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Giovedì, 28 Marzo 2024
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“Leobilla & co, amicizie in ambito politico e giudiziario”: assunzioni e favori per le elezioni

Al telefono: “Ha cercato la tangente, quanto è il magna?” Ancora: “Al sindaco il 30 per cento”. E poi: “Quello non ha mai lavorato, mi è costato 250mila euro”. Denaro consegnato al bar, dopo il caffè. "Attività illecita nei confronti del senatore Zizza" in una delle ultime informative: il parlamentare non è indagato

BRINDISI – “E’ chiaro che ci si trova di fronte a raffinate menti criminali, la cui pericolosità è desumibile dall’astuzia e spregiudicatezza dimostrate da Pasquale Leobilla e Angelo Pecere  nell’ottenere amicizie e protezioni in ambienti politici, amministrativi e giudiziari e nell’abilità nel rendere inefficaci i controlli che non hanno impedito sinora di gestire nell’ombra il sistema”.

Arresto sindaci di Torchiarolo e Villa Castelli-2-3-2

Imprenditori e politici

Il gip del Tribunale di Brindisi, Paola Liaci, ha motivato in questi termini l’attualità delle esigenze cautelari in carcere per i due, mentre per i politici sono stati ritenuti sufficienti i domiciliari: ristretti nelle loro abitazioni sono il sindaco e il vicesindaco di Torchiarolo, Nicola Serinelli e Maurizio Nicolardi; il primo cittadino di Villa Castelli, Vitantonio Caliandro; il vicesindaco di Poggiorsini (Area metropolitana di Bari) Giovambattista Selvaggi. E’ rimasto a piede libero l’ex sindaco di Torchiarolo, Giovanni Del Coco, per il quale il pm Milto Stefano De Nozza aveva chiesto l’arresto, respinto perché nel frattempo non riveste alcun incarico.

Pasquale Leobilla-2A Torchiarolo, in conseguenza degli arresti del primo cittadino e del suo vice, l’Amministrazione è retta dall’assessore anziano Anna Paola Greco, titolare della delega ai Servizi sociali. Sia Serinelli che Nicolardi, entrambi difesi dall’avvocato Carmelo Molfetta, non intendono rassegnare le dimissioni e avrebbero già fatto sapere di voler affrontare l’interrogatorio di garanzia davanti al gip che ha firmato l’ordinanza di custodia. Intende rispondere per chiarire la sua posizione anche Caliandro: ha confermato il mandato difensivo al penalista Roberto Palmisano. A Villa Castelli la fascia tricolore è passato nella mani del vice. Il prefetto ha accertato la sussistenza della causa di sospensione di diritto dalle cariche ricoperte. Cariche espressione di una “funzione pubblica” che il gip sostiene sia stata “messa in vendita agli interessi privati”. Ci sarebbe stato “un mercimonio”.

Ai domiciliari anche: Giuseppe Velluzzi, Francesco Pecere, Cosima Celino, Giuseppe Guarini, Giacomo Dormio, Giovanbattista Selvaggi e Michele Zaccaria. A piede libero sono rimasti: Laura Alexandra Madaras, Pietro Tamborrino, Giovanna Leo, Pasqua Tamborrino, Carmelina Leo, Giovanni Maiorano, Antonio Milito, Orsola D’Agostino, Erika D’Ettorre, Carmelita Marraffa, Clementina Sbano, Pasquale Giovane.

L’associazione per delinquere e l’appalto per i rifiuti

Secondo il gip, ci sarebbe stata un’associazione per delinquere, così come descritta dal pm costituita attorno alla società Reteservizi srl per ottenere l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani. Leobilla (nella foto in alto) e Angelo Pecere “formalmente dipendenti della srl”, le cui quote sono riconducibili per il 75 per cento a Clementina Sbano, moglie di Pecere, e per la restante a Cosima Celino, formalmente amministratore unico, ma di fatto segretaria. Velluzzi avrebbe avuto il compito di curare in maniera occulta gli interessi della società al cospetto degli amministratori, mentre Francesco Pecere avrebbe curato le pratiche aziendali. Tutti sono accusati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, finanziamento illecito di partiti, truffa aggravata, falso e anche di favoreggiamento della prostituzione della rumena.

La corruzione elettorale a Torchiarolo

Il sindaco Giovanni Del CocoLa corruzione, con riferimento al Comune di Torchiarolo, è stata contestata a Del Coco, Leobilla e Angelo Pecere, coinvolti nella “procedura negoziata, senza pubblicazione del bando, per lo svolgimento del servizio di raccolta rifiuti”. Cinque le ordinanze del sindaco durante il suo mandato, nonostante il Tar avesse disposto la sospensione dell’aggiudicazione essendo stato superato il periodo massimo di sei mesi.

