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La fiaba gastronomica della famiglia Ricci, un viaggio di sensi e sentimento

CEGLIE MESSAPICA - Saga familiare ma anche ricettario. Memoria della fame e privilegio del gusto. Fiaba alimentare e viaggio concretissimo dei sensi, tutti e cinque. “La tavola dei Ricci – olio pane vino sole e luna”, ultima avventura letteraria a firma di Maria Antonietta Epifani, musicologa con la passione per l’antropologia, edito per i tipi di Schena editore, nasce da un vizio irrinunciabile: la golosità. L’ammissione candida è della stessa autrice che questa mattina ha presentato il volume in anteprima, riunendo intorno al desco de “Al fornello da Ricci”, l’editrice Angela Schena, il maestro Uccio Biondi curatore della confezione per immagini del libro realizzata con la complicità del fotografo Nico Elia, e naturalmente i protagonisti assoluti del racconto: gli chef Antonella Ricci, Vinod Sookar e mamma Dora.

CEGLIE MESSAPICA - Saga familiare ma anche ricettario. Memoria della fame e privilegio del gusto. Fiaba alimentare e viaggio concretissimo dei sensi, tutti e cinque. “La tavola dei Ricci – olio pane vino sole e luna”, ultima avventura letteraria a firma di Maria Antonietta Epifani, musicologa con la passione per l’antropologia, edito per i tipi di Schena editore, nasce da un vizio irrinunciabile: la golosità. L’ammissione candida è della stessa autrice che questa mattina ha presentato il volume in anteprima, riunendo intorno al desco de “Al fornello da Ricci”, l’editrice Angela Schena, il maestro Uccio Biondi curatore della confezione per immagini del libro realizzata con la complicità del fotografo Nico Elia, e naturalmente i protagonisti assoluti del racconto: gli chef Antonella Ricci, Vinod Sookar e mamma Dora.

“L’idea di questo volume fu concepita sette anni fa”, ha svelato Maria Antonietta Epifani, suggerita dall’urgenza di salvare la ricetta di un “dolce gustosissimo, il biscotto cegliese”, soggetto a contaminazioni certamente efficaci, ma a rischio di oblio del sapore originario. Il patron de Al fornello, Angelo Ricci, assentì. L’idea era buona, e tutto ciò che è buono merita un posto a tavola.

Così è iniziata questa avventura letteraria che ha portato lontano, attraversando dimensioni insospettabili. Dalla tavola indietro, fino alla sapienza elementare della terra, alla eloquenza “fascinosa e prepotente, pregna di memoria degli alberi d’ulivo”, e ritorno. Passando per le stagioni, i cicli cadenzati dai movimenti invisibili degli elementi, sole e luna che hanno accompagnato il succedersi delle generazioni di questa famiglia capace di costruire nel tempo una realtà gastronomica tanto solida da affrontare la sfida del presente. Dal mondo contadino – la memoria della fame – al privilegio dell’abbondanza – la globalizzazione. Da nonna Rosa, ad Angelo e Dora Ricci, fino ad Antonella e Vinood, testimoni di questo presente insieme a Rossella, cerimoniera discreta e sapiente dei rituali della tavola e del vino.

Nella ricetta originaria del biscotto, recuperata attraverso il confronto dei segreti di zia Lucia, di zia Violetta e della famiglia Ricci, la chiave di lettura del racconto: “Mentre la società si avvia a un indecoroso oblio dell’antenato queste ricette e questa tavola vivificano continuamente la memoria”, ha detto l’autrice. Il racconto per immagini di Biondi, procede per fotogrammi che accompagnano il testo in sequenza filmica, adescando il lettore nel peccato originario dell’opera, la gola e il gusto. L’incedere delle stagioni diventa dunque, pagina dopo pagina, ricetta dopo ricetta, un girone infernale di tentazioni, mescolando maliziosamente la liturgia sacra della tavola e del cibo con i piatti della festa, quando la religiosità sconfina in baccanale e gozzoviglia festosa, orgogliosamente profana.

Ed è esattamente qui che ritorna la cifra stilistica dell’autrice. Sacro e profano si mescolano in un prodigio alchemico, astuzia della scrittrice-fattucchiera, capace di evocare presenze. “Angelo Ricci ha sempre pensato di far raccontare nella sua cucina al pane e alla pasta, alla carne e ai formaggi, al vino e all’olio tutte le malinconie alimentari della sua Puglia, come se avessero un’anima e un cuore o piuttosto un proprio autonomo destino, distinto da quello umano, dal suo”, scrive Maria Antonietta Epifani nella quarta di copertina. L’ingrediente segretissimo è dunque il sentimento, come in ogni autentica epopea famigliare. Isabelle Allende insegna.

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