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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

D'Alema: «Grillo fenomeno preoccupante»

BRINDISI - Massimo D'Alema ha accettato di non essere candidato, ma non rimane di certo inattivo, e si spende a sostegno di Bersani e del suo partito. Prima di un incontro elettorale in programma a Mesagne, trova il tempo per una intervista con BrindisiReport.it, per parlare di Grillo (“ha uno stile impressionante”), Sud ("dimenticato da Berlusconi"), Monti ("ha passato la campagna elettorale ad attaccare Vendola”) e del futuro. Il futuro dell'Italia. E di Massimo D'Alema.

BRINDISI - Massimo D'Alema ha accettato di non essere candidato, ma non rimane di certo inattivo, e si spende a sostegno di Bersani e del suo partito. Prima di un incontro elettorale in programma a Mesagne, trova il tempo per una intervista con BrindisiReport.it, per parlare di Grillo (“ha uno stile impressionante”), Sud ("dimenticato da Berlusconi"), Monti ("ha passato la campagna elettorale ad attaccare Vendola”) e del futuro. Il futuro dell'Italia. E di Massimo D'Alema.

Presidente, fa un certo effetto vedere che ancora oggi, prima del voto, si debba ancora parlare di Sud. Non crede?

È il caso di tornare a parlarne, visto che per diversi anni il tema Mezzogiorno è finito nel dimenticatoio e le politiche per il Mezzogiorno sono scomparse dall'agenda politica italiana. Alla fine degli anni '90 e fino al 2001 il Sud aveva iniziato a crescere più del Centro-Nord, poi con Berlusconi è arretrato più del Centro-Nord. E gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. C'è stata una progressiva riduzione degli investimenti pubblici in tutti i settori: Ferrovie, Anas, porti. Tutte le scelte fondamentali si sono concentrate in altre aree del Paese. E il gap, dal punto di vista infrastrutturale, si è fatto ancora più drammatico. Pensi all'Alta Velocità, che va da Napoli in su.

Bersani qui a Brindisi ha detto: «Chi non vuole Vendola non vuole Bersani». Lei ieri ha dichiarato che la campagna contro Vendola «è vergognosa e non tiene conto di quel che Vendola ha fatto in Puglia». Possiamo dire che anche il PD ha cambiato idea su Vendola dopo averlo osteggiato?

Senza il PD Vendola non avrebbe mai fatto il presidente della Regione. Contro di lui candidammo, legittimamente, un nostro uomo alle primarie, esattamente come lui ha fatto, altrettanto legittimamente, contro Bersani. Non si tratta di cambiare opinione, ma di regole all'interno di una coalizione. Trovo invece ridicolo che Monti abbia passato tutta la campagna elettorale a polemizzare con Vendola, perché non tiene conto del fatto che Sel nasce in rottura con l'estremismo di Rifondazione e dalla scelta di una sinistra che si misura col governo.

Abbiamo assistito alla fiera delle promesse: e in questo corsa a chi la sparava più grossa, anche le proposte più serie e realistiche finiscono per non essere prese in considerazione dai cittadini. Come si ridà credibilità alla politica italiana?

Ci vorrà tempo. Purtroppo una orrenda campagna qualunquistica ha presentato tutto e tutti come se fossero la stessa cosa. Ma a mio avviso non è vero che la colpa della crisi in cui è precipitata l'Italia sia dei partiti. Bisogna fare delle distinzioni. Intanto i partiti non ci sono più da molti anni: il sistema politico è una specie di marmellata e l'unico tentativo di ricostruire un sistema democratico attorno ad un partito lo stiamo facendo noi. Poi bisogna dire che noi abbiamo lasciato il governo con lo spread a 32, mentre quando è andato via Berlusconi era a 600. Anche i cittadini che hanno votato Berlusconi hanno delle responsabilità. Noi stiamo cercando di riproporre una politica seria, e Bersani ha presentato tante idee interessanti per rilanciare l'economia, tagliare la spesa militare, pagare i debiti alle imprese, attuare un piano per l'occupazione giovanile, rimodulare l'Imu per le persone più povere e i pensionati. Il problema è che tutte queste cose serie e precise non sfondano il muro dell'informazione, perché se un venditore di tappeti va su un palco e dice che dà 1000 euro ai disoccupati tutti i mesi è una notizia strepitosa. Però c'è un piccolo problema: non è vero.

Come giudica il fenomeno Grillo, alla luce delle piazze strapiene. E come potrebbe evolversi?

Potrebbe evolvere in tanti modi, anche negativi, intendiamoci. Ci sono segnali inquietanti, e non mi riferisco alle piazze. La piazza va rispettata perché la gente è arrabbiata, protesta, partecipa, esprime una energia positiva. Quello che colpisce è ciò che viene detto dal palco, che va ascoltato con attenzione, perché ha una carica di violenza distruttiva. Grillo ha detto che bisogna bombardare il Parlamento, dandone le coordinate ad Al Queda; ha detto che bisogna processare i politici, che bisogna sciogliere i sindacati; se l'è presa con gli immigrati. È un miscuglio di cose al cui interno ci sono elementi di fascismo. E lo stile è impressionante: a metà tra il profeta e Peròn, di uno che non accetta confronti e domande. Tutto questo è preoccupante.

Come si risponde a Grillo?

Raccogliendo i sentimenti della piazza smontando le cose che arrivano dal palco. Poi gli eletti del Movimento 5 Stelle sono delle persone con le quali bisognerà discutere. Alcuni di loro sono già nelle istituzioni e non di rado i più ragionevoli se ne sono andati dal grillismo. Altrove, dove hanno conquistato di governo, come a Parma, dopo un anno ancora non hanno combinato nulla di buono.Il che dimostra quanto sia grande la distanza tra il populismo delle piazze e la politica seria. Sarà utile comunque che il PD si rivolga a queste persone e apra un dialogo.

Cosa pensa che accadrà da martedì: accordo con Monti, apertura ai grillini, un altro governo sostenuto da destra, centro e sinistra?

Per carità! Intanto vediamo cosa accade lunedì. Noi speriamo di avere una maggioranza alla Camera e al Senato. Se Bersani avrà una maggioranza chiara cercherà di allargarla proponendo un patto di legislatura alle forze moderate e democratiche. È ovvio che se avremo la maggioranza, lo potremo fare da una posizione di forza, non ricattabile, indicando una prospettiva, che non potrà di certo essere quello di una piattaforma di austerità. L'ideale è che il PD fosse nelle condizioni di governare da solo, e però non lo facesse.

Ha accettato di rimanere in panchina, ma si fa fatica a vederlo fermo. Il fatto stesso che sia qui lo dimostra.

Ho deciso di non candidarmi, ma questo non vuole dire non partecipare alla lotta politica. Per il resto sono presidente di una fondazione culturale in Europa e in Italia, faccio parte della presidenza del Partito socialista europeo. Ho un lavoro, un ufficio, diversi dipendenti. Non sono disoccupato. Se ci sarà bisogno di me in Italia, conoscendo il mio indirizzo verranno a cercarmi. Valuterò le offerte.

Nel tardo pomeriggio Massimo D'Alema ha partecipato ad una manifestazione organizzata dal Pd a Mesagne, nell'auditorium del Castello affollato di militanti ed elettori.

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