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Chiuso per le comunali e i ballottaggi il "laboratorio Brindisi"

BRINDISI – Si è fermata a piazza Santa Teresa la spinta del “laboratorio Brindisi”, l’alleanza con l’Udc immaginata e progettata dal gruppo dirigente del Partito Democratico per avviare una nuova stagione della politica, ma soprattutto per battere il centrodestra prima nelle elezioni amministrative, e in prospettiva in quelle politiche.

BRINDISI – Si è fermata a piazza Santa Teresa la spinta del “laboratorio Brindisi”, l’alleanza con l’Udc immaginata e progettata dal gruppo dirigente del  Partito Democratico per avviare una nuova stagione della politica, ma soprattutto per battere il centrodestra prima nelle elezioni amministrative, e in prospettiva in quelle politiche.

Non doveva essere solo una trovata per portare Massimo Ferrarese alla guida dell’amministrazione provinciale, ma anche l’avvio di un percorso programmatico, e quindi anche la ricerca del personale politico per attuare questa svolta. Da subito, il progetto non ha avuto il consenso né di Sinistra, Ecologia e Libertà, né di Rifondazione comunista, e a quanto pare neppure quello di Italia dei Valori.

Se qualcuno nel PD pensava che questi problemi non fossero rilevanti, ma facilmente aggirabili, si sbagliava e lo si è visto in due realtà dove lo stesso Partito Democratico resterà fuori dalle amministrazioni, e la sinistra cosiddetta alternativa avrà invece rappresentanze in giunta: si tratta di S.Pietro Vernotico e Latiano.

A Ceglie Messapica e in parte a S.Vito dei Normanni, invece ha avuto un peso il rifiuto a cercare l’alleanza con l’Udc ai ballottaggi: Pietro Federico ha perso per una ottantina di voti, Giuseppe Masiello dovrà chiedersi se non fosse stato più opportuno portare alla luce del sole un accordo con Silvana Errico, che aveva lasciato la vecchia maggioranza di centrodestra, per orientare la parte indecisa dell’elettorato, che non era certo di sinistra.

Nessuno può dire infatti che Ceglie Messapica e S.Vito dei Normanni non abbiano sempre avuto una predominanza conservatrice del corpo elettorale. Le meteore (Pietro Mita, ma con un forte colloquio con la chiesa locale) non contano. A S.Vito prima il Pci, poi il Pds, sono andati al governo della città sempre grazie ad un patto con forze di centro: i Cattolici Democratici prima, i Popolari e la Margherita poi, ma nel conto bisogna mettere anche i socialisti.

Sui risultati di questo ballottaggio, che tuttavia lasciano due Comuni nelle mani di un centrosinistra senza Pd, S.Pietro e Latiano, devono perciò riflettere i dirigenti del Partito Democratico che pur nella comprensione per le specificità locali, non hanno risolto le questioni cruciali che avevano di fronte a Ceglie Messapica e S.Pietro Vernotico, dove sono rappresentati da esponenti istituzionali di un certo rilievo.

Il centrodestra non può gioire perché pur vincendo a S.Vito non ha potuto sfoggiare quello strapotere che aveva caratterizzato le precedenti tornate. In tutti e quattro questi Comuni vi sono, in partenza (meno a S.Vito), i virus di possibili rivolgimenti nel corso dei cinque anni.

Sinistra, Ecologia e Libertà in provincia di Brindisi deve a sua volta sciogliere alcuni nodi, a partire da quello del rapporto con il Pd, che è stato condizionato in via generale nelle amministrative di marzo e aprile dal problema Udc. Salvo poi scegliere come alleato il partito di Casini a S.Pietro. Qual è la nuova sinistra da inventare? Qualunque sia la strada, bisognerà fare i conti con la questione Partito Democratico, ed essere e comportarsi da forza di governo non solo alla Regione, ma anche nelle città.

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