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Limoni mutanti, forse colpa di un acaro

SAN PIETRO VERNOTICO – Limoni mutanti, deformi, somiglianti a mani, stanno spuntando sugli alberi dei giardini di San Pietro e Cellino San Marco. Almeno dieci i casi riscontrati, in zone diverse dei due centri. Forse la colpa è di un parassita.

SAN PIETRO VERNOTICO – Limoni mutanti, deformi, somiglianti a mani, stanno spuntando sugli alberi dei giardini di San Pietro e Cellino San Marco. Almeno dieci i casi riscontrati, in zone diverse dei due centri e il pensiero comune non può che prendere in considerazione che la causa sia da attribuire all'inquinamento atmosferico. A guardare quei limoni, che crescono nei giardini delle case, senza subire alcun tipo di trattamento chimico, viene la pelle d'oca.

Questa volta, però, pare che la presunta contaminazione dell'aria causata da emissioni in atmosfera di polveri e sostanze tossiche di tutti i tipi, non abbia nulla a che vedere con questa malformazione. Da quanto spiega Michele Trotti, un agronomo brindisino, basandosi solo su una valutazione fotografica, a causare questa deformazione in alcuni frutti potrebbe essere un parassita comunemente noto come “acaro delle meraviglie”.

“L'osservazione delle foto, in assenza di altre indicazioni, mi induce a ritenere che trattasi verosimilmente di malformazioni attribuibili a un noto acaro (ragnetto) parassita del limone, che a volte interessa anche altre specie di agrumi. L’Eriophyes sheldoni - spiega l'esperto – rappresenta, tra gli acari, la specie conosciuta da più vecchia data nei nostri agrumeti. Induce danni su tutti gli organi epigei della pianta colpita: rametti, foglie, fiori e frutti. I frutti derivanti da gemme di cui il fitofago si è nutrito presentano spesso evidenti deformazioni, tali da attribuire al parassita il nome di acaro delle meraviglie".

“Su una varietà di cedro (Citrus medica var. sarcodactylus) appare un'anomalia molto curiosa e simile, in questo caso di origine genetica, indicata anche con il nome  di ‘Mano di Buddha’ . E' dovuta alla precocissima partizione in spicchi del frutto. Lo sviluppo, cioè, non interessa un insieme di spicchi che andranno a formare il frutto, bensì – spiega ancora Trotti - ogni spicchio tende a svilupparsi come unità a sé stante. Ne consegue una forma non globosa del frutto, bensì frastagliata in varie escrescenze, e gli orientali vi videro la forma della mano divina”.

“Per quanto indicato, escluderei, sulla base della mera osservazione dei referti fotografici riportati, mutazioni genetiche nei frutti derivanti da contaminazioni ambientali. Tuttavia, per eccesso di scrupolo, suggerirei – conclude l’agronomo Michele Trotti - di far valutare alcuni campioni di gemme, fiori e frutti all'Osservatorio regionale delle malattie delle piante”.

Considerata la zona in cui questi frutti mutanti stanno spuntando, non molto lontano da una grande zona industriale ma anche in un territorio pieno di discariche a cielo aperto, forse sarebbe il caso di andare più a fondo alla questione.

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