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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura Latiano

Il '900, quando Mughini aveva 20 anni

LATIANO – E’ ospite questa sera a Taberna Libraria a Latiano, lo scrittore e opinionista italiano Giampiero Mughini per presentare il suo ultimo libro “Addio gran secolo dei nostri vent’anni” edito Bompiani – una cavalcata nel Novecento. Un libro brillante e a tratti un po’ fazioso ma con un racconto politico anche molto dark, rock. L’evento si terrà alle ore 19 nella libreria di via Torre S.Susanna.

LATIANOE’ ospite questa sera a Taberna Libraria a Latiano, lo scrittore e opinionista italiano Giampiero Mughini per presentare il suo ultimo libro “Addio gran secolo dei nostri vent’anni”  edito Bompiani – una cavalcata nel Novecento. Un libro brillante e a tratti un po’ fazioso ma con un racconto politico anche molto dark, rock.  L’evento si terrà alle ore 19 nella libreria di via Torre S.Susanna.

L’ultimo lavoro letterario di Giampiero Mughini è un saggio dove si raccontano glorie e miserie di un’epoca grandiosa. I critici del momento lo hanno già definito “il secondo Rinascimento”. Il Novecento, il “secolo breve” cominciato nel 1914, con la carneficina della prima guerra mondiale, e finito nel 1989, quando i giovani berlinesi buttarono giù a colpi di unghie il muro che spaccava in due l’Europa. Il secolo in cui si contrapposero frontalmente quelli che massacravano in nome del comunismo e quelli che massacravano in nome del nazismo.

Il tempo magnifico dell’avvento del cinema e della fotografia, di Pablo Picasso e di Andy Warhol, del rock suonato allo stremo innanzi a fanciulle che accavallavano le gambe a valorizzare le minigonne create da Mary Quant. Il tempo in cui nacque e si diffuse la stampa a rotocalco, e più tardi quel computer e relativa comunicazione virtuale che l’hanno messa a morte.

Un secolo da cui è impossibile traslocare per quanti ebbero vent’anni negli anni Sessanta, quando sembrò che tutto delle libertà e dei redditi dell’Occidente fosse in movimento verso l’alto. Giampiero Mughini era uno di quei ventenni, e del Novecento porta per sempre le stimmate dolorose e inebrianti. In una sorta di faccia a faccia con Lev Trotskij, Brigitte Bardot e le altre “cattive ragazze”, i grandi autori del design italiano, gli eroi e le canaglie della Parigi occupata (un capitolo che fa da libro a sé), il suo è un viaggio a spiegare territori e protagonisti apparentemente lontani. E invece non c’è virgola di questo racconto che non sia come ossessivamente dettata dalle inquietudini della sera che si è abbattuta sulla nostra vita di oggi.

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