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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Emergenza climatica e fonti rinnovabili: la difficile transizione di Brindisi

Due temi all'ordine del giorno di una seduta del consiglio provinciale convocata per martedì prossimo 15 ottobre

BRINDISI – È tutta sotto il segno della difesa dell’ambiente la seduta del consiglio provinciale convocata per martedì 15 ottobre prossimo, in via ordinaria. Infatti, oltre alle formalità di approvazione dei verbali della seduta precedente, della surroga del consigliere decaduto Vito Santoro con Ivan Volpe del Comune di Erchie, e della sponsorizzazione delle rotatorie sulle strade di competenza della provincia di Brindisi, l’assemblea è chiamata a pronunciarsi su due temi caldi: la dichiarazione di emergenza climatica e ambientale sollecitata da alcuni settori ambientalisti, e il dossier con gli indirizzi per le procedure di Via di progetti per la realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici nel territorio della Provincia di Brindisi.

Il pressing sulla dichiarazione di emergenza climatico-ambientale per il territorio brindisino, cominciato alla fine dello scorso mese di giugno, era concentrato in verità sul Comune capoluogo, ed è stato intensificato recentemente con una richiesta avanzata al sindaco Riccardo Rossi da Legambiente. Ma Rossi è anche il presidente della Provincia, e non è casuale che la questione vada in replica anche nell’aula consiliare di Palazzo De Leo. Ma su cosa si basa la richiesta degli ambientalisti? Formalmente, sui dati sullo stato di salute del clima a livello mondiale, ormai noti a tutti come è noto ed inquietante per la sua vicinanza il limite oltre cui il pianeta si esporrebbe a gravi conseguenze ambientali.

Riccardo Rossi presidente Provincia

La questione CO2 e le tre centrali brindisine

Ogni territorio deve farsi carico di questa responsabilità, per contribuire alla riduzione dei gas serra che stanno provocando l’innalzamento delle temperature medie, il principale dei quali è la CO2, l’anidride carbonica sviluppata dalla combustione delle fonti energetiche fossili (carbone, petrolio, gas naturale), dalle emissioni dei mezzi di trasporto, dagli impianti di riscaldamento. Brindisi ha tre centrali, una delle quali ferma da alcuni anni ma con un iter di riavvio parziale con alimentazione a metano (A2A, ex Edipower); Enipower a metano (area Petrolchimico consortile); Enel Brindisi Sud (Cerano), a carbone con piano di riconversione a gas.

Sugli impianti Enel e A2A si pronuncerà la Commissione nazionale Via-Vas, al termine dei procedimenti in corso di valutazione degli impatti delle riconversioni. Questo è quanto prevede la transizione a Brindisi, scelte sulle quali gli enti territoriali (Provincia, Comuni) e la Regione Puglia possono solo esprimere pareri dato che le decisioni sono di competenza esclusiva dei ministeri competenti, e quindi del governo nazionale. Non ci sarà quindi il salto dal carbone alle fonti rinnovabili, ma la fase intermedia dell’impiego del metano (Gnl), utilizzando nella prospettiva quello del nuovo gasdotto Trans Adriatic Pipeline.

Il Petrolchimico e le Isole Pedagne-2

Industria ed emissioni

Dal punto di vista della qualità dell’aria, la situazione della provincia di Brindisi è contenuta nei limiti di legge dei vari vari inquinanti, spesso con dati molto al di sotto della soglia fissata dalle leggi nazionali e dalle direttive Ue. Lo dicono i rapporti Arpa, basati sui dati delle centraline presenti nell’area urbana e industriale di Brindisi e nella provincia, oltre che le diverse campagne locali condotte dalla stessa agenzia in vari centri del territorio, dove l’osservata speciale è stata l’area di Torchiarolo per la sua elevata concentrazione di polveri sottili, alla fine attribuita alla combustione delle biomasse.

Restano da indagare più a fondo, anzi sino in fondo, i livelli di patologie gravi confermati dai rapporti ufficiali del sistema sanitario regionale, per stabilirne le cause e le relazioni al netto di ogni dubbio. Una sollecitazione che deve partire proprio dal Comune di Brindisi e dalla Provincia. Della stessa strategia deve far parte una politica che favorisca l’abbattimento delle emissioni sia del traffico cittadino, che portuale. Le strade praticabili ci sono: un piano della mobilità adeguato nell’area urbana, forniture di energia elettrica e metano in banchina per navi e Tir.

Un campo fotovoltaico a sud di Brindisi

Fotovoltaico ed eolico

Paradossalmente, quella che doveva essere l’ancora di salvezza, vale a dire le fonti rinnovabili, a causa di regolamenti regionali inizialmente a maglie troppo larghe, si è trasformata in un grosso problema di convivenza tra fotovoltaico, eolico, ambiente, paesaggi e colture strategiche dell’agricoltura brindisina. Corretti gli errori dopo due anni, e dopo numerosi interventi della magistratura, la situazione è stata solo in parte calmierata, stante la lunga lista di richieste per altri impianti fotovoltaici ed eolici. Da qui l’esigenza di parlare una lingua univoca con le società proponenti, che la Provincia sta sollecitando ai Comuni.

Basterà l’accordo sugli indirizzi da applicare ai procedimenti autorizzativi (verifiche, pareri, valutazioni) a filtrare speculazioni, lottizzazioni selvagge delle campagne, miraggi di facili guadagni per i proprietari dei terreni, quindi una possibile nuova deregulation di fatto? Sarà difficile, per Brindisi e per la sua provincia, molto di più che per altri territori della Puglia, trovare il giusto equilibrio tra passato e presente della produzione di energia, per dare il proprio contributo da un lato al fabbisogno nazionale, e dall’altro difendere il proprio territorio e contribuire a bloccare il riscaldamento globale.

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