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Focus/ Il Paese tagliato fuori dai progetti di riforma della Costituzione

La modifica della Costituzione, tecnicamente la "revisione della Costituzione", è operazione legittima. E ciò tanto perché è formalmente previsto il relativo procedimento all'interno della stessa Costituzione (art. 138), quanto perché trattasi di principio di carattere generale

La modifica della Costituzione, tecnicamente la “revisione della Costituzione”, è operazione legittima. E ciò tanto perché è formalmente previsto il relativo procedimento all’interno della stessa Costituzione (art. 138), quanto perché trattasi di principio di carattere generale in virtù del quale ogni popolo ha diritto di adeguare le proprie leggi, compresa quella fondamentale, in relazione al tempo che governa.

La Costituzione Americana, con il famoso “We the People” (Noi il Popolo) assegna al popolo americano, attraverso il Congresso, il diritto (alcuni studiosi parlano di diritto naturale) di modificare la propria Costituzione.  Il Congresso, quando i due terzi di ciascuna Camera lo ritengano necessario, potrà proporre emendamenti a questa Costituzione o, su richiesta dei Legislativi dei due terzi dei vari Stati, potrà convocare una Convenzione per proporre emendamenti.

Da quando nel 1789 entrò in vigore, cioè da oltre duecento anni,  la Costituzione Americana è stata integrata, e dunque modificata, con 27 emendamenti. L’ultimo risale al 1992. Nel periodo compreso tra il 1948, data di entrata in vigore della Costituzione Italiana, e il 1999 (fonte Treccani) si contano ben 25 tra leggi di revisione e leggi costituzionali.

Cui vanno aggiunte le modifiche successive occorse durante i primi anni del 2000 (quella che ha posto fine al divieto di ingresso in Italia per i membri discendenti di Casa Savoia; quella che ha introdotto in Costituzione il concetto di pari opportunità tra generi, L. Cost. 30 maggio 2003 n. 1 “All'articolo 51, primo comma, della Costituzione, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità' tra donne e uomini”. quella di modifica al titolo V).

Cioè in poco più di sessanta anni abbiamo fatto quello che gli americani hanno fatto in oltre due secoli. Se qualcuno volesse intravedere in questa proporzione un qualche significato, avrebbe la spiegazione del perché gli USA sono gli Stati Uniti d’America e l’Italia è ciò che alcuni definirono “l’Italietta”.

Mettere mano alla Costituzione è sempre un atto di grande rilevanza politica: si potrebbe anche dire di rilevanza storica. L’idea, invece che possa essere un mero atto legislativo, o peggio un semplice atto amministrativo pur rispettoso del previsto procedimento che ne certifica la legittimità, è una idea non solo riduttiva e semplicistica della portata della innovazione che si intende apportare, ma anche antistorica ed in fondo autolesionistica.

Antistorica perché procedendo alla revisione della Costituzione, bisognerebbe sempre preservarne i principi ispiratori originari. Autolesionistica perché se un sistema politico, democratico,ha un bene da preservare questo non può che essere la Costituzione che ne legittima la propria stessa esistenza.

Se, poi, la Riforma Costituzionale riguarda “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo v della parte seconda della Costituzione” non siamo più in presenza di un semplice emendamento pur fondamentale che fosse, ma di una vera e propria riformulazione dei principi cardini del sistema politico e del funzionamento del meccanismo legislativo.

Se si aggiunge che il dibattito nel Paese, data la inesistenza territoriale dei partiti politici, è pressoche assente e quello parlamentare riportato sui mass media riguarda più le divisioni o spaccature interne ai partiti e la contrapposizione tra i vari leader o presunti tali, mentre nulla viene riferito in ordine alle questioni di merito, si corre il più che probabile rischio che ci troveremo uno stravolgimento della Costituzione avendo violentato un intero popolo e la sua volontà.

Si potrebbe dire “a nostra insaputa”: che però sarebbe colpevolmente a nostra insaputa. Ne faremo oggetto di specifici approfondimenti;  al momento mi viene in mente quando si porta un abito dal sarto chiedendo di riadattarlo alle mutate sembianze fisiche: per quanto la riparazione risulti ben riuscita residuano sempre delle fastidiose “false pieghe”.

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