Nel corso della campagna elettorale per le amministrative di maggio 2015, sarebbe stato concepito “un informale e illegittimo accordo in base al quale il Comune non avrebbe proposto opposizione contro il decreto ingiuntivo notificato dalla Reteservizi srl per 511.261,98 euro e avrebbe pagato 30mila euro in tre rate”.

L’ex sindaco e il nuovo eletto

nicola serinelli-6Del Coco “in cambio di tali favori riceveva l’assunzione a tempo indeterminato, nella srl, di Giovanni Castrignanò, disoccupato, suo uomo di fiducia e tuttofare, in passato anche suo autista”. L’assunzione come responsabile del servizio, sarebbe stata, in seguito, motivo di contestazione: “Quello non ha mai lavorato, ma mi è costato 250mila euro”, si è lasciato scappare Pecere al telefono. Frase ripetuta, sempre al telefono, allo stesso Castrignanò che doveva restare come dipendente il tempo necessario per maturare l’età pensionabile. Leobilla assieme a Francesco e ad Angelo Pecere avrebbe corrisposto a Nicola Serinelli, poi diventato nuovo sindaco di Torchiarolo, e al suo vice Maurizio Nicolarsi, “tremila euro come contributo per le elezioni in favore della lista civica Rinnoviamo Torchiarolo”.

La corruzione a Villa Castelli

Vitantonio CaliandroNel troncone che riguarda Villa Castelli, Leobilla e Angelo Pecere sono accusati di aver corrisposto a Vitantonio Caliandro (nella foto qui accanto) cinquemila euro come contributo per le elezioni. Il sindaco avrebbe “esercitato indebitamente le sue funzioni nell’interesse dei privati che gli avevano chiesto corsie preferenziali per la società, per ottenere l’appalto dei rifiuti”. In cambio, secondo l’accusa, il primo cittadino avrebbe percepito tremila euro.

Le intercettazioni

Gravi indizi di colpevolezza sono costituiti dalle intercettazioni telefoniche e ambientali. Come quella nel corso della quale Angelo Pecere dice: “A Torchiarolo la gara la devono lasciare a me”. Ancora: “Il sindaco (Franco Serinelli) mi ha chiamato, per le persone che dobbiamo assumere”. L’elenco dei nomi è stato acquisito dai carabinieri. In chiave politico-elettorale avrebbero dovuto essere assunte almeno cinque persone. Prima ancora, nella gestione di Del Coco: “Ci ha mandato a chiamare (Del Coco) per il fatto che vuole o un contributo o gli operai”. Tale circostanza sarebbe stata nota a Nicolardi, in quel periodo consigliere comunale di opposizione, poi diventato vice sindaco. Al cambio di colore politico, quindi, nulla sarebbe cambiato.

Un’ambientale, ascoltata nell’auto in uso a Pecere, ha permesso agli inquirenti di apprendere di un accordo transattivo con il Comune di Villa Castelli: “Reteservizi riceverà 350mila euro in cinque anni, il sindaco incasserà una tangente del 30 per cento”. In alcune occasioni il denaro veniva chiamato “mucaria” o “il magna”

Gli appostamenti e le fotografie

Angelo Pecere-2Gli incontri per il pagamento delle somme di denaro, per lo meno quelli fotografati dai carabinieri, sarebbero avvenuti in un bar alle porte di Brindisi, nei pressi dell’ospedale Perrino, in occasione di uno spostamento di Serinelli da San Pietro Vernotico, dove è responsabile della direzione amministrativa dell’ospedale Melli, al capoluogo. A consegnare sarebbe stato Angelo Pecere (foto accanto). Busta chiusa dopo il caffè. E stretta di mano. Le fotografie sono state ricavate dalle immagine registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza dell'esercizio commerciale

Attività illecita nei confronti del senatore Zizza (non indagato)

Nel fascicolo d’inchiesta sono confluite ulteriori annotazioni di presunte notizie di reato non ancora contestate, ma delle quali si apprende dalla lettura dell’ordinanza di arresto: ci sarebbe stata “attività illecita posta in essere da Pasquale Leobilla, Angelo Pecere e Francesco Pecere con la complicità di Clementina Tateo, cancelliera presso il Tribunale di Brindisi, nei confronti del senatore Vittorio Zizza”. Il gip scrive: “Appare evidente che abbiano raggiunto il loro scopo, atteso che il senatore (di Direzione Italia) non potendo restituire le somme di denaro dovute per il timore di eventuali sequestri e pignoramenti dei suoi beni, continua a intrattenere rapporti con i predetti”. Zizza non è indagato, è bene chiarirlo. “Risultano frequenti contatti telefonici tra le utenze in uso a Leobilla e quelle dell’attività commerciale della moglie del parlamentare in uso a Zizza”. Non è scritto nulla di più.

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