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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

"La costa? Facciamo come in Spagna"

BRINDISI - Le idee innovative in campagna elettorale servono per spezzare le sfilate dei programmi tutti uguali. Oggi ospitiamo una proposta del candidato sindaco Giovanni Brigante per la risistemazione della costa a nord di Brindisi, tra Materdomini e Apani. Brigante prende come punto di riferimento un'eperienza urbanistica attuata in spagna attorno alla località di Vinaroz, Brindisi riuscerebbe a fare la stessa cosa, trasformando l'area di Punta Penne, quella di Torre Testa e la falesia in erosione sino ad Apani? In Spagna avevano lo stesso problema, e ci sono riusciti.

BRINDISI - Le idee innovative in campagna elettorale servono per spezzare le sfilate dei programmi tutti uguali. Oggi ospitiamo una proposta del candidato sindaco Giovanni Brigante per la risistemazione della costa a nord di Brindisi, tra Materdomini e Apani. Brigante prende come punto di riferimento un'eperienza urbanistica attuata in spagna attorno alla località di Vinaroz, Brindisi riuscerebbe a fare la stessa cosa, trasformando l'area di Punta Penne, quella di Torre Testa e la falesia in erosione sino ad Apani? In Spagna avevano lo stesso problema, e ci sono riusciti.

Una pista ciclabile, bar, terrazze panoramiche, parcheggi, impianti sportivi. Questo è il nostro progetto per il tratto di costa che da Materdomini conduce ad Apani. Si tratta dello stesso intervento realizzato a Vinaroz, una località situata sulla striscia di costa tra Barcellona e Valencia, in Spagna. Progetto di cui un magazine brindisino parlò già nel 2008. Dalle foto che vi mostriamo, vi potete rendere conto di quanto il lungomare di Vinaroz, un piccolo borgo situato di fronte alle Baleari, sia molto simile alla nostra costa Nord: tanti scogli, piccole baie sabbiose, una litoranea stretta costeggiata da case.

Anche lì, fino a poco tempo fa, lunghi tratti di costa erano completamente inaccessibili, a causa degli smottamenti del terreno. Ora, grazie all’intervento dell’amministrazione locale, che si è affidata all’urbanista Vicente Guallart (www.guallart.com, sito da cui abbiamo estrapolato le foto contenute in questa presentazione): la litoranea ha cambiato volto ed è animata da centinaia di pedoni che passeggiano, corrono, vanno in bici sulla pista ciclabile, costituita da due corsie, una per le biciclette e una per chi pratica footing o semplicemente fa una passeggiata.

E poi sono state create tante “terrazze” in legno che permettono di godersi il tempo libero, praticare sport, prendere il sole, mangiare un gelato o leggere in riva al mare. Nei tratti resi meno accessibili dalla presenza degli scogli, invece, sono state installate le cosiddette “micro-costas”, delle piattaforme in legno che sostituiscono i lettini da spiaggia, si adattano alla geografia del luogo e non turbano l’equilibrio naturale.

Ma il progetto non riguarda solo la terraferma. Anche a Vinaroz, come a Brindisi, avevano il problema dell’erosione della costa. Lo hanno risolto costruendo dei frangiflutti in mare e dei muri di pietra che a terra bloccano le onde. La pista ciclabile è incollata alla strada percorribile dalle auto, separata da questa solo da paletti illuminati, ed evidenziata da un diverso colore. È stata realizzata con pietre che permettono la traspirazione delle acque piovane. L’illuminazione cambia di intensità a seconda delle ore del giorno, per non contaminare l’ambiente con luci intense.

Per organizzare al meglio la circolazione, lungo il tracciato stradale sono stati creati dei parcheggi per auto e biciclette. Nelle “aree relax” sono stati piantati differenti tipi di alberi tipici della zona: palme, naturalmente, ma anche molti cespugli artistici. Per non farsi mancare nulla, gli spagnoli hanno installato anche alcune “isole sportive”: campetti da basket, tennis, calcetto. Ed ovviamente isole pensate per il divertimento dei bambini.

Lungo il percorso costiero di Vinaroz sono dislocati inoltre dei “chiringuitos”: chioschi bar, ristoranti e simili. Tutto allocato in piattaforme di legno in prossimità delle “microcostas”. Questo progetto non richiede investimenti di decine di milioni di euro ed è realizzabile in pochi mesi (dalla data di avvio dei lavori). Potrebbe diventare il simbolo della rinascita della città, visto che lo stesso Guillermo Guallart (che contatteremo in caso di vittoria alle prossime elezioni) ha dichiarato: «Quello realizzato a Vinaroz è divenuto in poco tempo il simbolo della nuova identità territoriale della città».

Ecco come si potrebbe finanziare l’investimento: 1) Contributi delle grandi aziende: le più importanti aziende private presenti sul territorio potrebbero essere invitate a contribuire alla realizzazione del progetto. 2) Utilizzando i 5 milioni di euro che l’Amministrazione Comunale ha messo in bilancio per il PalaEventi, struttura che riteniamo non prioritaria per la città. 3) Sfruttando misure di rigenerazione urbana già esistenti, bandi dell’Unione europea e fondi regionali.

Alcune altre idee realizzabili, che riguardano il porto. A Copenhagen, capitale della Danimarca, si sono inventati una megapiscina nelle acque del porto interno. Nel periodo estivo centinaia di cittadini, vestiti come se stessero andando in spiaggia, percorrono le banchine del porto per raggiungere questa isola artificiale al cui interno è stata ricavata la piscina. Dal 2002 la gente è tornata a fare il bagno dove un tempo si tuffavano i nonni: l’ultima piscina pubblica in quella zona fu chiusa nel 1953 a causa dell’inquinamento delle acque. Poi l’amministrazione danese ha deciso di riappropriarsi dello specchio d’acqua ed ha lanciato il “Piano Blue”, che prevedeva approdi per imbarcazioni, impianti per praticare gli sport acquatici, aree dedicate al tempo libero.

L’idea lanciata nei mesi scorsi dall’architetto Carlo Sciarra non è una provocazione, ma qualcosa di realizzabile. Del resto anche a Parigi e in altre città turistiche i fiumi e le acque portuali sono state sfruttate per realizzare delle “spiagge in città”. Allora perché non farlo anche a Brindisi, dove il piazzale che ha ospitato il Papa resta desolatamente vuoto e inutilizzato? Chiederemo all’Autorità portuale di dotare l’ex capannone Montecatini di tutti gli impianti necessari per poter sfruttare la struttura in ogni periodo dell’anno. È necessario inoltre chiudere sui lati il capannone, magari con una soluzione a vetrata, come quella utilizzata a Rotterdam (vedi slide successiva) dove una banchina è diventata una tribuna. E dove le acque del porto vengono sfruttate perfino per delle installazioni di arte contemporanea.

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