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A Las Palmas negozio e ristorante aperti con 2,5 milioni delle società fallite a Brindisi

Spunta un terzo indagato. Cristiano Pescara e Isabella Gioia, in carcere già da sette giorni, davanti al gip: “Estranei alla bancarotta”. Il pm: “Merce trasferita in container affittato a Bari”. La difesa al Riesame

BRINDISI – Un negozio di abbigliamento e un ristorante sulla spiaggia a Las Palmas, gestiti da Cristiano Pescara, 49 anni, e Isabella Gioia, 47, arrestati per bancarotta fraudolenta pluriaggravata e documentale. Accusa mossa nei confronti di un terzo indagato nell’inchiesta della Procura di Brindisi sul fallimento delle due società, con sede in città, riconducibili alla coppia: Mario Pescara, 80 anni, residente in città, rimasto a piede libero a differenza dei due, prima fermati a Las Palamas, località nelle Canarie in cui avevano trasferito da un paio di anni la loro residenza, e poi estradati in Italia e condotti nel carcere di Rebibbia.

Due società fallite a Brindisi

Raffaele Casto-2Mario Pescara viene indicato come “istigatore” della bancarotta relativa ai fallimenti della società Gpd Srl, con sede in piazza Cairoli, e della società Gica Srl, con sede nella stessa piazza e identico numero civico, a partire dalla fine del 2015. In relazione all’età e al fatto che non ha lasciato la città, nei suoi confronti non è stata chiesta alcuna misura cautelare. E' considerato figura di secondo piano nel disegno contestato agli imprenditori.

Isabella Gioia e Cristiano Pescara sono indagati - rispettivamente – come amministratore unico e di fatto delle due srl di cui erano soci.  Il fallimento della Gpd risale all’11 dicembre 2015, quello della Gica Srl è del 3 novembre 2016. Le due società gestivano i negozi aperti a Brindisi, Mesagne e a Lecce, con i marchi Benetton, Sisley, Alcott, Primadonna e Breckfielder.

Gli arresti: trovati a Las Palmas

La coppia è stata arrestata sette giorni fa, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Tea Verderosa, in accoglimento della richiesta del sostituto procuratore Raffaele Casto (nella foto). Il provvedimento, a quanto si apprende, sarebbe stato chiesto a novembre del 2017, per essere firmato a maggio 2018. Ma da allora per i finanzieri, gli stessi che hanno condotto le indagini, la coppia Cristiano Pescara - Isabella Gioia, era di fatto irreperibile perché non è stata trovata all’indirizzo indicato e conosciuto come ultima residenza a Brindisi.

Da qui, il mandato di arresto europeo che ha portato a rintracciare a novembre 2018 i due imprenditori a Las Palmas de Gran Canaria, località che entrambi avevano anche pubblicato sui rispettivi profili Facebook. E' la capitale di Gran Canaria, una delle isole dell'Arcipelago delle Canarie al largo della costa dell'Africa Nord-occidentale, territorio spagnolo che conta quasi 380mila abitanti, meta di turisti tutto l'anno e di navi da crociera. 

Poco prima dello scorso Natale venne notificato a tutti e due il divieto di rientrare in Italia. Misura interdittiva ritenuta non più sufficiente di fronte a indizi di colpevolezza definitivi gravi e a esigenze cautelari considerate attuali, sia con riferimento al pericolo di fuga che a quello di reiterazione del reato, tenuto conto del fatto che lì nell’isola spagnola gestivano due attività commerciali.

Gli interrogatori e la difesa

La procura di BrindisiVenerdì scorso, quindi, Pescara e Gioia sono stati accompagnati nel carcere romano di Rebibbia, in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si già svolto per rogatoria. Hanno respinto tutti gli addebiti, professando la propria innocenza: “Siamo estranei alla bancarotta”, hanno detto più volte. E dal carcere continuano a rivendicare la propria correttezza.

