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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

"Nessuna difesa: province da abrogare"

BRINDISI - Domani mattina l'assessore regionale Marida Dentamaro attende i sindaci dei Comuni interessati dall'ipotesi di abrogazione delle province, al fine di ascoltare le istante e le opinioni degli stessi prima che la giunta Vendola definisca l'ipotesi di ristrutturazione per la Puglia. Alla luce delle prese di posizione di queste ultime settimane a Brindisi, interviene sul tema il consigliere comunale brindisino del Pd Salvatore Valentino, anche presidente dell'associazione "Brindisi Democratica".

BRINDISI - Domani mattina l'assessore regionale Marida Dentamaro attende i sindaci dei Comuni interessati dall'ipotesi di abrogazione delle province, al fine di ascoltare le istante e le opinioni degli stessi prima che la giunta Vendola definisca l'ipotesi di ristrutturazione per la Puglia. Alla luce delle prese di posizione di queste ultime settimane a Brindisi, interviene sul tema il consigliere comunale brindisino del Pd Salvatore Valentino, anche presidente dell'associazione "Brindisi Democratica".

"Si succedono in questi giorni febbrili incontri tra istituzioni e forze sociali nel tardivo disperato tentativo di salvare la nostra provincia dall’innaturale accorpamento con quella di Taranto. Con le prime pioggie si vedono così spuntare sempre più numerosi ed a tempo ormai scaduto  gli strenui difensori della “brindisinità” da difendere a tutti i costi e fino all’ultimo respiro. Nessuno che stia lì a chiedersi se le scelte del governo Monti in materia siano razionali e rispondano ad un’esigenza reale di rinnovamento della farraginosa macchina burocratica nazionale.

Le 110 province rappresentano una opulenta riserva per circa 4448 politici. Gli stipendi per mantenere i 110 presidenti, 110 vicepresidenti e 110 presidenti del consiglio provinciale vanno sommati a quelli dei 943 assessori ed ai gettoni per gli oltre 3000 consiglieri provinciali. Il tutto per un costo totale di circa 200 milioni di euro l’anno. I costi indiretti (auto blu, consulenze esterne, spese di rappresentanza ecc.) vengono invece quantificati da più fonti in 2,5 miliardi di euro per anno senza conteggiare i costi per il personale con i quali si arriverebbe a 13 miliardi di euro/anno. Tutto denaro che a nostro giudizio si potrebbe in buona parte risparmiare.

Il governo Monti non ha potuto procedere alla totale cancellazione delle provincie in quanto andrebbe modificato il Titolo V° della Costituzione, con particolare riferimento all’articolo 114 che recita “la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Provincie, dalle Città Metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”.

Una classe politica lungimirante e che ragioni non per cercare facile visibilità in vista  delle prossime elezioni ma nell’interesse della nazione dovrebbe pretendere che nella prossima legislatura venga abolito definitivamente questo ente intermedio anziché arroccarsi in inutili difese di campanile. A maggior ragione se si considera che le 43 provincie che rimarranno in vita saranno carrozzoni vuoti in quanto esautorate da quasi tutti i poteri precedentemente posseduti e senza nessun avallo elettivo popolare. L’invito è pertanto a meditare ed far tesoro del motto che fu di Alcide De Gasperi e che recita 'il politico è quello che pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni' ”.

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