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Archeosub tedeschi e salentini a Guaceto per svelare mistero di 2000 anni fa

Una missione congiunta di due soprintendenze a caccia, tra l'Area marina protetta brindisina e Roca Vecchia, di reperti collegabili al Disco di Nebra

TORRE GUACETO (Brindisi) - Prende il via oggi 16 luglio la spedizione archeologica subacquea nell’Area Marina Protetta di Torre Guaceto di un gruppo di ricercatori della Landesamt für Denkmalpflege und Archäologie Sachsen-Anhalt di Halle, della Soprintendenza archeologica tedesca e della Soprintendenza di Brindisi, Lecce e Taranto. La missione ha lo scopo di trovare il collegamento mancante con il Disco di Nebra, un manufatto in bronzo decorato con applicazioni in lamina d’oro avvenute in fasi successive, che compongono la più antica raffigurazione nota del cielo. Rinvenuto nel 1999 da clandestini tra i boschi del Mittelberg, dove era stato deposto, probabilmente, tra il 2100 e il 1700 avanti Cristo, insieme ad armi ed ornamenti in bronzo, questa è un’opera sottratta ai tombaroli nel 2002  dallo straordinario valore storico ed archeologico, divenuta patrimonio dell’umanità per decisione dell’Unesco nel 2013.

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“La missione prende il via nelle acque della Riserva sulle cui coste sono presenti due insediamenti protostorici fortificati, Torre Guaceto e scogli di Apani – ha spiegato l’archeologo del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto e specialista per gli studi sull’età del Bronzo in Puglia, Rino Scarano -, realizzando una mappatura completa dei fondali attorno ad essi”. Questa attività di ricerca è nata nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale appena siglato tra i due uffici di soprintendenza, con il sostegno del Consorzio di Torre Guaceto e quello del Comune di Melendugno, nel territorio di pertinenza del quale il team si sposterà nei prossimi giorni. Lo sponsor tecnologico del progetto è Atlas Elektronik GmbH di Brema, in collaborazione con il Consorzio Cetma di Brindisi – Cittadella della Ricerca.

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“La soprintendenza con il Consorzio di Torre Guaceto e l’amministrazione comunale di Melendugno guidano, da qualche tempo, un rinnovato fermento culturale in questi luoghi”, ha detto la soprintendente Maria Piccarreta. “Grazie a questa ricerca l’attenzione si concentrerà in particolare sul ricco patrimonio subacqueo prospiciente Torre Guaceto e Roca Vecchia. La ricognizione eseguita con i colleghi tedeschi ci permetterà di svelare qualche mistero su queste affascinanti vicende che legano sorprendentemente il nostro Salento alla Germania, dove si trova oggi il disco”. “Si cerca il collegamento mancante – ha dichiarato il titolare della cattedra di Archeologia preistorica presso la Martin Luther Universität di Halle - Wittenberg, François Bertemes. "Sappiamo che le origini delle immagini, la rappresentazione dei fenomeni astronomici, sul disco del cielo di Nebra sono in Egitto e in Mesopotamia. Ma non sappiamo concretamente in che modo questa informazione è arrivata in Europa settentrionale”.

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Tuttavia non vi sono dubbi circa l’origine europea del Disco di Nebra, antecedente addirittura, si pensa, di circa 200 anni rispetto alla più antica raffigurazione astronomica egiziana. Ma in entrambi i casi la raffigurazione, si ritiene, sia quella del cammino del sole, il passaggio dal giorno alla notte, da Oriente verso Occidente. La domanda è se questa cultura astronomica fosse diffusa anche nell’area mediterranea, che è sempre stata un ponte tra le civiltà mediorientali e l’Europa di 2000 anni fa. Torre Guaceto, Roca Vecchia, nascondono tracce di ciò, manufatti collegabili alle conoscenze astronomiche che rivela il Disco di Nebra, un oggetto in lega di rame e stagno di 35 centimetri di diametro? Questo è quanto la missione di ricerca sta cercando di accertare. In queste ore, la ricerca a Torre Guaceto si sta svolgendo con il SeaCat, un modernissimo veicolo autonomo sottomarino progettato e messo a disposizione da Atlas Elektronik.

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