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Edipower prima parla di sviluppo poi ferma la centrale. Ordinate le ferie forzate

BRINDISI – Pasqua con gli impianti fermi e le lettere che annunciano i periodi entro cui i lavoratori devono scegliere quando utilizzare quattro giorni di ferie forzate. Firmato Edipower. L’azienda, dopo il rifiuto non solo del Cobas, ma anche dei sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil ad accettare senza mediazioni il piano di fermata che interesserà la centrale termoelettrica di Brindisi Nord sino a giugno, va avanti a carro armato. Nei prossimi giorni si vedrà come e quando i sindacati risponderanno. Le decisioni saranno prese subito dopo la pausa pasquale, martedì, nell’assemblea convocata dalle 8 alle 10 in centrale, fa sapere Roberto Aprile del Cobas. E non sarà un dibattito facile, né sereno data la preoccupazione mista a rabbia che cresce tra i dipendenti di Edipower Brindisi.

BRINDISI – Pasqua con gli impianti fermi e le lettere che annunciano i periodi entro cui i lavoratori devono scegliere quando utilizzare quattro giorni di ferie forzate. Firmato Edipower. L’azienda, dopo il rifiuto non solo del Cobas, ma anche dei sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil ad accettare senza mediazioni il piano di fermata che interesserà la centrale termoelettrica di Brindisi Nord sino a giugno, va avanti a carro armato. Nei prossimi giorni si vedrà come e quando i sindacati risponderanno. Le decisioni saranno prese subito dopo la pausa pasquale, martedì, nell’assemblea convocata dalle 8 alle 10 in centrale, fa sapere Roberto Aprile del Cobas. E non sarà un dibattito facile, né sereno data la preoccupazione mista a rabbia che cresce tra i dipendenti di Edipower Brindisi.

Il 15 marzo, nell’ultima assemblea tenuta a Brindisi Nord-Costa Morena è stato ribadita dalla maggioranza dei lavoratori la richiesta di chiusura della centrale Edipower, e il passaggio di tutti e 120 gli addetti ad Enel e quindi alla centrale di Cerano, considerata sotto organico, riprendendo così il progetto della vecchia convenzione del 1996 tra Comune, Provincia di Brindisi e la stessa società elettrica, disinnescata poi dalle convenzioni successive del 2002 e del 2003, viziate dalle scelte di un’amministrazione comunale finita sotto inchiesta nella Tangentopoli brindisina.

Edipower a marzo aveva ripresentato il proprio piano industriale agli enti locali, confortato da una Valutazione di impatto ambientale favorevole, e comprendente oltre ad interventi di ambientalizzazione (desolforatori, carbonile coperto) anche la trasformazione di due dei quattro gruppo a carbone in un unico gruppo a ciclo combinato a gas da 420 megawatt. Ma l’azienda del gruppo Edison preferisce accantonare l’investimento sul gas e passare invece all’utilizzo di carbone ad alto contenuto di zolfo (più inquinante ma meno costoso), sostenendo che comunque saranno gli interventi sui filtri a rendere sopportabile l’impatto ambientale di questa scelta.

Per la chiusura di Brindisi Nord, oltre alla maggioranza dei lavoratori, si è schierato anche il Partito Democratico, che considera la centrale termoelettrica di Brindisi Nord un rischio per la città e solo una fonte di speculazione sul mercato elettrico per Edipower. Uguali posizioni quelle di Sinistra, Ecologia e Libertà e del fronte ambientalista brindisino. Meglio chiudere la centrale, bonificare quel sito (anni di lavoro per le imprese locali) e restituire al porto spazi importanti.

Allo stato attuale, per addotti motivi di non competitività dei costi della produzione elettrica, a causa del sistema di approvvigionamento del carbone che utilizza come carbonili galleggianti le stesse navi che trasportano il minerale, e quindi con un aggravio dei noli, Edipower ha nuovamente fermato gli impianti dal 17 marzo, e ha fissato da quella data al 10 aprile, e dal 14 maggio al 17 giugno i due periodi in cui fare ricorso alle ferie forzate.

Come detto in principio, le comunicazioni stanno giungendo in queste ore agli addetti alle manutenzioni e all’esercizio. Martedì i lavoratori decideranno quale risposta dare alla società milanese. E questa volta dovrebbero scendere in campo anche i sindacati confederali, stando alle dichiarazioni dei giorni scorsi dopo la rottura del confronto con Edipower.

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