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Le gravine siano riconosciute come patrimonio dell'Unesco

In una lettera inviata al delegato per il Parco delle Gravine dell’Arco Ionico, Pietro Bitetti, ed ai sindaci “titolari” di gravine, Caliandro ripropone un’azione comune affinché le stesse gravine siano riconosciute quali patrimonio mondiale dell’Unesco

VILLA CASTELLI - In una lettera inviata al delegato per il Parco delle Gravine dell’Arco Ionico, Pietro Bitetti, ed ai sindaci “titolari” di gravine (Castellaneta, Crispiano, Ginosa, Grottaglie, Laterza, Martina Franca, Massafra, Montemesola, Mottola, Palagiano, Palagianello, San Marzano di San Giuseppe e Statte), Caliandro ripropone un’azione comune affinché le stesse gravine siano riconosciute quali patrimonio mondiale dell’Unesco. Così come già inutilmente proposto agli stessi Comuni nell’ormai lontano febbraio 2015.

La differenza, tra la proposta odierna e quella dello scorso anno, sta nell’idea di “aggregare il Parco Regionale delle Gravine dell’Arco Ionico alle Gravine di Matera, città designata quale capitale della Cultura del 2019 ed insignita del titolo di Bene dell’Unesco per la preziosa presenza dei ‘Sassi’ e della Gravina”.

Obiettivo: creare “un vero e proprio corridoio naturalistico ed ambientale che unisca e rappresenti le due vicine regioni”. All’origine di tale proposta vi è la necessità di superare il fallimento dichiarato (per bocca della stessa dirigente dell’Ufficio Regionale Assetto del Territorio, ing. Francesca Pace, intervenuta al convegno sulle Gravine tenuto dalla Pro Loco di Villa Castelli lo scorso mese di aprile) del Parco dell’Arco Ionico, e di procedere per strade nuove.

Con questa sorta di gemellaggio, tra l’altro emersa proprio in occasione del Convegno sulle Gravine tenutosi nell’aula consiliare di Villa Castelli grazie alla preziosa collaborazione del dr. Antonio Sigismondi, esperto del settore, Caliandro propone un’estensione di orizzonte complessiva, che punti alla creazione di un “Parco Naturale Regionale della Terra delle Gravine”. Il tutto nella “prospettiva del ripristino di un’antica tradizione di scambi culturali, che da sempre accomuna gli abitanti di Puglia e Basilicata, e dell’attuazione di un percorso di sviluppo turistico-culturale che può efficacemente fungere da volano delle economie pugliese e lucana, quale valida alternativa allo sviluppo economico basato quasi esclusivamente sulle attività industriale ed estrattiva”.

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