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Referendum: analisi di una sconfitta vista dalla parte del Sì

E' opportuno che ad esito elettorale acquisito con la netta vittoria del 'no', i perdenti, i fautori della riforma costituzionale bocciata, senza farsi prendere dallo sconforto, guardino con obiettività alla situazione nuova  scaturita dal voto

E' opportuno che ad esito elettorale acquisito con la netta vittoria del 'no', i perdenti, i fautori della riforma costituzionale bocciata, senza farsi prendere dallo sconforto, guardino con obiettività alla situazione nuova  scaturita dal voto ed alle prospettive che si aprono per il paese. Innanzitutto le ragioni della sconfitta: dovute in gran parte all' errore iniziale da parte di Renzi, per aver trasformato un normale, per quanto importante referendum, come gli altri svoltisi senza scosse in passato, in un plebiscito a favore o contro la sua persona, dando così una caratterizzazione personale e politica alla consultazione, che è andata ben oltre la materia del contendere, per investire l' intero operato del governo. 

Per quanto egli avesse cercato tardivamente di correggere il tiro,  gli avversari coalizzati, cogliendo la palla al balzo, hanno sfruttato l'occasione, che inopinatamente veniva loro offerta,  per marcare tale aspetto politico della consultazione, trasformatasi  in un votazione pro o contro il governo, mettendo in secondo piano la  portata innovativa del testo costituzionale del governo.  Ciò spiega l'elevata partecipazione al voto, come nelle normali consultazioni politiche, avendo intuito gran parte dell'elettorato, artatamente preparato dai partiti contrari alla riforma, che, rispetto alla riduzione dei costi della politica ed alle altre innovazioni previste dalla riforma costituzionale respinta, ben altra occasione si presentava a portata di mano, quella di esprimere, attraverso il 'no', la insoddisfazione per la situazione del paese con la richiesta implicita di un cambio di marcia nelle politiche del governo.

Mentre i fautori del 'si', stando al tema, si "sgolavano" a spiegare i contenuti della riforma per cercare di ampliare la fascia del consenso, i contrari alla stessa facendo leva su altre preoccupazioni, riuscivano a spostare in loro favore quella parte dell'elettorato, considerata indecisa alla vigilia del voto, in realtà poco interessata alla materia referendaria, ritenuta argomento tecnico, di addetti ai lavori.  La elevata percentuale dei 'no', registratisi in tutto il Mezzogiorno, con quote superiori al 70% in molte realtà, non hanno indicato, pertanto, una spiccata fedeltà delle nostre popolazioni al testo della costituzione del 1948 ed il desiderio di non cambiarla, votando 'no': hanno espresso, semplicemente, l'acuto disagio sociale di questa parte del paese, l'economia che non decolla, la endemica elevata disoccupazione, la mancanza di futuro e tutto il resto.

Di fatto, se il referendum, appena svolto, ha assunto i caratteri di una consultazione politica e non solamente limitata alla materia referendaria, le deduzioni da trarre sono in gran parte politiche. Viene confermato, innanzitutto, che un partito politico, per quanto popolare, raramente riesce a superare la soglia del 50 più 1 per cento dei voti in una elezione con la conseguente impossibilità di vincere da solo un referendum od ottenere una maggioranza parlamentare:  così avviene negli altri paesi europei dove nessuno governa con un consenso superiore al 40 per cento.

Tale constatazione rimane valida in particolare per la stesura definitiva della prossima legge elettorale, che conseguentemente  non potrà poggiarsi sul 'proporzionale puro', pena la ricaduta nella ingovernabilità della Prima Repubblica con  il ricatto dei partiti minori necessari per raggiungere le maggioranze parlamentari.  L'uno contro tutti, pertanto, non ha pagato ed il PD da solo, in quanto le minori formazioni alleate a stento compensavano la frazione del PD schierata a favore del 'no' insieme a tutti gli altri partiti, non è riuscito a prevalere, pagando lo scotto di una incisiva riforma costituzionale bocciata. 

In proposito è indicativo il voto degli italiani all'estero, dove ha prevalso il 'Sì' alla riforma del governo, non essendo stato quel voto inficiato da altre ragioni, come da noi, in quanto a prevalere tra i nostri connazionali è stato il desiderio di vedere la nostra legislazione di base allineata con quella dei paesi dove essi vivono ed operano.

Il PD, comunque, con il risultato elettorale di tutto rispetto raggiunto, approssimatosi a quello delle elezioni europee, si conferma la formazione politica più  importante del paese, senza la quale non vi sono prospettive di governabilità e sviluppo per la comunità nazionale e Renzi la personalità più popolare e di maggior rilievo presente sullo scenario politico . Egli stesso, accomiatandosi dopo la dichiarazione di dimissioni del governo, rivolto alle opposizioni ha esclamato: "a voi, ora, gli oneri e gli onori"! Staremo a vedere!

Il primo risultato raggiunto. del quale il paese avrà sicuramente da pentirsi in seguito, come la Gran Bretagna con la 'Brexit',  è stato quello di rinviare 'sine die' la riforma costituzionale vigente, nelle parti modificabili,  perpetuando l'anomalia del nostro paese rispetto, in particolare, agli altri 'partner' europei , l'altra , altrettanto rilevante, è stata quella che gli oppositori, fermamente uniti nell'opporsi alla riforma referendaria per favorire la caduta del governo Renzi,  sono ora divisi in tutto e per tutto sul che fare, quale riforma elettorale adottare, e quale proposta credibile e non propagandistica  hanno in serbo per assicurare un avvenire sicuro al paese.

Infine, un dato che ha colpito tutti gli osservatori e me personalmente, avendo partecipato ad alcune iniziative tenutesi qui in provincia a favore del 'Sì', è stato quello della grande partecipazione di pubblico alla campagna referendaria, in particolare di giovani attenti, informati, appassionati nel loro impegno, smentendo il luogo comune delle giovani generazioni, disinteressate alla politica ed al bene pubblico. Tutto ciò fa ben sperare per il futuro, nella certezza che tale proficuo impegno si manterrà ed intensificherà  nel corso delle prossime importanti scadenze, previste nell'agenda politica del paese.   

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