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Scu: la storia di una mafia "anomala" ricostruita da Andrea Apollonio

La Sacra Corona Unita è una mafia "anomala" per Andrea Apollonio, autore brindisino del libro "Storia della Sacra Corona Unita. Ascesa e declino di una mafia anomala" (ediz. Rubbettino). Il volume è stato presentato venerdì, alle 18.30

BRINDISI - La Sacra Corona Unita è una mafia “anomala” per Andrea Apollonio, autore brindisino del libro “Storia della Sacra Corona Unita. Ascesa e declino di una mafia anomala” (ediz. Rubbettino). Il volume è stato presentato venerdì, alle 18.30, nella Sala Università di Palazzo Nervegna, per iniziativa dell’associazione politico-culturale Left Brindisi. Numerosissimo e attento il pubblico che ha partecipato all’incontro. In sala erano presenti anche il candidato sindaco di Brindisi, Nando Marino, autorità militari e civili, professionisti e molti giovani. 

L’incontro, che ha rappresentato l’occasione per tornare a parlare di un fenomeno criminale che ha interessato la nostra regione, ha visto la Il pubblico-5-21partecipazione di alcuni protagonisti impegnati nella lotta alla Sacra Corona Unita: il senatore e viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, il procuratore capo della Repubblica di Foggia, Leonardo Leone De Castris, e il giornalista Vittorio Bruno Stamerra. Ad introdurre il libro del professore Andrea Apollonio e a moderare l’incontro, il presidente di Left Brindisi, Carmine Dipietrangelo. 

“La presenza qui di qualificati protagonisti impegnati nella lotta e nel contrasto al crimine organizzato di questo territorio è certamente un’occasione importante per fare una riflessione non solo sul passato, sul presente, e anche su come la società brindisina è chiamata, comunque, a non abbassare la guardia”, afferma Dipietrangelo. “L’autore ha costruito con questo libro la storia, datandola, della Sacra Corona Unita, ed ha cercato, utilizzando molti contenuti anche di altri autori, di definire la Sacra Corona Unita”. “Alla fine lui definisce la Sacra Corona Unita una mafia anomala, sin dalla genesi, quando poi è diventata molto aggressiva e diffusa, almeno in una parte della Puglia, e poi ha anche intravisto il declino e quindi la durata di questa organizzazione criminale. È una durata ventennale”, conclude Dipietrangelo, “Questo è già un elemento di riflessione”. 

100_3336-2“Questo libro, la storia che ho raccontato, non è ovviamente la mia storia, non è la storia che io ho raccontato”, precisa l’autore del libro, “è una storia che tutti noi, anche solo per pezzi, per punti, per impressioni, tutti noi potremmo raccontare”. “Questo poi è anche un libro incompleto, che si completa soltanto con le impressioni dei lettori, quei lettori che hanno vissuto quella vicenda mafiosa e chissà poi da quale posizione, da quale osservatorio o da quale verso.” 

Andrea Apollonio spiega quindi le ragioni del suo libro: “Quando ho cominciato quest’opera di ricostruzione, circa tre anni fa, sotto la guida generosa di Enzo Ciconte, un maestro in questo campo, avevo davanti un dato: nessuno aveva scritto una storia della Sacra Corona”. L’autore ha evidenziato quindi che la Sacra Corona Unita è la mafia meno studiata, che esistono pochissimi lavori a riguardo e che la Puglia non conosce una tradizione di studi sui fenomeni criminali. Di seguito Apollonio spiega il suo obiettivo: “Il mio obiettivo, che affiancavo al dato di partenza, era racchiudere questo fenomeno mafioso dentro una parentesi storica, temporale e geografica.” Apollonio, che racchiude dentro una parentesi temporale precisa la storia della Sacra Corona Unita, dal 1983 agli inizi degli anni Duemila, ha quindi ricordato l’efficacia del contrasto giudiziario e il declino della Scu. 

Per il procuratore De Castris, la domanda principale del libro è se si possa oggi parlare di mafia anomala. “Per la verità questa è una La copertina del libro di Apollonio-2domanda che oggi ha un senso fare dal punto di vista storico-ricostruttivo, anche di collocazione giuridica delle espressioni di organizzazione mafiosa e che noi, inizialmente, non ci ponemmo. Dico inizialmente perché invece fu importante dare un nome alle cose”, afferma il procuratore. “Dopo un po’ di rodaggio, di frequentazione di queste tematiche anche giuridiche, capimmo che proprio dal punto di vista della strategia processuale e anche della ricerca della prova, poter chiamare un fenomeno, un gruppo di persone, con un nome, in quel caso anche auto attribuito, quello di Sacra Corona Unita, costituì un enorme vantaggio, proprio effettivamente sul piano della risposta giudiziaria”. 

Per il procuratore: “Sicuramente la Sacra Corona Unita fu mafia sul piano giuridico e sul piano giudiziario, lo dicono le sentenze”. E spiega il perché: “Fu mafia perché fu violenza, fu sicuramente omertà, fu intimidazione, fu soggezione della popolazione”. Per De Castris invece la Sacra Corona Unita non fu mafia nel senso che non ebbe un ingresso nella politica, non fu mafia nel senso che non ebbe ingresso nel settore dei grandi appalti e non fu mafia perché non ebbe alcun rapporto con le associazioni segrete lobbistiche. Ma soprattutto non fu mafia perché mancò il consenso. Ciò che per il procuratore scatenò l’inizio della fine fu la perdita di controllo del territorio e dell’egemonia su alcuni traffici. 

L'intervento di Stamerra-2Il giornalista Vittorio Bruno Stamerra, che negli anni dell’ascesa della Sacra Corona Unita era direttore del Quotidiano di Brindisi, Lecce e Taranto, ha ricordato il clima che si viveva al giornale in quegli anni: “Avevamo una redazione molto giovane, ventidue, ventitré anni di età media e quindi abbastanza intraprendente e stava sulla linea del fuoco dei fatti. Noi avevamo avuto sentore che la situazione stava precipitando, si stava aggravando”. Stamerra ha quindi ricordato i due migliori cronisti della redazione di Brindisi, Marcello Orlandini e Gianmarco Di Napoli e la competizione che sorse tra giornalisti e magistrati e tra i giornalisti di Lecce, che erano in prima linea, e i giornalisti del nord, che arrivavano a Lecce in occasione delle grandi retate. 

Sull’iniziativa di Left, il senatore Filippo Bubbico afferma: “Io penso che proprio la vostra esperienza possa aiutarci a guardare con più fiducia al futuro e possa indicare anche un percorso. C’è una domanda di partecipazione, non è assolutamente scontato che il disinteresse per la politica e per l’impegno politico si sia affermato in maniera orizzontale. Questa vostra iniziativa non solo ci mette nella condizione di riflettere e di valutare i pericoli, le opportunità che oggi viviamo, ma rappresenta sicuramente anche uno stimolo perché la politica recuperi il proprio ruolo, la propria funzione, la propria dignità”. 

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