I giovani brindisini sono stanchi: "Stavolta ci saremo anche noi"
Si sta organizzando un movimento di studenti fuori sede, lavoratori, disoccupati che interverrà nella campagna elettorale. Firme online e primo incontro sabato pomeriggio
BRINDISI – Hanno lanciato un appello che si chiama “Ora tocca a noi”, con l’hashtag #vogliorestare. Hanno firmato già in 150, ma contano di raccogliere ancora più adesioni tra i giovani under 35 che vivono lontano dalla loro città, Brindisi. E sabato si incontreranno alle 17,30 presso la vineria Susumaniello. Cosa vogliono, chi sono? Alcuni vengono dai movimenti degli ultimi anni, altri hanno maturato le proprie idee nelle sedi dove studiano o lavorano. A tutti interessa una cosa: l’avvio nella loro città di un reale processo di cambiamento, e una delle occasioni è indubbiamente il prossimo voto amministrativo.
“Siamo stanchi di essere costretti ad emigrare fuori città o a stare a Brindisi sottostando a condizioni di ricatto o ad assenza di possibilità”, dichiarano gli organizzatori. “I dati parlano chiaro: sono più di 15.000 i giovani costretti ad emigrare, per non parlare di quelli che sono solo formalmente residenti qui ma costretti a studiare o lavorare fuori. Chi invece tra noi è rimasto non vede prospettive. Questa città è il nostro orgoglio, non possiamo più sopportare di continuare a subire ciò che è successo negli ultimi anni”.
L’analisi è molto chiara: “Brindisi è diventata una città per vecchi, con alta disoccupazione e assenza di sicurezza. Mentre la maggior parte delle intelligenze prodotte dal nostro territorio non sono state valorizzate o sono rimaste lontane, in città si è mostrata a chiare lettere l'incapacità della classe politica brindisina governo comunale dopo governo comunale. È arrivato il momento di organizzarci insieme e non lasciare le sorti della città in mano ai soliti noti”.
Non saranno dunque osservatori inattivi, i giovani che hanno lanciato l’appello “Ora tocca a noi”. Lo dicono alla fine del messaggio: “Vogliamo creare reali prospettive per la città, per poter tornare a vivere qui, mettendo al servizio del territorio che amiamo tutte le nostre capacità e competenze, vogliamo un altro modello di sviluppo, lavoro, spazi e servizi. Basta con i soliti slogan elettorali che poi non cambiano nulla, ma lasciano Brindisi così com'è. Non ci fidiamo più”.
Tutto sarà deciso insieme, riguardo l’intervento nella campagna elettorale della tarda primavera. Il secondo passo, dopo quello dell’avvio della petizione, sarà l’incontro di sabato pomeriggio a Brindisi approfittando delle vacanze pasquali. C’è comunque la pagina Facebook creata appositamente, per seguire eventi, adesioni, sviluppi dell’iniziativa. Una delle anime dell’appello è certamente – si evince dai nomi – quella nata negli anni dal movimento degli studenti, Uds in testa. Ma ci sono lavoratori, disoccupati, casalinghe. Tutti mossi dall’aspirazione di trovare lavoro e nuova qualità della vita nella città dove sono nati. E dove quelli che sono lontani vorrebbero tornare. Per firmare l'appello che riportiamo integralmete di seguito, si può utilizzare questo link.
L’appello
“Siamo i figli di questa terra e crediamo ancora in un cambiamento possibile e urgente, per una città che ha allevato una generazione di giovani che merita nuove opportunità e prospettive, che merita di poter decidere sul proprio futuro senza delegare più la responsabilità di ricostruire la città alle stesse persone che hanno distrutto Brindisi negli ultimi anni davanti ai nostri occhi”.
I fatti di cronaca – quattro sindaci arrestati negli ultimi 30 anni - e per ultima la breve e incresciosa recente esperienza legislativa, sono solo casi emblematici di un modello di amministrazione e di intendere la politica ancorato agli interessi personali e al clientelismo, piuttosto che al bene della città ed alla sua crescita.
Brindisi è diventata una città che rifiuta i suoi giovani! Sono oltre 15.000 i brindisini emigrati per motivi di studio o lavoro a seguito della crisi economica, costretti alla fuga, a ricevere i famosi ‘pacchi da giù’ per sentirsi meno lontani. E questi dati non tengono conto delle migliaia di giovani studenti fuori sede che risultano residenti a Brindisi ma in realtà affollano gli atenei di tutta Italia, senza ritrovare nella maggior parte delle volte la via del ritorno a casa.
Noi giovani brindisini vogliamo il riscatto per la nostra terra! Nonostante le condizioni in cui versa la nostra città siamo tutti orgogliosi di essere brindisini. Esiste un'altra Brindisi che è quella lontana dalle cronache politiche e dalla criminalità. Quella della cultura e della storia romana di cui la nostra città è portatrice, quella del turismo, quella di una nuova industrializzazione sostenibile possibile, quella della ricerca e dell'innovazione, quella di cui la nostra generazione sparsa a Bari, Lecce, Torino, Milano, Roma, Bologna o all'estero sente la mancanza.
Siamo cresciuti in una città figlia di una industrializzazione forzata che non ha mai realmente investito sulle tante potenzialità di rilancio economico e di costruzione di un nuovo modello di sviluppo. Vogliamo che si riparta da qui: dalle nostre radici, dai settori agro-alimentari, dal turismo, dalle attività portuali, dalla cultura, dall'università, dando risalto all'innovazione e soprattutto ai nostri talenti. Sogniamo una città in fermento e a misura di cittadino, bella, vivibile e con servizi di qualità, che sviluppi un tessuto sociale e culturale che sappia accogliere le nostre esperienze e i nostri progetti.
Vogliamo che le ragazze ed i ragazzi che cresceranno in questa città non vedano quello che abbiamo visto noi: la microcriminalità dilagante, l'impoverimento, l'assenza di lavoro, lo stato di abbandono e di immobilismo sociale in cui siamo costretti a crescere, in assenza di qualsiasi forma di socialità e aggregazione. Siamo una generazione di brindisini con i sogni infranti, a cui non è stata offerta una prospettiva diversa, costringendoci a metterli nel cassetto alla ricerca di un lavoro dignitoso e di certezze che sembrano un miraggio.
Vogliamo che la politica torni ad occuparsi del bene comune invece di rivolgersi ad interessi particolari, o peggio ancora criminali. Vogliamo una politica che dia un indirizzo ed un futuro al nostro territorio, che dia risposte alla nostra generazione e alle grandi sfide che ci troviamo davanti. Vogliamo una città che ci possa accogliere, per costruire qui la nostra vita contribuendo alla crescita e allo sviluppo sostenibile del nostro territorio. Se nessuno fa i nostri interessi, li porteremo avanti da soli! Non possiamo più aspettare, c'è in gioco il futuro della nostra città! Ora tocca a noi!”