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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Ferrarese pensa già al futuro

CAMPOMARINO - Di fronte all’ufficialità Massimo Ferrarese alza bandiera bianca: dal 1 gennaio 2014 le province di Taranto e Brindisi saranno accorpate, e la città ionica diventerà capoluogo della nuova grande provincia. Diventeremo tarantini. L’ipotesi del Grande Salento non è mai decollata perché i parlamentari leccesi hanno alzato le barricate, riducendo i chilometri quadrati necessari per salvare Lecce, da 3000 a 2500. La Provincia di Brindisi scomparirà. Massimo Ferrarese ne sarà l’ultimo presidente. Poi farà altro. Intanto trascorre qualche ora di relax nella sua casa a mare di Campomarino, provincia di Taranto.

CAMPOMARINO - Di fronte all’ufficialità Massimo Ferrarese alza bandiera bianca: dal 1 gennaio 2014 le province di Taranto e Brindisi saranno accorpate, e la città ionica diventerà capoluogo della nuova grande provincia. Diventeremo tarantini. L’ipotesi del Grande Salento non è mai decollata perché i parlamentari leccesi hanno alzato le barricate, riducendo i chilometri quadrati necessari per salvare Lecce, da 3000 a 2500. La Provincia di Brindisi scomparirà. Massimo Ferrarese ne sarà l’ultimo presidente. Poi farà altro. Intanto trascorre qualche ora di relax nella sua casa a mare di Campomarino, provincia di Taranto.

«Mi sono battuto fino alla fine nel tentativo di far capire alla gente e alla politica che le Province costano poco e non possono essere l’agnello sacrificale. Le spese folli della politica sono altrove. Ma il vento dell’antipolitica ha voluto questo. Siamo le prime vittime del movimento “anti-casta”. Spero almeno che questo sia solo il primo passo di un percorso che porti alla salvezza del Paese, massacrato dalla politica scellerata degli ultimi decenni».

Dove starebbero allora le spese da tagliare?

«Alle Regioni, e poi nella politica nazionale, nei miliardi di euro che spendono enti di secondo grado come Ato e Consorzi, che non servono a nulla ma hanno presidenti, consigli di amministrazione e revisori. L’ideale sarebbe stato accorparli nelle Province. Ma come dicevo, serviva un agnello sacrificale».

Sarà il becchino del suo ente?

«L’ho già detto in altre occasioni: non farò ulteriori tagli. Abbiamo già tagliato 16 milioni di spesa, siamo già al fondo del barile. Non cancellerò l’Università, la Santa Teresa e i trasporti pubblici. Non elimino i servizi ai cittadini».

Sembra pronto alle dimissioni anticipate…

«Non dico questo. E come sapete non avevo alcuna intenzione di difendere la mia poltrona. Però in questa esperienza ci ho messo l’anima. La politica non ha voluto difendere le Provincie, nessun partito si è schierato a loro difesa».

Pensa già al futuro: alla presidenza della Regione o al Parlamento?

«Il dopo Ferrarese inizia prima del 31 dicembre: di certo non farò “l’accorpatore”. Servirà un dirigente, un commissario, un liquidatore. Non mi va di vedere morire la mia Provincia».

Bari o Roma?

«Non sono io a poter decidere: non mi autocandido a nulla. Sicuramente voglio continuare ad aiutare la mia terra con tutte le mie forze. Cosa farò non dipenderà da me».

Intanto lancia NoiCentro nelle altre province…

«Il mio movimento è cresciuto: abbiamo già aperto sedi a Taranto e nella Bat, e nelle prossime settimane toccherà a Bari e Lecce. Ma vogliamo fare le cose con calma. Non c’è fretta».

Intanto nel 2013 si vota per il Parlamento. E Ferrarese ci sarà.

«Ripeto: ho un movimento (in crescita) e ho un partito nazionale. Non dipenderà da me ma dai vertici. Di certo c’è solo la mia volontà a continuare a dare un grande contributo».

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