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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Cittadella, crisi e abbandoni di società. Anche Enea cambia assetti

Benvenuti in quel che resta della Cittadella della ricerca: c'era una volta, c'era perché adesso le costruzioni che avrebbero dovuto e potuto essere motivo di orgoglio per Brindisi sono a un passo dal diventare completamente vuote, fantasmi di un passato che non può tornare se nel futuro sembra esserci la sentenza di condanna a morte, scritta a tutto vantaggio della vicina Lecce

BRINDISI –  Esaurito anche l’ultimo anno del corso di laurea in Scienze sociali che dal prossimo anno accademico sarà interamente di “casa” a Lecce; punto interrogativo sulle lezioni per gli aspiranti ingegneri industriali ed aerospaziali; bagagli per la società farmaceutica Ghimas Spa già approdata nel vicino Salento e rischio trasferimento all’orizzonte per il consorzio Optel, realtà di punta nel settore della ricerca e produzione di microcomponenti elettronici. Resistono, per ora, l’Enea e il consorzio Cetma di cui è capofila.

Benvenuti in quel che resta della Cittadella della ricerca: c’era una volta, c’era perché adesso le costruzioni che avrebbero dovuto e potuto essere motivo di orgoglio per Brindisi sono a un passo dal diventare completamente vuote, fantasmi di un passato che non può tornare se nel futuro sembra esserci la sentenza di condanna a morte, scritta a tutto vantaggio della vicina Lecce. Qui  le “sirene” dell’università in coro con il richiamo delle istituzioni locali, sono riuscite a superare e a mettere all’angolo le realtà locali.

Non che ci sia voluto molto, a volerla dire tutta. Basti dare un’occhiata alle decisioni assunte dalla Provincia di Brindisi negli ultimi anni, coincidenti con gli anni del “Laboratorio”, risultato dell’intesa tra Udc e Pd, a guida Massimo Ferrarese, la cui giunta decise di procedere alla liquidazione della società Cittadella della Ricerca malgrado l’opinione contraria della commissione d’inchiesta del consiglio provinciale, seguita dalla dichiarazione di fallimento dopo che al liquidatore la Provincia aveva sottratto il principale cespite, vale a dire gli affitti, avocandoli a sé.

Nulla hanno fatto né il commissario straordinario della Provincia, e neppure l’attuale gestione di un ente ormai divenuto di secondo livello. Di ossigeno ne è rimasto ben poco. Tanto è vero che si contano le prime vittime: croce sulla possibilità di vedere nel polo alle porte di Brindisi, lungo la strada per Mesagne, i volti sorridenti dei giovani laureati in Scienze sociali perché Provincia, Comune capoluogo e Università del Salento hanno alzato le mani di fronte al rinnovo della convenzione. Risultato: chi vuole seguire questo corso di studi deve macinare i chilometri necessari per raggiungere Lecce.

Stesso destino potrebbe toccare ai ragazzi che sperano di diventare ingegneri: al momento sono state confermate la lauree triennali in Ingegneria industriale e la biennale in Ingegneria Aerospaziale. Sino a quando?  Nessuno sembra riuscire a dare una risposta con il tempo della certezza dal momento che sì, i corsi ci sono, i prof, le aule e tutto il necessario pure, ma la domanda è per quanto ancora la Cittadella - come luogo - potrà essere una casa dello studente? Manca la Foresteria, chiusa dopo lo sfratto alla società che la gestiva dalla fine degli anni Novanta, e rimasta vuota: non c’è altro se non un bar superstite. Soprattutto mancano i contatti necessari per creare il giusto dialogo con il mondo di lavoro, per stimolare la ricerca da un alto e avviare figure professionalmente qualificate dall’altro: forse qualcuno non sa che la prima defezione importante c’è stata e si chiama “Ghimas Spa”, una società per azioni che da Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, aveva scelto Brindisi per le potenzialità della Cittadella.

Ora ha ripiegato sulla solita Lecce. Non è escluso, quindi, che ci sia un effetto domino essendo calata parecchio la capacità di attrazione del centro brindisino.  Non a caso si dice che a breve potrebbe esserci un altro addio, quello del Consorzio nazionale Optel, di Ricerca per le Tecnologie Optoelettroniche dell’InP (Indium phosphide) che lavora per sviluppare le tecnologie per l’opto, la microelettronica ed i microsistemi, incluse le tecnologie dei film sottili, destinate ai settori industriali di aerospazio, telecomunicazioni, multimedialità, applicazioni ambientali, trasporti, biomedicale.

I soggetti che aderiscono al consorzio sono: Consiglio Nazionale delle Ricerche, Consorzio Interuniversitario per lo Sviluppo dei Sistemi a Grande Interfase, Università degli Studi del Salento, Assing Spa, Selex S.I. Spa, Galileo Avionica Spa, Thales Alenia Space Italia Spa, Mr&D Institute, Imt Srl, Foxbit Srl e Fondazione Bruno Kessler.

Se così dovesse essere, quale futuro avrebbe la Cittadella?  Potrebbe contare, questo è vero, sulla permanenza dell’Enea e del Cetma, realtà nelle quali lavorano 180 persone. Ma il centro Enea di Brindisi - spiegano sindacati e ricercatori - nel frattempo ha perso la connotazione di Unità tecnico-scientifica per diventare Dipartimento tematico che opera nello sviluppo e nelle tecnologie per la sostenibilità assieme a Faenza, Portici, Roma-Casaccia e Bologna. La decisione del declassamento è stata assunta dal commissario Enea, Federico Testa, chiamato alla riorganizzazione nel 2014, sotto la supervisione del Ministero per lo Sviluppo economico ed è diventata efficace a far data da oggi.

Domani è prevista un’assemblea dei lavoratori preoccupati da possibili ripercussioni negative, sotto forma di tagli al personale e ai finanziamenti. Circostanze escluse al momento della comunicazione del piano che arriva dopo sei anni di commissariamento. Ma i timori ci sono sempre, anche perché a Brindisi l’Enea ha progetti in itinere del valore di circa trenta milioni di euro e può contare sull’inserimento dell’area chiamata Obiettivo 1 per i fondi dell’Unione europea.

Comprensibili, quindi, i timori. Altrettanto condivisibili i dubbi sulla capacità di resistenza dell’Enea in una realtà che non offre più nulla, condannata come sembra alla morte, essendo rimasta un fantasma. Quanto potrà andare avanti?  Qualcuno è in grado di dare risposte? Cosa farà la nuova giunta regionale per salvare il comprensorio scientifico-tecnologico di Brindisi, stante il fatto che le Province ormai sono destinate allo scioglimento? La politica ne è a conoscenza, ed è in grado di formulare una soluzione?

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