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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Quegli affidamenti diretti per 6 milioni"

BRINDISI - Pubblichiamo un articolo dell'ex consigliere comunale Enzo Albano, del Pd, il quale non ha tuttavia mai smesso di occuparsi anche dall'esterno di palazzo di città dei problemi di Brindisi e dei suoi cittadini. Albano, in un contesto di indagini che hanno al centro alcune vicende di affidamenti di servizi, ricorda a tutti con dovizia di particolari alcuni casi di affidamento senza gara di 2,7 e 3,5 milioni di euro da parte dell'amministrazione comunale brindisina negli anni scorsi, rimasti senza risposta. Siamo nel campo della gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti e della riscossione tributi.

BRINDISI - Pubblichiamo un articolo dell'ex consigliere comunale Enzo Albano, del Pd, il quale non ha tuttavia mai smesso di occuparsi anche dall'esterno di palazzo di città dei problemi di Brindisi e dei suoi cittadini. Albano, in un contesto di indagini che hanno al centro alcune vicende di affidamenti di servizi, ricorda a tutti con dovizia di particolari alcuni casi di affidamento senza gara di 2,7 e 3,5 milioni di euro da parte dell'amministrazione comunale brindisina negli anni scorsi, rimasti senza risposta. Siamo nel campo della gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti e della riscossione tributi.

L'articolo di Enzo Albano

Forse adesso c’è la concreta possibilità che le dichiarazioni della Corte dei Conti  e gli accertamenti posti in essere in questi ultimi giorni, possano costituire lo stimolo per chiarire  altre situazioni di affidamento diretto effettuati dall’amministrazione comunale di Brindisi, di valore economico di gran lunga superiore a quelle che stanno suscitando interesse e clamore, e che potrebbe aver comportato  un rilevante danno economico per le casse comunali.

Si tratta di situazioni rispetto alle quali  sono state più volte  rappresentate perplessità sulla correttezza della procedure di affidamento adottate dall’amministrazione comunale di Brindisi, che non ha mai inteso chiarire i motivi ostativi  all’attivazione alla prescritta procedura concorrenziale fra le diverse imprese e/o società, come si doveva per effetto  sia dell’entità economica dell’affidamento,  sia della natura della prestazione, sia dell’insussistenza dei motivi d’urgenza.

Infatti, non sembravano rintracciabili i presupposti previsti dall’articolo 57 del decreto legislativo n. 163 del 2006, che consentono di aggiudicare contratti pubblici mediante procedura negoziata, senza previa pubblicazione di un bando di gara. Mi riferisco al servizio di manutenzione conservativa e di vigilanza dell’impianto di biostabilizzazione dei rifiuti  e di produzione Cdr, che la giunta comunale di Brindisi,  a partire dalla delibera  n. 35 del 16 agosto 2004,  ha affidato  senza gara, ogni 2/3 mesi per complessivi 72 mesi, al costo  di 36.000 euro al mese , inspiegabilmente alla stessa  società  che  nel frattempo aveva attivato un contenzioso giudiziario contro il comune di Brindisi, per questioni inerenti la costruzione e la consegna dell’impianto, con una richiesta di risarcimento danni di oltre  due milioni di euro.

Quando finalmente è stata espletata la gara regolare,  in seguito alla sentenza  della terza sezione del Tar di Lecce,  lo stesso servizio è stato affidato  ad una diversa società, al costo di 18.115,90 euro al mese, con un risparmio di 17.884,10 euro al mese (  circa 34 milioni di lire ), rispetto a quello corrisposto in precedenza. E’ come dire che il Comune di Brindisi, ove avesse espletato la regolare gara a cominciare dal  2004, come stabiliscono  le norme poste a tutela della correttezza delle procedure, della imparzialità e della tutela della concorrenza , verosimilmente avrebbe potuto risparmiare, oltre un milione di euro ( oltre 2 miliardi di lire) di denaro pubblico riveniente dalle tasse dei cittadini .

Non va sottaciuta la circostanza, che al momento della consegna dell’impianto fu rilevato  un guasto alla cabina di alimentazione avvenuto diversi mesi prima  e che hanno fatto  dubitare sulla effettiva esecuzione della manutenzione  in quel periodo, ma anche la necessità di doverla eseguire costantemente, atteso che  le verifiche  effettuate in epoca successiva al guasto  hanno attestato solo  “piccoli problemi dovuti al  tempo”. Una manutenzione che è costata al Comune quasi tre milioni di euro circa  (quasi 6 miliardi di lire), per un impianto tenuto ad ammuffire e mai entrato in funzione. E di cui adesso paghiamo le conseguenze a 2200 euro al giorno, che inevitabilmente pagheranno con la Tares i cittadini.

