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Candidature europee, Brindisi ancora peso 'piuma': "Ma non bisogna farne un dramma"

A meno di sorprese dell'ultima ora, sarà il solo Massimo Ferrarese (Nuovo centro destra) a rappresentare il territorio della provincia di Brindisi alle prossime elezioni Europee. Per alcuni si tratta di un sicuro incentivo al non voto da parte dei sostenitori degli altri partiti, per altri è l'ennesima conferma della debolezza della politica brindisina.

BRINDISI - A meno di sorprese dell'ultima ora, sarà il solo Massimo Ferrarese (Nuovo centro destra) a rappresentare il territorio della provincia di Brindisi alle prossime elezioni Europee. Per alcuni si tratta di un sicuro incentivo al non voto da parte dei sostenitori degli altri partiti, per altri è l'ennesima conferma della debolezza della politica brindisina, con riferimento soprattutto ai due partiti storici, Pd e Forza Italia. Si tratta sicuramente di tesi sostenibili, ma senza dimenticare che al Parlamento europeo si ragiona per macro-aree, e non per micro-territori.

A quanti sostengono la necessità di un brindisino a Bruxelles bisogna infatti ricordare che i parlamentari eletti nell'intera circoscrizione Sud (che comprende sei regioni) saranno solo 17, dunque è impossibile avere uno o più rappresentanti per ogni singola provincia, ma è necessario stringere accordi a livello quantomeno regionale. Che è esattamente quello che sta facendo Ferrarese in questi giorni: chiedere l'unità del partito sulla sua candidatura e ottenere il sostegno di grandi elettori delle altre province.

Lo stato maggiore del centrodestra con D'AttisA ben vedere, poi, Brindisi a Bruxelles era approdata solo con Mimmo Mennitti, visto che l'ex ministro De Castro, più che rappresentante della nostra provincia, è stato giustamente un sostenitore degli interessi dell'Italia intera. Dunque scoprire oggi che non siamo presenti a Bruxelles, equivale a scoprire l'acqua calda. 

E comunque malgrado la perdurante assenza di brindisini, non è che in questi anni i finanziamenti europei non siano arrivati sul territorio. Ne sono piovuti tanti. Alcuni spesi bene, altri meno. Mauro D'Attis, che è membro del Comitato delle Regioni istituito all'Unione europea, la pensa esattamente in questo modo: "Solo in Italia le elezioni europee sono vissute alla stregua di elezioni locali e nazionali, e vengono utilizzate per valutare il consenso su Renzi o su Berlusconi. Negli altri paesi invece si discute esclusivamente del futuro dell'Europa e di chi sarà il presidente della Commissione europea. E dunque anche io mi ritrovo tra quanti non ritengono strettamente necessaria la presenza di un personaggio locale".

Detto questo, è innegabile che la politica locale sia  ridotta ai minimi termini. Ma lo è da anni, e non solo a livello europeo. E' debole a livello regionale, dove pure si conta su cinque rappresentanti, è debole nel parlamento nazionale e inesistenti ai piani governativi, dove le ultime presenze sono state quelle di Luigi Vitali a destra e Antonio Bargone a sinistra (entrambi da sottosegretari).

Quindi, prima ancora di preoccuparsi di non contare nulla a livello europeo, sarebbe il caso iniziare a lavorare per contare qualcosa a Bari e a Roma.

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