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Sabato, 20 Aprile 2024
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Caso Multiservizi, chi rompe non paga: ma l'unica salvezza è saldare i debiti accumulati

Uno studio recente ha messo in evidenza che le società partecipate per il 40 % sono in perdita e che tra queste il 7% circa hanno addirittura un patrimonio netto negativo. Da questi sintetici dati emerge la gravissima patologia del fenomeno

BRINDISI - Uno studio recente ha messo in evidenza che le società partecipate per il 40 % sono in perdita e che tra queste il 7% circa hanno addirittura un patrimonio netto negativo. Da questi sintetici dati emerge la gravissima patologia del fenomeno, risultato dalla noncuranza con la quale gli enti affrontano la disciplina prevista dal codice civile e dalla normativa specifica, spesso ignorandola.

Le società partecipate dagli enti locali dovrebbero essere strumenti per il conseguimento delle loro finalità. Al contrario le patologie che è dato osservare, come emerge da tutti gli osservatori, sono sempre più evidenti e incisive. Queste patologie, inoltre, sono proprio la conseguenza, spesso, sempre più spesso, dell’utilizzo dello strumento societario come mezzo per eludere norme imperative.

In questo quadro “perverso” purtroppo è stata calata anche la Brindisi Multiservizi che pare abbia accumulato un debito nei confronti dell’erario di circa 3 milioni di euro. Ancora oggi non è chiaro se la Multiservizi vanti un credito nei confronti del Comune o meno, visto che, mentre l’ente cancellava dal proprio bilancio debiti nei confronti proprio della Bms, la stessa, per mano del suo amministratore, chiedeva ed otteneva decreto ingiuntivo verso il suo “unico socio” per fatture non pagate.

Una situazione che potrebbe sembrare solo grottesca se non fosse che questo è indice di una gestione che negli anni è stata a dir poco disattenta. Meglio ancora, attenta a tutto fuorché al perseguimento delle finalità costitutive ispirate dai principi di efficienza, efficacia ed economicità; e magari trasparenza. E’ forte la sensazione che, nonostante il legislatore sia intervenuto cercando di riaffermare i contenuti della cultura manageriale e la “tracciabilità” del  processo decisionale al fine di verificare la legalità dei comportamenti, la Brindisi Multiservizi sia stata utilizzata per fini elettoralistici e non.

Il raduno dei lavoratori MultiserviziLa Bms è stata gestita, nell’arco della sua vita, senza tenere fermo il principio del “buon andamento” così come indicato dal legislatore e richiamato dalla Corte dei Conti. Principio che se applicato insieme ad un sistema procedurale di controllo suggerito dalla stessa Corte dei Conti avrebbe impedito che la società non solo registrasse una serie inesorabile di perdite ma che (peggio) raggiungesse un patrimonio netto negativo; il che significa aver bruciato tutto il capitale sociale e tutte le eventuali riserve.

Oggi questo tipo di gestione pone l’amministrazione  ad un bivio: o la ricapitalizzazione o la liquidazione; mentre il fallimento sembrerebbe precluso alla luce dell’attuale giurisprudenza che tende ad assimilare le società partecipate ad una longa mano dell’ente pubblico che sua volta non è fallibile in base al dettato della legge fallimentare. In altre parole (spicce) o il Comune di Brindisi ci mette dentro un bel po’ di milioni oppure chiude la partita con i creditori (tra questi l’erario). O decide di ridare ossigeno alla Bms con i soldi dei cittadini oppure si va verso la liquidazione che tecnicamente significa rendere liquidi debiti e crediti della società per arrivare alla sua chiusura (Nella foto, una protesta dei lavoratori di Multiservizi).

Altre soluzioni non ve ne sono. Anche la gestione commissariale è una soluzione che di fatto, nella sua straordinarietà, permette di far ritornare “in bonis”  la società. Ma purtroppo anche in questo caso rimane lo stesso quesito: chi paga i debiti accumulati? E chi paga per i debiti accumulati. In entrambi i casi siamo di fronte a soluzioni che fanno emergere la solita stortura: ancora una volta chi rompe non paga e continua pure a tenersi i cocci alla faccia dei cittadini e dei lavoratori che ora si interrogano del proprio futuro.

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