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"Compostaggio nel petrolchimico". Ma ci sono i costi di bonifica

E' all'interno del petrolchimico, in un'area di proprietà di una società dell'Eni, la Syndial, che il Comune di Brindisi intende realizzare il suo impianto di compostaggio (uno dei tre nei quali dovranno confluire tutti i rifiuti prodotti dalla provincia). Il consiglio comunale, riunitosi stamani, ha dato l'ok alla delibera presentata dall'assessore all'Ambiente Antonio Monetti

BRINDISI – E’ all’interno del petrolchimico, in un’area di proprietà di una società dell'Eni, la Syndial, che il Comune di Brindisi intende realizzare il suo impianto di compostaggio (uno dei tre nei quali dovranno confluire tutti i rifiuti prodotti dalla provincia). Il consiglio comunale, riunitosi stamani, ha dato l'ok alla delibera presentata dall’assessore all’Ambiente Antonio Monetti. Il provvedimento è stato approvato con i voti della maggioranza e quelli dell’opposizione, dopo un estenuante dibattito durato più di quattro ore. Il sito prescelto ha un'estensione complessiva di 27mila 791 metri quadri.

La Syndial si è detta disponibile a cedere tali suoli al Comune a “prezzo di mercato” (a tal proposito, l’Eni fa riferimento a una determina del Antonio Monetti-3consorzio Asi che assegna ai terreni in questione un valore di mercato pari a 18 euro a metro quadro), ma è passato un emendamento dell’opposizione che impegna il sindaco a concordare con la società un prezzo simbolico (nella foto a destra, l'assessore Antonio Monetti).

L’azienda, in una lettera indirizzata lo scorso 30 luglio al dirigente del settore Ambiente, scriveva che "la stessa area è compresa nel Sin (sito di interesse nazionale) di Brindisi in cui è in corso un iter di bonifica alla quale il Comune dovrà subentrare qualora la cessione si concluda positivamente”. Syndial, insomma, chiede al Comune di sostenere i costi di bonifica, dando comunque la propria disponibilità a elargire un contributo economico.

L’assessore Monetti rimarca a più riprese i benefici derivanti da questa sistemazione. “Il petrolchimico – spiega l’assessore Monetti – è già dotato di quelle infrastrutture (impianto idrico, fognario ed elettrico) e di quei servizi (fra i quali quello di guardiania) necessari per un impianto di compostaggio”. 

Viene da chiedersi, però, fino a che punto possa essere vantaggioso per il Comune di Brindisi acquisire questa area, se dovrà poi accollarsi i costi degli interventi di bonifica. E qualcuno dovrebbe poi chiarire un secondo dubbio: anche il Comune, o chi per lui gestirà l'impianto, dovrà partecipare con una propria quota alle spese riguardanti gli interventi di bonifica delle falde acquifere, di cui tutte le società che operano nel petrolchimico sono tenute a farsi carico?

La struttura accoglierà la frazione organica rinveniente dalle raccolte differenziate dei rifiuti urbani e assimilati con eventuale sistema di produzione di biogas e recupero energetico. Il piano regionale di gestione dei rifiuti urbani prevedeva originariamente la realizzazione di un nuovo impianto da 48mila tonnellate nel territorio di Francavilla Fontana, che si sarebbe aggiunto a quello da 12mila tonnellate già presente nella zona industriale del capoluogo (chiuso dal 2013 poiché fatiscente e obsoleto).

Dopo il no arrivato da Francavilla, l’Oga, organo di gestione d’ambito incaricato di coordinare tutta l’impiantistica provinciale legata al ciclo dei rifiuti, ha D'Attis e Oggiano-3adottato il piano B: tre impianti da 20mila tonnellate l'uno. Il Comune di Torre Santa Susanna ha già dato la propria disponibilità a ospitarne uno. L’altro sito individuato ricade nell’agro di Carovigno. Non si escludono, però, possibili soluzioni alternative (nella foto a sinistra, Mauro D'Attis e Massimiliano Oggiano).

