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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Compostaggio: i sindaci si spaccano. Ipotesi commissariamento per l'Oga

L'assemblea dell'Oga si spacca. Sei Comuni (San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Ostuni, San Vito dei Normanni, San Michele Salentino e Ceglie Messapica), hanno votato contro la realizzazione di tre impianti di compostaggio nella provincia, optando invece per la soluzione dei due impianti (uno da 12mila tonnellate a Brindisi e l'altro da 48mila tonnellate in un altro Comune della provincia)

BRINDISI – L’assemblea dell’Oga si spacca.Sei Comuni (San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Ostuni, San Vito dei Normanni, San Michele Salentino e Ceglie Messapica), hanno votato contro la realizzazione di tre impianti di compostaggio nella provincia, optando invece per la soluzione dei due impianti (uno da 12mila tonnellate a Brindisi e l’altro da 48mila tonnellate in un altro Comune della provincia).

Il documento tecnico che lo scorso giugno era stato licenziato all’unanimità, dunque, tornato quest’oggi in assemblea dopo il pronunciamento dei consigli comunali interessati dalla realizzazione dei tre impianti (quelli di Brindisi, Torre Santa Susanna e Carovigno), è passato con una risicata maggioranza (il sindaco di Brindisi, nonché presidente dell’Oga, Mimmo Consales, si è astenuto).

Nella serata di ieri, il consiglio comunale di Carovigno, con i soli voti della maggioranza, aveva dato il via libera alla realizzazione di un impianto di Mimmo Mele e Alberto Magli, sindaci di Carovigno e di San Vito-2compostaggio in contrada Gabellotti – Argentieri, al confine con i territori di Brindisi e San Vito Dei Normanni, a un tiro di schioppo dalle discariche delle contrade Autigno e Formica. In precedenza, si erano già espresse le assisi comunali di Torre Santa Susanna e Brindisi. Ma la frattura apertasi quest’oggi rischia di rimettere tutto in gioco. La Regione, infatti, aveva chiarito di poter accettare una deroga al piano regionale dei rifiuti (che prevedeva la realizzazione di un impianto da 48mila tonnellate, in aggiunta a quello da 12mila tonnellate di Brindisi) solo nel caso in cui la proposta alternativa formulata dall’assemblea dell’Oga avesse ottenuto il consenso unanime dei sindaci. 

L’incontro odierno, invece, ha sancito che l’unanimità è ben lontana dall’essere raggiunta. A questo punto, da quanto riferito da alcuni sindaci che hanno partecipato all’assemblea, la Regione ha due soluzioni alternative: o la nomina di un commissario, per l’adozione di quei provvedimenti che i primi cittadini non sono riusciti ad adottare; oppure l’imposizione del piano regionale, per la realizzazione di un impianto di compostaggio da 48mila tonnellate, operativo insieme a quello da 12mila tonnellate presente nella zona industriale di Brindisi (ma chiuso dal 2013 in quanto vecchio e obsoleto). Se dovesse cocretizzarsi questo secondo scenario, andrebbe sciolto un nodo di non poco conto: dove fare l’impianto da 48mila tonnellate? Francavilla Fontana, dopo un’iniziale disponibilità data dal commissario straordinario, si tirò indietro nel pieno della campagna elettorale per le amministrative.

 Serve dunque un’ipotesi B. L’opzione Carovigno non è da scartare, anche se il sindaco di San Vito dei Normanni, Alberto Magli, ha fatto sapere che impugnerà al Tar qualsiasi provvedimento preveda la realizzazione dell’impianto nella zona individuata ieri dal consiglio comunale carovignese: contrada Gabellotti-Argentieri.

Pasquale RizzoMa per quale ragione è saltato il consenso unanime che aveva accompagnato la decisione presa lo scorso giugno (quella appunto dei tre impianti da 20mila tonnellate l’uno)? Lo spiega il sindaco di San Pietro Vernotico, Pasquale Rizzo. “Quella proposta votata all’unanimità – spiega il primo cittadino – non era accompagnata da un prospetto che consentisse a tutti quanti di rendersi contro dei valori economici in questione. Dopo l’ultimo incontro dell’Assemblea dell’Oga (quello del 12 settembre, ndr) i tecnici hanno fatto una relazione secondo la quale la soluzione dei due impianti da 12mila e 48mila tonnellate avrebbe comportato un risparmio di circa 6 milioni di euro rispetto a quella dei tre impianti. Visto anche che in avvio di assemblea sembrava che Torre Santa Susanna fosse disponibile a incrementare la capacità dell’impianto previsto nel suo territorio, io ho proposto di seguire il percorso già tracciato dal piano regionale”.

 L’iniziale disponibilità data da Torre, però, pare sia rientrata nel corso della seduta. Questo anche sotto la spinta di una richiesta di indizione di un referendum sull’impianto di compostaggio formalizzata in giornata da sette dei nove consiglieri comunali d’opposizione (Serena Missere, Epifani Antonio, Giuseppe Gallu, Cosimo Sanasi, Martino Pinto, Tiberio Saccomanno e Giuseppe Moretto), sulla quale dovrà poi esprimersi il consiglio comunale torrese. 

In serata, intanto, anche il comune di Fasano, rappresentato in assemblea da un assessore delegato, ha preso le distanze dal documento dei tre impianti. “La giunta del Comune di Fasano – si legge in una nota stampa – ritiene di comunicare formalmente il proprio dissenso e voto contrario all’ipotesi di costruire tre impianti da 20mila tonnellate all’anno, in considerazione dei maggiori costi necessari  per la realizzazione degli impianti, come si evince dalla relazione tecnica ricevuta, e in assenza di un approfondimento della probabile tariffa conseguente a tale dimensionamento”.

QUESTIONE MONTECO-COMUNE. Il fronte dei rifiuti è particolarmente caldo anche su un versante tutto brindisino: quello riguardante il mancato pagamento delle spettanze di agosto maturate dai dipendenti di Monteco, che a sua volta attende dal Comune i bonifici riguardanti i canoni di luglio e agosto e gli oneri per il conferimento maturati da giugno a oggi, per un ammontare complessivo di oltre 3 milioni 800mila euro. In giornata, il sindacato Cobas ha inviato una lettera di diffida sia all’amministrazione comunale che all’azienda salentina.

In una nota firmata dal segretario aziendale del sindacato, Cosimo Esposito, si diffida infatti Monteco Srl, “in persona del legale rappresentante Il cantiere della Monteco-3pro tempore, ad adempiere al versamento delle somme dovute, o perlomeno di un acconto pari a circa 100mila euro, entro e non oltre il termine di cinque giorni dal ricevimento della presente, al fine di consentire il pagamento di quanto dovuto ai creditori nel più breve tempo possibile e non incorrere ad iscrizioni presso le banche dati di mal pagatori, oltre all’acquisto dei beni di prima necessità quali cibi, medicine e quant’altro”.

Il Comune, invece, viene diffidato ad ottemperare ai suoi obblighi nei confronti di Monteco con i pagamenti dei canoni non versati in base al codice civile, nonché al rispetto del capitolato speciale d’appalto”.  Ma l’assessore comunale all’Ambiente, Antonio Monetti, nel corso di un confronto avuto stamani con le organizzazioni sindacali, ha comunque affermato che il pagamento delle spettanze maturate da Monteco è legato al buon esito della trattativa con Aimeri, che dalla prossima settimana, se verranno prodotte le documentazioni del caso, dovrebbe rilevare il servizio. Si preannuncia, insomma, una settimana calda. 

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