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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ambiente

CO2, voto del Consiglio regionale

BARI - Il Consiglio Regionale della Puglia ha approvato un ordine del giorni bipartisan sulle emissioni di anidride carbonica, impegnando la giunta ad adottare subito le iniziative necessarie per applicare il dettato del Piano energetico ambientale regionale (Pear). Il riferimento principale del testo approvato è quello alla centrale Enel di Cerano.

BARI -  Il Consiglio Regionale della Puglia ha approvato un ordine del giorni bipartisan sulle emissioni di anidride carbonica, impegnando la giunta ad adottare subito le iniziative necessarie per applicare il dettato del Piano energetico ambientale regionale (Pear). Il riferimento principale del testo approvato è quello alla centrale Enel di Cerano.

"L’approvazione unanime dell’ordine del giorno con cui il Consiglio stigmatizza l’uso del combustibile fossile negli impianti energetici della Puglia e impegna la giunta ad assumere tutte le iniziative necessarie per il rispetto del Pear , costituisce un importante momento di confronto e di esplicitazione degli indirizzi dell’assemblea regionale”, ha detto il capogruppo di Sel, Michele Losappio.

Il capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio Decaro, ha proposto alla giunta regionale pugliese di ''convocare l'Enel per velocizzare l'iter per procedere all'accordo di programma al fine di ridurre del 10% la produzione energetica e quindi, in maniera indiretta, l'utilizzo del carbone e delle emissioni di anidride carbonica; e una riduzione della produzione di energia da parte delle centrali a carbone, a fronte di una nuova produzione energetica da parte di impianti di energia rinnovabile della stessa Enel''.

Ecco il testo dell’ordine del giorno: “Il Pear approvato con Dgr n. 827 dell’8 giugno 2007 indica l’obiettivo di una riduzione del 25% in 10 anni delle emissioni di CO2 nel polo di Cerano e Brindisi Nord rispetto ai valori del 2004 mediante riduzione dell’uso del carbone come fonte di alimentazione delle stesse centrali. Nel predetto polo energetico la centrale Enel di Cerano è al primo posto  in Italia per l’emissione di 13 milioni di tonnellate di CO2 (dati 2009) abbondantemente superiori alla quota stabilita dalla Direttiva Europea ammontante a 10,4 milioni di tonnellate”, si legge nel preambolo.

“A tale poco invidiabile primato vanno aggiunte 5,9 milioni di tonnellate di CO2 emesse dall’Edison di Taranto. Per questi motivi cui si aggiungono altre fonti di emissioni fra le quali la centrale ENI di Taranto, quella Edipower di Brindisi e le centrali a gas o turbogas di Bari, Candela, Modugno, Sansevero – prosegue l’ordine del giorno approvato - la Puglia guida la classifica delle regioni italiane mentre il dato nazionale diminuisce  dal 2008 al 2009 passando da 538 a 502 milioni di tonnellate. In tale situazione la Regione e il nostro Paese risultano e risulteranno inadempienti rispetto agli accordi di Kyoto e alle direttiva UE del “20-20-20”, entrambi recepiti dallo Stato Italiano”.

Quindi l’analisi sintetica degli accadimenti: “Dal dicembre 2008 sono in corso trattative con Enel per una riduzione della produzione alimentata dal carbone nel quadro più generale di opere di ambientalizzazione degli impianti brindisini. Queste trattative non hanno però portato alla firma di accordi o atti di intesa e si avvitano in lunghe pause che lasciano la situazione dell’emissioni di CO2 sostanzialmente inalterata”. Perciò il Consiglio Regionale, con l’ordine del giorno, impegna la giunta regionale “a sviluppare con la massima urgenza, in ossequio agli articoli 2, 9 e 11 dello Statuto,  tutte le iniziative necessarie per applicare il Pear e ridurre le emissioni di CO2 nelle modalità previste dal Piano e per arrivare alla sottoscrizione dell’intesa a salvaguardia della salute dei cittadini e del nostro territorio”.

Va sottolineato che a Brindisi Cerano, l’Enel ha sviluppato e sta sperimentando con un nuovo impianto la cattura della CO2 da imprigionare successivamente in cavità sotterranea lasciate libere dai giacimenti esausti di idrocarburi, grazie ad un accordo con Eni per lo sfruttamento in tal senso dei campi di Corte Maggiore.

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