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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Brindisi e il cambiamento negato dagli "innovatori": Provincia, porto, Multiservizi e Tap

Brindisi e il cambiamento: un rapporto difficile. Ad ogni passaggio in cui c'è una possibilità di cambiamento e di novità, a Brindisi le forze della conservazione sono sempre pronte ad unirsi e a contrastare, a prescindere. Che la strada del cambiamento e delle riforme sia lastricata da insidie e presidiata da sentinelle presuntuose e arroganti e da gattopardi è storicamente e italianamente noto

Brindisi e il cambiamento: un rapporto difficile. Ad ogni passaggio in cui c'è una possibilità di cambiamento e di novità, a Brindisi le forze della conservazione sono sempre pronte ad unirsi e a contrastare, a prescindere. Che la strada del cambiamento e delle riforme sia lastricata da insidie e presidiata da sentinelle presuntuose e arroganti e da gattopardi è storicamente e italianamente noto. Ma non c'è più tempo ne' per l'Italia ne' per Brindisi. Il cambiamento non può essere più un tema ad uso strumentale o solo rivendicato. E' giunto il momento di costruirlo e di praticarlo.

Lo devono dimostrare soprattutto coloro che sotto i vessilli del cambiamento (e soprattutto di quello rappresentato da Matteo Renzi) hanno fino adesso solo sostituito e poco cambiato in attesa di scadenze elettorali per poter cogliere i frutti per le proprie carriere. Senza idee, senza coraggio e senza progettualità non c'è cambiamento. I soldati e le sentinelle del renzismo alla prima prova si dimostrano, se non tutti, una buona parte, conservatori e refrattari alle necessarie anche se dolorose innovazioni. Il contrario di ciò che pensa e dice nei tweet lo stesso Renzi.

Il paradosso è che i rinnovatori e gli innovatori (che lo sono per storia), diventano invece quelli che lealmente hanno contrastato Renzi per i suoi metodi, per la sua idea di partito e per una non poco chiara idea di società, e che oggi si trovano dalla parte di chi deve difendere le proposte e le riforme di Renzi. Alcuni esempi brindisini aiutano a capire questo paradosso: il futuro dei nostri territori dopo il superamento della Provincia, la riforma delle autorità portuali, il futuro della partecipata Brindisi Multiservizi, la vicenda del gasdotto Tap. 

Questioni e riforme su cui Renzi, come dice lui, ci ha messo la faccia e su cui i suoi seguaci della prima e seconda ora o sono silenti o si sono intruppati opportunisticamente nello schieramento dei conservatori impegnati a contrastarle o per ricavarne vantaggi personali. Partiamo dal modo come si sta affrontando il passaggio della elezione indiretta del consiglio provinciale e delle ambizioni di quanti vogliono occupare questa postazione solo con lo spirito di gestire i poteri e le funzioni residuali delle vecchie Province.

Invece di costruire un percorso di nuova organizzazione istituzionale e territoriale, di snellimento e semplificazione, di riduzione della invadenza dei "politici", di ripensare il ruolo della città e dei Comuni senza la Provincia, ci si è affrettati a riproporre vecchi schemi di schieramenti interni ai e tra i partiti. Senza un dibattito trasparente e dialettico sul futuro e sugli strumenti del governo dei territori che tra qualche tempo non avranno più la Provincia, senza un coinvolgimento dei Comuni e dei loro sindaci, si rischia  di assistere passivamente ad accordicchi di potere e di posizionamento.

Il tutto teso solo a piazzare qualche amico consigliere, qualche scontento e ad assecondare più la sete di potere  di qualcuno, che le esigenze di un ripensamento istituzionale complessivo che la riforma delle Province determina. Insomma l'esatto contrario delle motivazioni che Renzi ha dato per questa riforma. Invece quale migliore occasione per istituzionalizzare il confronto tra gli stessi partiti (tutti) e rappresentanti delle tante liste civiche che reggono quasi tutte le amministrazioni locali, attraverso i sindaci proprio per costruire con loro il percorso della composizione di un consiglio provinciale transitorio e provvisorio?

Poteva essere questa la via per giudicare anche le candidature alla presidenza e il programma con cui si vuole gestire questa fase? Poteva essere questa l'occasione per iniziare a disegnare associazioni e unioni di Comuni che dovranno assumersi i nuovi compiti di governo di territorio senza più le Province? Una intesa politica su questi presupposti sarebbe certamente più credibile, più utile e più innovativa ed anche più coerente con le finalità della stessa riforma di Renzi.

E chi meglio dei sindaci può rappresentare e gestire questo passaggio?  Non certamente i consiglieri comunali che in quanto tali sono solo rappresentativi di parti e non rappresentano certamente le cittadinanze amministrate nei vari Comuni. C'è da augurarsi che l'intesa di cui si legge sui giornali brindisini non produca un accordicchio di potere teso solo a sistemare o ad accontentare qualcuno. In ballo c’è  il futuro di un nuovo modo di intendere la collaborazione e il coordinamento dei nostri Comuni per obiettivi strategici di sviluppo e di servizi ai cittadini in aree sovracomunali o di area vasta.

Così come è da sperare che a fronte delle attese e delle aspirazioni dei singoli, la città capoluogo (ex) non venga ulteriormente mortificata da accordi sottoscritti da chi lontano dalla stessa e da ciò che essa rappresenta per tutto il territorio dal punto di vista produttivo, infrastrutturale e di servizi, è interessato a equilibri per far quadrare i conti "politici". Non si capirebbe per esempio l'assenza dal consiglio provinciale dei sindaci delle città più importanti e di quello della città di Brindisi, al di là delle sue vicende giudiziarie!