Ma c’è anche, per rimanere ai più eclatanti,  la vicenda dell’affidamento diretto, senza gara, del servizio di verifica contabile, tributaria e catastale per  richiedere i contributi statali previsti per le minori entrate Ici realizzati dal Comune di Brindisi, a causa  della modifica dei criteri di definizione dei valori catastali di fabbricati di cat. D,  che ha  comportato l’erogazione di una parcella di oltre 3,5 milioni di euro ( 7 miliardi di lire).

Un affidamento semplificato, diretto, come rivela lo stesso dirigente degli  uffici finanziari adottato “per le vie brevi”, “all’unica società a propria conoscenza” e “vista l’offerta fatta pervenire per le vie brevi’”, si decide di affidare l’espletamento di questa attività, per gli anni dal 2001 al 2007, nel rispetto delle prescrizioni indicate dalla giunta comunale, sulla base di un corrispettivo corrispondente alla percentuale del 14% sul contributo statale. Una percentuale successivamente ridotta al 5% dalla giunta comunale con la delibera n. 216 del  19 maggio 2009, con la quale conferiva l’incarico alla stessa società per gli anni 2008 e 2009, in quanto  “i dati elaborati erano stati acquisiti e consolidati”. Sempre senza gara.

Tutto si è svolto in un lampo. Il  successivo giorno 27 giugno 2008, fu stipulato il relativo contratto fra il Comune e la società interpellata, il 30 giugno, solo tre giorni dopo, il Comune provvedeva a trasmettere gli elaborati, già approntati dalla predetta società , al Ministero dell’Interno, il giorno dopo (1 luglio) veniva già accreditato sul conto del Comune un acconto di 2.703.269,18 regolarmente iscritto al Capitolo 68 del Bilancio Comunale.  Una somma che in seguito è considerevolmente aumentata, e che ha comportato l’erogazione di 3,5 milioni di euro (7 miliardi di lire circa)  alla società affidataria del servizio. Fatti salvi, naturalmente, successivi aggiornamenti o fatture ancora in sospeso.

Non sono stati mai chiariti i motivi per cui la giunta ha aspettato il 18 giugno per programmare quella attività, quando aveva tutto il tempo per farlo come hanno fatto molti Comuni nei mesi precedenti, ma anche, senza perdere alcunché,  entro il  31 gennaio successivo, attivando un normale confronto concorrenziale fra diversi preventivi, come è necessario esperire in questi casi; ma anche in base a quali elementi la giunta ha ritenuto congruo il corrispettivo del 15% indicato nella delibera, poi portato al 14% dal dirigente in sede di contrattazione “per le vie brevi”; perché non sono stati tenuti in nessun conto i suggerimenti e le indicazioni dell’Associazione Nazionale Uffici Tributi Enti Locali, alla quale il Comune è associato, che aveva sconsigliato i Comuni dal sottoscrivere tipologie di contratti che prevedessero compensi a percentuale, rispetto alle spettanze attribuite dallo Stato.

E perché non è stato interpellato per “le vie brevi” anche il Consorzio E-Progress, con il quale l’Associazione Nazionale Uffici Tributi Enti Locali (Anutel) aveva stipulato una convenzione e che era stato proposto per l’esperienza maturata, la qualità e rapidità del servizio e per le condizioni vantaggiose offerte dagli associati, che prevedevano un compenso in misura fissa, solo a seguito di erogazione dello Stato, quantificabile precisamente in sede di sottoscrizione del contratto; ma anche  se erano ammesse le vie brevi considerata l’entità del corrispettivo.

Ci sembrava evidente anche in questa circostanza lo spreco enorme di denaro pubblico, che abbiamo segnalato  per tempo, non già per mera strumentalizzazione politica, ma  per riaffermare l’esigenza del  rispetto delle regole e di un sistema efficiente di controlli e di intervento, perché un atteggiamento corrivo nella valutazioni delle violazioni delle norme toglie valore alle stesse,  con le conseguenze per la finanza pubblica italiana,  denunciate nei giorni scorsi  dalla procura generale della Corte dei Conti, e  che sono sotto gli occhi e nelle tasche degli italiani costretti a fare enormi sacrifici, oppressi  dalle tasse e dall’aumento esagerato del costo della vita.

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