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Il Pd e l'opzione Marino: Emiliano ci mette la faccia, ma noi la città

Mi dicono – ma io non ci credo - che Michele Emiliano si sia incaponito nel proporre ai brindisini, come candidato sindaco, il presidente dell’Enel Basket Nando Marino

Mi dicono – ma io non ci credo - che Michele Emiliano si sia incaponito nel proporre ai brindisini, come candidato sindaco, il presidente dell’Enel Basket Nando Marino. Decisione sinora non ancora ufficializzata perché il Pd non è tutto d’accordo per questa candidatura, e soprattutto per il dichiarato “niet” dell’alleato centrista che vede la figura di Nando Marino come il fumo negli occhi. Se tutto ciò fosse vero, nella tragicomica vicenda dell’incapacità di Brindisi di avere finalmente un sindaco come Cristo comanda, invece del sipario finale si aggiungerebbe un altro capitolo.

Intendiamoci, contro Nando Marino non ho niente di personale, festeggio come lui ogni volta che la nostra squadra vince, soffro quando perde e, come ogni accanito tifoso (pagante) che giudica dall’esterno, non sono sempre d’accordo sulle scelte della società. Ma pensando al Nando Marino sindaco - per quella che è la sua immagine pubblica (di altro non mi interesso) - mi ricorda la Maria Antonietta di Francia che per il popolo affamato in rivolta che assaltavano la Bastiglia, si chiese perché non mangiassero le brioches visto che mancava il pane.

La politica – per dirla alla Rino Formica, barese come Emiliano - è “lacrime e merda”. Se pensiamo al ruolo di un sindaco con i tempi che corrono oggi in Italia, e a ciò che gli spetta al governo di una città disastrata (“in coma” ho titolato un mio recente “istant book”), forse per la carica di sindaco dovremmo chiedere una terna di nomi al Battaglione San Marco!

Non per ricordare i pesanti conflitti d’interesse che Marino si porta dietro, dai rapporti con l’Enel (sponsor della squadra) alla gestione del Palazzetto che è di proprietà del Comune, oppure al contenzioso per le ville di Acque Chiare a lui riconducibili, confiscate e affidate al patrimonio comunale, tutte circostanze sicuramente già valutate, ma ritengono davvero Michele Emiliano e il Pd che il leggiadro Nando Marino sia la persona più giusta per fronteggiare l’emergenza (anzi il casino) Brindisi?

E siamo sempre sul terreno delle cose normali. Poi, ovviamente per i “conservatori”, gli esteti delle ormai desuete ideologie (che conservano ancora il diritto di voto), qual è il sottoscritto, sarebbe interessante sapere pure di quali valori ideali della sinistra, e persino dello stesso Pd “democristianizzato” di Renzi e soci, Nando Marino ha dato dimostrazione di essere portatore tanto da meritarsi una così importante designazione. Sarà anacronistico con le mode di oggi, o per i sistemi di costruzione del consenso che usa Emiliano, ma, in democrazia e nei paesi civili, la trasparenza ancora si usa.

Una delle ragioni della crisi della nostra città è senza dubbio la mancanza di una classe dirigente che, non solo in politica, abbia il potere e la capacità di svolgere un ruolo importante laddove oggi si decide. Nell’epoca della globalizzazione in economia, del ritorno del centralismo nel governo delle istituzioni pubbliche, chiudersi nel proprio recinto, o affidare ad altri i propri destini (quello che è avvenuto a Brindisi da trent’anni a questa parte), provoca solo i disastri che sono sotto gli occhi di tutti.

Anche con Emiliano si stanno ripetendo gli stessi errori di sempre. Nel 2003, il centrodestra, che alle precedenti elezioni era stato ridotto a poco più del 20 per cento, “costrinse” un riottoso Mennitti a rientrare a Brindisi per candidarsi a sindaco con la promessa (poi non mantenuta) della ricandidatura alle Europee; nel 2012 il Pd dei Romano e dei Tomaselli, al posto della discontinuità, impose il più organico degli organici a tutto il sistema di potere della città, Mimmo Consales.

Ora Emiliano e la sua commissaria Antonica, quella che incontra tutti, ma proprio tutti anche i patetici transumanti della politica, rischiano di comportarsi nello stesso modo. Non vogliamo, per il momento, dire niente sullo schieramento che si sceglie, per costoro uno vale l’altro. Se si dichiara però, come fa il Pd, che il Laboratorio è miseramente naufragato, come si fa poi a lavorare per comporre uno schieramento con quelle stesse forze di centro con cui si era alleati anche prima?

Non è questo un altrettanto miserevole gattopardismo in salsa brindisina? Il problema è che oggi si ha paura di osare, di volare alto, dimostrando davvero di volere rigenerarsi, rompere con il passato anche a costo di pagare un prezzo. Il Pd ha l’obbligo morale e politico di farlo, sia perché Consales, anche da autosospeso, era un suo uomo, sia perché è tuttora il partito più importante e organizzato della città. La verità è che i partiti continuano a commettere gli stessi errori e non si accorgono che stanno rimanendo soli e autoreferenziali.

E’ solo questione di tempo, ma anche a Brindisi saranno spazzati dalla rabbia della gente e dal sorgere spontaneo (qualche esempio già si sta vedendo) di una coscienza civica adeguata alla gravità della situazione e degna di una città finalmente normale. Emiliano sia coerente con quello che ha predicato nella sua venuta a Brindisi nell’incontro dell’8 febbraio scorso e con quello che twitta (e anche con i messaggi privati), sappia però, quando se ne attribuisce il merito, che se lui in quello che fa ci mette la faccia, in questa circostanza il culo è nostro, dei brindisini.

    

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