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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Sinistra italiana" riuscirà a ricostruire la sinistra? Le condizioni per il successo

"Sinistra italiana" riuscirà a ricostruire la sinistra? Ho avuto modo di ribadire in più occasioni la mia attenzione verso tutto ciò che va e potrebbe andare in direzione di una ricomposizione delle forze, dei movimenti, delle sensibilità che si richiamano ai valori di una sinistra moderna, non nostalgica e capace di misurarsi con le trasformazioni e i bisogni di una società cambiata

"Sinistra italiana" riuscirà a ricostruire la sinistra? Ho avuto modo di ribadire in più occasioni la mia attenzione verso tutto ciò che va e potrebbe andare in direzione di una ricomposizione delle forze, dei movimenti, delle sensibilità che si richiamano ai valori di una sinistra moderna, non nostalgica e capace di misurarsi con le trasformazioni e i bisogni di una società cambiata. Pensare a sinistra non è cosa vecchia ma attualissima. Ce lo ricorda ogni giorno Papa Francesco con i suoi interventi sul lavoro, sull'economia, sulla povertà, sulla sobrietà, sulla solidarietà, sul valore della persona umana, sulla globalizzazione, sull'ambiente e l'ecologia. È, questa, materia di sinistra ma su cui la sinistra da tempo non pensa.

Anche e soprattutto per queste ragioni, assieme ad altri, abbiamo dato vita a LeftBrindisi, un'associazione politico-culturale che pur nei suoi limiti e capacità ha cercato e cerca di mantenere, con le proprie iniziative, un filo di dialogo e di pensiero a sinistra. E per queste ragioni guardo con curiosità e  attenzione alla costruzione di "Sinistra Italiana".  Un'attenzione di un apolide di sinistra, di elettore del Pd, partito da cui, non solo per le note ragioni locali, mi sento ormai lontano se non estraneo. In Puglia e a Brindisi ho contribuito a far nascere il Pd, convinto, come ero e sono ,che in esso dovevano confluire le culture riformiste e di sinistra che nel nostro paese per ragioni storiche e per errori compiuti erano rimaste divise. Invece questo partito è diventato ormai un mero contenitore di ceti politici, di indistinti, tenuti assieme, senza alcuna cultura politica, dalla gestione del potere e dal governo.

La sinistra invece c'è. L'esperienza del cattolicesimo sociale e democratico, le culture formatesi in Italia nel movimento comunista, socialista, laico repubblicano e più recentemente nel movimento ambientalista, sono vive ma non pensano assieme. Questa sinistra ha il dovere di uno slancio e di una generosità per potersi ritrovare. Ma ha bisogno di un programma, di strumenti, di organizzazione, di sedi di confronto. Il mondo nuovo richiede pensieri lunghi e profondi ripensamenti. Una sinistra rinchiusa nei palazzi del potere e nelle istituzioni o che profonde il suo massimo impegno per conquistare quotidianamente visibilità nei media o di comunicare solo attraverso la rete, rischia di diventare residuale, subalterna senza pensiero e senza popolo. Solo ceto di governo.

Per la sinistra è diventato urgente fare incontrare e unire più voci, più organizzazioni, più aggregati sociali in grado di proporre e di costruire una alternativa credibile forte, convincente dal punto di vista culturale e di governo. In questo senso è opportuno recuperare lo spirito dell'Ulivo. Cultura politica e popolo sono una lo strumento, l'altro la base sociale, per iniziare un viaggio sulla cui strada e nei territori attraversati, si possono incontrare i consensi necessari, sentimenti, nuovi protagonisti interessati al cambiamento. Non bastano, allora, alla sinistra i politici di professione, gli ultimi intellettuali rimasti fedeli alla causa, i militanti di un tempo, per rendere ambizioso un progetto e un programma di una sinistra italiana rinnovata e più unita.

È indispensabile coinvolgere e saper coinvolgere innanzitutto le nuove generazioni assieme a quel mondo dei lavori bistrattato, colpito nella sua dignità e allontanatosi da tempo dalla sinistra e dalla politica. La disputa a utilizzare la parola "sinistra" è diventata ormai un gioco di società. Per ridarle un senso e un significato bisogna che si liberi dei suoi aggettivi (riformista, radicale, massimalista, moderata, rancorosa, predisposta storicamente a dividersi) e si dia un programma e un insediamento sociale. Insomma l'esatto contrario di chi pensa, attraverso quella parola o sigla, di costruire le proprie fortune politiche e le proprie carriere. Lo sforzo intellettuale e organizzativo di cui c'è bisogno è un lavoro di lunga lena, di ricostruzione.

La società italiana ha bisogno di cambiamenti profondi, un bisogno che oggi è stato intercettato da populismi di varia natura e da una politica che impropriamente viene chiamata antipolitica. Senza un'idea dell'Italia e del suo futuro non si cambia l'Italia. Il realismo, se pur necessario per governare, senza una grande idea da preservare e da realizzare non è sinistra, ma è solo opportunismo. Mi sembra questa invece la cifra del governo Renzi.

Un pensiero politico di sinistra, nuovo e innovativo, sostenuto da una moderna organizzazione, aperta e diffusa nei territori e nei gangli vitali della società, è l'unico modo per far tornare utile e attrattiva la sinistra senza che ricorra al soccorso di un'altra parola quella di "centro"  fatta diventare centrale per governare l'Italia. Che cosa è infatti il Partito della Nazione se non il partito di quelli che vogliono e devono governare sempre e a prescindere!

C'è, certamente, uno spazio per la sinistra ,sia per quella che è rimasta all'interno del Pd, sia per quella che ne è uscita, sia per quella esterna ad esso, diffusa e dispersa. Ma lo spazio più grande per la sinistra, la prateria da conquistare e da coltivare, è rappresentato dai delusi e degli esclusi, dai subalterni consapevoli di esserlo e da quelli che non lo sono, uno spazio fatto di rassegnati e sfiduciati, di rancorosi e di nostalgici, di quanti non vanno più a votare, uno spazio però affollato soprattutto di giovani che non credono nella politica e che non hanno conosciuto mai la sinistra.

A questo spazio bisogna sapersi avvicinare con un linguaggio fresco e nuovo, con discorsi di verità e di concretezza. Un linguaggio capace di recuperare la sobrietà e la serietà dell'impegno politico, la competenza, lo spirito critico e la curiosità verso il nuovo della sinistra. Un nuovo modo di essere della sinistra che interpreta e pratica la democrazia non solo come decisione ma come deliberazione comune attraverso procedure dialettiche di confronto e rispettose del pluralismo.

Penso pure io che sia questa l'unica risposta che la sinistra deve dare, riorganizzandosi, a quella che il prof. Carlo Galli chiama "inespressa e inconsapevole domanda di politica dei cittadini". Se la costituenda "Sinistra Italiana" si organizzerà  per fare questo ha certamente un futuro. Se invece sarà l'ennesimo raggruppamento di ceti politici e parlamentari alla ricerca di nuovo posizionamento per le proprie carriere, non solo è destinata al fallimento ma darà una direzione "distruttiva" alla domanda di politica e non saprà sfruttare lo spazio che le è davanti.

Il cammino di "Sinistra Italiana" sarà "un cammino non facile, né breve in cui serviranno umiltà, generosità verso il collettivo, coraggio, visione e determinazione". Si potrà dare vita, così, senza ansia da prestazione, e senza scorciatoie politiciste, ad un partito nuovo, serio, organizzato, popolare senza nostalgie che non dovrà fare il verso ai vecchi partiti di massa del Novecento di cui nessuno sente più il bisogno.

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