Se infatti l’amministrazione comunale di Carovigno non dovesse dare la propria disponibilità a ospitare l'impianto (la decisione del Comune di piazzare la struttura al confine con i territori di Brindisi e San Vito dei Normanni, nei pressi della borgata di Serranova, ha infatti suscitato l'ira dei residenti del posto), anziché individuare un'altra sistemazione, si potrebbero potenziare gli impianti di Brindisi e Torre, aumentandone la capacità da 20mila a 30mila tonnellate l’uno. Tale proposta è stata avanzata dal capogruppo di Brindisi bene Comune, Riccardo Rossi. Sulla stessa lunghezza d’onda di Rossi si è collocato anche Mauro D’Attis, capogruppo di Forza Italia. 

Il Centrodestra ha inoltre chiesto di non accantonare il vecchio impianto da 12mila tonnellate presente nella zona industriale, verificando eventualmente se lo si possa utilizzare a supporto del nuovo impianto. Questo sulla base di un parere formalizzato nel dicembre del 2013 dal Consorzio italiano compostatori. Il Cic, in particolare, in seguito a un sopralluogo effettuato il 21 novembre dello scorso anno, giunse alla conclusione che “l’intervento più rapido, meno costoso e concreto che avrebbe permesso fin da subito di trattare circa 15mila tonnellate di rifiuti all’anno attualmente autorizzati con la possibilità di arrivare progressivamente a 30mila tonnellate”, sarebbe consistito nel liberare alcuni dei fabbricati già esistenti dagli ingombri e realizzare all’interno di questi una serie di opere (illustrate in una nota ufficiale). 

Sempre l’opposizione ha rivolto l’invito a non accantonare definitivamente la possibilità di insediare l’impianto in uno dei due terreni di proprietà del consorzio Asi I banchi della magioranza-3segnalati dallo stesso consorzio, scartati invece dall’amministrazione comunale (“Il primo lotto – si legge nella delibera – con riferimento alla compatibilità urbanistica dell’impianto, necessita di un adeguamento urbanistico per permettere l’insediamento della struttura di interesse pubblico generale, ragion per cui tale soluzione deve intendersi non adeguata per gli scopi di cui in oggetto”; “Il secondo lotto – si legge ancora nel documento – è invece a diretto contatto con le attività agricole periferiche alla zona industriale, per la qual cosa, vista la tipologia dell’impianto e gli inevitabili, se pur ridotti, impatti sul territorio, è d ritenersi anch’esso non adatto alla realizzazione dell’impianto di compostaggio comunale”). Ma su questo punto, il centrosinistra ha tirato dritto per la sua strada, bocciando anche una proposta di sospensione della seduta avanzata da D’Attis. 

Il piano di finanziamento dell’opera si presta a due percorsi alternativi: quello del project Il sindaco Consales-3financing; o quello, proposto da D’Attis, che prevede la possibilità di coprire l’intero importo solo con soldi pubblici, attraverso un mutuo (nella foto a sinistra, il sindaco Mimmo Consales).

Maggioranza e opposizione, alla fine, si sono compattate intorno all'emendamento, avanzato da Massimiliano Oggiano, che impegna il sindaco ad avviare un trattativa con Syndial per acquisire i terreni di sua proprietà, a prezzo simbolico. È stato questo il passaggio decisivo della discussione. Il provvedimento ha infatti incontrato un consenso bipartisan, con cinque astensioni. 

Ma si tratta solo del primo passo di un iter burocratico ancora lungo e tortuoso. Se infatti la trattativa con Syndial dovesse andare in porto e il Comune dovesse effettivamente acquisire i terreni, è da vedere se il governo centrale darà il nulla osta alla realizzazione dell’impianto. Consales si recherà giovedì a Roma per chiedere chiarimenti ai funzionari del ministero dell’Ambiente. Non è affatto remota, quindi, la possibilità che le pratica possa poi impantanarsi in un rimpallo di carteggi con il dicastero. (Le foto sono di Gianni Di Campi)

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