – ha detto il presidente Maurizio Bruno - si provvederà a far continuare i servizi e a tenere in vita la società in house Santa Teresa fino al 31 luglio. In attesa di nuovi e auspicabili sviluppi e interventi esterni”. Fino al 31 luglio, un paio di settimane. E poi? Di nuovo sui tetti a cercare la luna? Una delle strade sarebbe stata quella di rendere la Santa Teresa una impresa bene attrezzata, motivata, ed in grado di andarsi a cercare commesse sul mercato.

Ma ciò non rientra nella mentalità di chi è convinto, o stato convinto, che si possa vivere in eterno all’ombra delle amministrazioni locali. Da anni ciò non è più possibile, e anche i sindacati avrebbero dovuto obbligare la Provincia, la Regione Puglia, e il Comune di Brindisi per altri versi, a progettare percorsi credibili di spin-off per queste partecipate. Ora la preoccupazione è grande, ci sono centinaia di famiglie che dipendono da questi redditi in bilico, e forse si comincia a capire che alle promesse non sostenibili non possono che seguire atteggiamenti pilateschi. Non serviranno le solite processioni dalla Provincia alla Prefettura, o dal Comune alla Regione. O almeno, non ancora per molto.

Senza contare che i problemi di risanamento ambientale di questo territorio avevano necessità di interventi attuabili con quei cinque milioni di euro, che altre volte la Provincia aveva utilizzato per bonificare discariche, o finanziare gli interventi di pulizia del litorale. Ecco il prezzo che pagano i cittadini di Brindisi e della sua provincia per gli errori di chi hanno eletto. Senza che, almeno, tutto ciò serva davvero a salvare posti di lavoro. 

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