Cari sostenitori di Renzi dove siete? Io non renziano sono d'accordo che si vada in questa direzione in quanto la più coerente con la valenza riformatrice del governo. L'altro esempio di conservazione e di contrasto al processo riformatore è rappresentato dal dibattito e dalle iniziative per la difesa (sic!) dell'autorità portuale di Brindisi. Addirittura è stato tardivamente convocato a Brindisi un consiglio comunale per contrastare l'ipotesi di riforma del governo Renzi in materia.

Che la legge 84 del 1994 abbia fatto il suo tempo ed anche alcuni danni, dopo 20 anni, è cosa nota anche alla luce dello stravolgimento dei traffici marittimi e allo stesso sviluppo della portualita' italiana, europea e mondiale che nel frattempo si è determinato. Ed è evidente non solo agli addetti ai lavori ma a chiunque abbia avuto la possibilità di vedere un porto oltre quello di Brindisi. E che il porto di Brindisi sotto le sue tante gestioni presidenziali e commissariali non abbia fatto un passo in avanti (anzi ne ha fatto qualcuno indietro), rispetto al 1994, lo dicono i dati.

E che il porto di Brindisi senza i traffici del carbone e dei combustibili sarebbe uno scalo lacustre più che marittimo è fin troppo evidente! Nel mentre le autorità portuali italiane si dimenavano sul futuro dei loro presidenti, segretari, comitati, in altri porti nel Mediterraneo si costruiva e l'autorità portuale di Rotterdam ultimava il terminal container più grande d'Europa, il Maasvlakte 2, esteso più di mille campi di calcio. E di riforma delle autorità portuale c'è tanta necessità se non si vuole far diventare i nostri porti residuali per qualsiasi traffico.

Eppure a Brindisi la conservazione degli innovatori si è messa in movimento. La questione è la sede o il futuro del porto di Brindisi nell'ambito di una politica della portualità e della logistica italiana ed europea? Non si tratta di una riforma delle sedi, ma delle funzioni e del sistema, non si tratta di annettere Brindisi a Bari, ma di istituire nuove autorità che nella proposta di riforma di Renzi e Lupi si chiamerà, per quanto ci riguarda, autorità portuale di Bari-Brindisi e che avrà il compito di superare sprechi, parassitismi ,comodità varie e di riprogrammare in maniera strategica la portualità e la logistica italiana.

L'obiettivo e' di "rendere più competitivi i sevizi portuali e logistici" e di dare alle autorità capacità di impresa come quelle delle autority europee.  Ma dei renziani e degli amici Renzi anche quelli dichiaratisi tali dopo le elezioni europee, chi difende la sua riforma e le sue ragioni? Io non renziano la difendo e la ritengo giusta e urgente! E sono convinto anche che Brindisi respirerà senza il presidente dell'autorità in loco!

Altro esempio, questo più breve. Tra le riforme non solo annunciate ma attese e pronte c'è quella delle società partecipate inserite nelle proposte di revisione e riduzione della spesa. C'è a Brindisi una discussione a dir poco stravagante e fuori contesto di riforma. Il governo ha individuate per le partecipate le modalità di superamento, di risanamento e di chiusura delle 8.000 partecipate per ridurle a 1.000 e a Brindisi, malgrado l'evidenza dei conti e dei disastri della Multiservizi realizzatisi a causa di gestioni allegre e clientelari, ci sono quelli che per il facile consenso mettono la testa sotto la sabbia o si mettono a difendere l'indifendibile. E tra questi ci sono anche quelli che hanno fatto del cambiamento radicale di Renzi il loro totem! Dove sta la coerenza?

Infine la vicenda Tap. Renzi ha portato a compimento il contratto per l'approdo sulle coste salentine, costi quel che costi, del progetto Tap. E' considerata dal governo opera necessaria e strategica. Anche su questa opera al di là della sua collocazione ho letto di ambiguità, furbizie. Sono noti gli interessi dei soliti affaristi in servizio permanente effettivo che dal Salento lambiscono anche i nostri territori. Ci vuole il coraggio della scelta e della decisione. Brindisi non può essere il ripiego o la subordinata delle scelte principali se sono tecnicamente e ambientalmente motivate e sostenibili. Ci vuole una visione e una progettualità e non la semplice contropartita di vecchia tradizione.

Ma chi difende le scelte del governo? Chi fa le proposte? La riforma costituzionale in corso di discussione (quella del Senato) prevede per le opere strategiche nazionali il ritorno alla capacità e al potere di decisione in capo al governo. Che si fa per la Tap a Lecce o a Brindisi? Quando si discute sul merito e sull'effettiva utilità e sostenibilità dell'opera? I seguaci di Renzi sanno che il cambiamento è anche questo? Non vorrei trovarmi di fronte ad un cambiamento che riguarda solo il sito di approdo della Tap senza aver mai seriamente affrontato nei nostri territori l'argomento.

Insomma il cambiamento anche per chi si professa innovatore impone serietà, rinunce, compatibilità, coerenza, sacrifici, progettualità. Altrimenti siamo alle solite sceneggiate, quelle del gattopardismo. E su questo non c'è Renzi che tenga, immaginate se possono reggere i suoi seguaci.

P.S. Sarei curioso di conoscere su questi argomenti brindisini il pensiero di due renziani d'antan, Emiliano e Minervini, già impegnati nelle primarie per il candidato presidente della Regione Puglia.

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