Sia Pescara che Gioia hanno affidato la loro difesa all’avvocato Laura Beltrami, del Foro di Brindisi. La penalista ha già depositato istanza al gip e al Riesame per evidenziare la mancanza di esigenze cautelari posto che i due avevano anche cambiato la residenza e presentato domanda di rinnovo per il passaporto. Già  depositata una serie di documenti ritenuti utile alla ricostruzione della nascita delle due attività a Las Palmas, dopo il fallimento delle società a Brindisi.

La fuga dopo la prima sentenza di fallimento

Secondo quanto contestato nel provvedimento di arresto, Cristiano Pescara e Isabella Gioia di sarebbero “resi irreperibili” subito dopo la prima sentenza di fallimento resa dal Tribunale di Brindisi. Sentenza non notificata, ma nota secondo l’accusa perché “Gioia propose reclamo” a giugno 2016, tramite l’avvocato Teodoro Miccoli, al quale l’indagata diede mandato. Nella ricostruzione della finanza, i due erano già “fuggiti in Spagna”.

La coppia avrebbe distratto beni del valore di almeno mezzo milione di euro, costituita da “merce sottratta dal magazzino” e denaro per 141mila euro dalla cassa più 15mila euro prelevati dal conto corrente della società dichiarata fallita, la Gpd Srl. Condotte poste in essere allo scopo di procurarsi un ingiusto profitto e arrecare un pregiudizio ai creditori. Il Tribunale nominò come curatore l’avvocato Giacomo Cofano. Gioia e Pescara avrebbero, inoltre, simulato il reato di furto della documentazione contabile e dei timbri, sporgendo denuncia in questura il 25 agosto 2016.

Il fallimento della seconda società

Dopo il fallimento della società Gica i due imprenditori avrebbero distratto rimanenze di magazzino per due milioni e centomila euro, beni mobili per 90mila euro, 34mila euro dalla cassa, somma sottratta tramite tre bonifici e spostata sul conto di Cristiano Pescara acceso presso la banca BilbaoVizcaya Argentaria. E avrebbero anche sottratto libri e altre scritture contabili allo scopo di impedire le verifiche relative ai debiti che, stando alla contabilità tenuta dalla Finanza, sarebbero stati pari a un milione e duecentomila euro, a fronte di pretese creditorie per due milioni e settecentomila. In questo caso venne nominato curatore fallimentare l’avvocato Gianluca Serra (attuale capogruppo 5Stelle).

Le attività aperte a Las Palmas

I beni e il denaro provenienti dalla bancarotta contestata, per un totale di due milione e mezzo di euro, sarebbero stati destinati a finanziare l’apertura di due attività a Las Palmas gestite da Cristiano Pescara e Isabella Gioia. Lui si sarebbe occupato di vendita al dettaglio di abbigliamento in magazzini specializzati attraverso la Fargo Canarias sociedad limitada, con sede a Calle General Viv, mentre lei avrebbe gestito  un ristorante sotto l’insegna Donna Isabella  a Calle San Pedro nato con la società Don Papa 2015 sociedad limitada.

Stando a quanto accertato dai militari della Finanza, amministratore unico di entrambe le società sarebbe stato un familiare (del tutto estraneo all’inchiesta) che avrebbe conferito a Gioia e a Pescara procura institoria allo scopo di rendere difficile l’identificazione della provenienza del denaro e della merce.

Il container preso a noleggio

Il trasferimento dall’Italia, porto di Brindisi, in Spagna, porto di Las Palmas, sarebbe avvenuto in maniera solo apparentemente regolare secondo questa ricostruzione dei fatti. I finanzieri hanno rintracciato società con sede a Molfetta e Matera che avrebbero ricevuto la commissione da un’agenzia marittima di Genova la quale, a sua volta, avrebbe prelevato un container vuoto dal porto di Bari attraverso un consorzio di Taranto. Il container sarebbe stato riempito a Brindisi per poi partire in direzione di Bari e, in seguito, proseguire alla volta di Las Palmas.

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