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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Brindisi attende "Il giorno che verrà"

BRINDISI - Brindisi, la città dell'accoglienza. Più volte nella storia di questo Paese è stata definita proprio così. Ieri sera "Paola, Daniela, Gianni e Pierpaolo" i protagonisti de "Il Giorno che Verrà" il film-documentario del regista brindisino Simone Salvemini, hanno raccontato la voglia di riscatto che nella coscienza di ogni vero "brindisino" c'è. La forza di dare al mondo un'altra vita seppur consapevoli che a Brindisi esiste una mappa molto particolare: quella industriale, un'altra Brindisi, la faccia inquinata di una città cambiata negli ultimi 50 anni.

BRINDISI - Brindisi, la città dell'accoglienza. Più volte nella storia di questo Paese è stata definita proprio così. Ieri sera "Paola, Daniela, Gianni e Pierpaolo" i protagonisti de "Il Giorno che Verrà" il film-documentario del regista brindisino Simone Salvemini, hanno raccontato la voglia di riscatto che nella coscienza di ogni vero "brindisino" c'è. La forza di dare al mondo un'altra vita seppur consapevoli che a Brindisi esiste una mappa molto particolare: quella industriale, un'altra Brindisi, la faccia inquinata di una città cambiata negli ultimi 50 anni.

Sould out ieri sera per la prima de "Il Giorno che Verrà" presso il Teatro Impero. Tanti gli spettatori rimasti all'esterno perchè senza biglietti. Brindisi una volta città dell'agricoltura. La sua economia girava solo intorno alla produttività rurale, con un porto che dopo la guerra aveva perduto gran parte dei traffici. Nessuna industria. Parliamo degli anni '50. Pochi anni e poi arrivò la Montecatini, il più grande stabilimento petrolchimico d'Italia e uno dei più imponenti d'Europa.

L'industria del Nord ha investito a Brindisi, sui campi degli agricoltori brindisini, su una delle coste più belle della Puglia, 120 miliardi di lire, per ricavare dal petrolio quelle polveri che danno vita a qualsiasi oggetto in plastica. Un'altra città, grande quattro volte la stessa Brindisi. La prima pietra del petrolchimico fu posta nel marzo 1959. Poi è arrivata Enel prima con la centrale di Costa Morena passata poi ad Edipower, quindi con la centrale Federico II nel 1991, la più grande d’Italia. Dopo ancora, la centrale Enipower a ciclo combinato. Questa è la seconda mappa di Brindisi.

Un bambino di 10 anni che facendo finta di essere un maestro di scuola, indica con una bacchetta in legno, sulla mappa (quella degli ultimi cinquant'anni) dei cerchi dove sono insediate le fabbriche, le centrali, a Brindisi. Sono tante. Il papà del bambino, Pierpaolo, è un dipendente comunale e sogna di scrivere un libro-racconto da cui si potrà poi trarre uno spettacolo teatrale dove si racconterà la mappa industriale di Brindisi, fatta di divieti e inquinamento.

Poi c'è Paola, giovane e bella brindisina, che insegna musica ai bambini e sogna di incidere un album con testi popolari brindisini (nel 2011 ci riesce con MARinARIA). Una sognatrice vera, di quelle che non mollano anche se in città si respira un'aria che non ne vuol sapere di rinnovamento. Lei ascolta tutto, osserva qualsiasi movimento e cambiamento della sua città. Chiude gli occhi a volte per ascoltare ogni singolo rumore che produce musica della sua Brindisi.

Gianni, invece, è della provincia, precisamente di Torchiarolo, emigrato al Nord ma poi ritornato nella sua terra per sposarsi. La sua cittadina, due anni fa, fu indicata dall'Arpa Puglia come la città con il maggiore inquinamento da polveri sottili nella regione,  causato dai camini a legna. Il Comune per questa ragione chiese un finanziamento alla Regione Puglia per monitorare la qualità dell’aria. Ma nella piccola Torchiarolo, su finestre e pensiline, nelle verande c'è uno strato di polvere nera e a volte, si trovano anche pezzi che i cittadini dicono sia "carbone". Gianni per capirne di più, su tutta la questione inquinamento e non solo a Torchiarolo, ha aperto un blog, che aggiorna continuamente.

Nel mezzo di queste storie, comuni, come tante, c'è la politica brindisina. Consigli comunali su decisioni importanti che riguardano la zona industriale di Brindisi che vengono annullati perchè non si riesce mai a raggiungere il numero di presenze dovuto. Una politica che sfugge dalle mani di chi regge invece cartelli e porta avanti proteste: i No al Carbone. Il silenzio assordante per una città che il diritto di sapere cosa succede.

Poi ci sono loro due, un uomo e una donna, che si amano. La quarta protagonista è Paola, che ha deciso di portare avanti una gravidanza con tutte le difficoltà e non conoscendo il futuro che l'aria di Brindisi può dare a suo figlio. Un pancione che cresce e i suoi piedi sono affondati nella spiaggia della costa a Sud di Brindisi, alle sue spalle però, c'è la ciminiera della Centrale Federico II di Cerano. L'acqua del mare non è più limpida. Ma negli occhi, Daniela ha la speranza e così nel 2011 nasce Lorenzo. Il papà, Donato, è lì ad attendere il frutto del suo amore con Paola, al quinto piano dell'ospedale Perrino di Brindisi.

Un'altra vita è nata a Brindisi. Brindisi può e deve crescere. Brindisi non deve ammalarsi. Il regista Simone Salvemini nella presentazione del suo film documentario circa un mese fa lo disse chiaramente: "Questo film produce figli. Questo film è una speranza". Alla prima de "Il Giorno che verrà" c'era non a caso anche il direttore del reparto di Neonatologia dell'ospedale Antonio Perrino di Brindisi.

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