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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Intervento/ Sinistra: è il tempo di nuove strade

Se un ventenne di passaggio fosse entrato per caso in quella sala dove si discuteva sul futuro della sinistra, credo che forse si sarebbe chiesto dov’era capitato, lo avrebbe assalito un sentimento di estraneità, non per un pregiudizio di valore, ma semplicemente perchè non avrebbe capito di che cosa si stesse parlando.

Se un ventenne di passaggio fosse entrato per caso in quella sala dove si discuteva sul futuro della sinistra, credo che forse si sarebbe chiesto dov’era capitato, lo avrebbe assalito un sentimento di estraneità, non per un pregiudizio di valore, ma semplicemente perchè  non avrebbe capito di che cosa si stesse parlando. Nel deserto del dibattito politico-culturale della città, la meritoria iniziativa dell’associazione Left ci ha raccontato durante la serata - ogni ospite a modo  suo -  la sinistra che eravamo, sconosciuta a quel  mondo giovanile che non ha l’obbligo di sapere chi fosse Turati e che in massa vota il movimento a cinque stelle….

…come noi da giovani votavamo in massa Pci, perché eravamo affascinati dalla personalità di Enrico Berlinguer e da quel progetto politico – il compromesso storico - che aveva acceso un sogno nella società italiana, lungamente preparato nelle sue pieghe, anche culturali e perfino psicologiche.

L’incontro di allora tra Enrico Berlinguer e il mite e lungimirante Aldo Moro fu l’epilogo di un vero e proprio processo storico e politico. Esso non ha nulla di paragonabile con l’offerta politica odierna, con tutto il rispetto per i protagonisti istituzionali e politici di oggi. Anzi, quei due statisti, amati dal popolo, avrebbero lasciato: il primo, uno straordinario testamento di preveggente e attualissimo spessore sulla questione morale, rivolto al sistema politico così come si è involuto fino ai giorni nostri; l’altro, la propria vita fisica per il perseguimento del sogno di una democrazia compiuta e avanzata, senza più steccati.

Fu l’incontro di due sogni. Ma il mondo di allora è cambiato. Non c’è più. E’ indifferente ad ogni sorta di reducismo e la sinistra ha disperato bisogno soprattutto di giovani che parlino ai giovani, delle cose dei giovani  e come i giovani. Carmine chiedeva, e si chiedeva, se oggi non ci fosse bisogno di una utopia, di un nuovo sogno. Non lo credo per i giovani. Essi coltivano semmai sogni individuali che considerano esclusivo affare loro. Chiedono più semplicemente  lavoro, diritto allo studio, possibilità di formarsi una famiglia, il diritto a essere accettati nelle loro differenze e nelle loro diversità. Non sono alla ricerca di quel sogno collettivo che a noi ventenni è bastato per riempire e dare senso a una vita, alle nostre vite individuali.

Capita che a volte la verità sia molto più semplice di quanto non cerchino di spiegarcela dotte ricostruzioni storiche e sapienti interpretazioni politiche,  pur rispettabili e interessanti. Certamente i giovani non entreranno  mai  nel “cerchio” di quei suk arabi che si definiscono enfaticamente gruppi dirigenti, ma che in realtà spesso sono “gruppi diretti” dalle correnti omologanti di affiliazione, pena l’isolamento e la riduzione al silenzio, prologo di quel gelo che cala a ogni addio, peraltro reciproco.

Ma la prosaica materialità della vita di ogni giorno oggi prende il sopravvento su tutto e su tutti. Anche negli adulti, nonostante abbiano potuto coltivare nella loro vita il sogno di un cambiamento. Del resto, il devastante tsumani elettorale che si è abbattuto sulla sinistra in Puglia, non è forse dovuto a quella “disconnessione sentimentale” tra il popolo e il suo Governo regionale, che trascina con sé i soggetti politici che lo sostengono?

Mi chiedo cioè se l’ascolto del territorio avviato meritoriamente in questi giorni sia sufficiente a recuperare, ad esempio, quella rete diffusa di assistenza sanitaria territoriale e di prevenzione, non creata in questi otto anni, e che ha invece ha preceduto e accompagnato i numerosi piani di riordino ospedaliero in Emilia, Toscana, Lombardia, Veneto. Temo che se non si realizzano, ventre a terra, in questi due anni restanti quanto non si è realizzato nei territori dai tempi della Sanità di Tedesco in poi, non possa esserci ascolto che tenga.

Le stesse  internalizzazioni, non perseguite in altre Regioni, non appartengono al novero di quelle forzature ideologiche da rivoluzione, sia pure “gentile”, respinte  a decine da Consulta e Corte Costituzionale, che creando, con situazioni di fatto, aspettative sociali (e sindacali), frustrate e deluse, oggi si rivolgono contro?  Altri esempi potrei raccontare alla mia amica intervistatrice Rosanna Cavallo. E ciò in un tempo nel quale abbiamo aderito a quel patto di “stupidità” europeo per il quale, perfino per restituire quanto dovuto alle imprese, occorre chiedere il permesso agli organismi di controllo europei!

Questo è il tempo di aprire nuove vie di luce alla sinistra, non di attardarsi a rinnovare ciò che non c’è più. Ma questa, se sarà, sarà un’altra storia…Quella sera, quel ragazzo, quella ragazza, per caso in sala – tuo figlio, mia figlia?- che uscendo avesse incrociato uno sguardo, avrebbe letto nei suoi occhi…“vengo via con te?”….

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