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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ambiente

Modello Marghera. Brindisi attende

VENEZIA – Potrebbe diventare un modello anche per i Sin di Brindisi e Taranto l’accordo firmato oggi per la reindustrializzazione di Porto Marghera, grazie al quale – si è detto - nell'arco di 4 mesi sbarcheranno davanti alla laguna di Venezia un centinaio di imprese e verranno investiti oltre due miliardi di euro. Si avvierà così un percorso che renderà interessante l'area per imprese italiane e straniere, con un investimento complessivo di oltre cinque miliardi di euro, di cui tre pubblici e due da investitori privati.

VENEZIA – Potrebbe diventare un modello anche per i Sin di Brindisi e Taranto l’accordo firmato oggi per la reindustrializzazione di Porto Marghera, grazie al quale – si è detto -  nell'arco di 4 mesi sbarcheranno davanti alla laguna di Venezia un centinaio di imprese e verranno investiti oltre due miliardi di euro. Si avvierà così un percorso che renderà interessante l'area per imprese italiane e straniere, con un investimento complessivo di oltre cinque miliardi di euro, di cui tre pubblici e due da investitori privati.

L'accordo è frutto di un'idea della Regione del Veneto che, per superare vincoli e impedimenti, ha proposto di permettere il riutilizzo delle aree industriali previa la messa in sicurezza dal punto di vista ambientale (superando il ripristino tout-court). Un'idea sposata dal Ministero dell'Ambiente, in un'ottica “federalista”, ha commentato oggi il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che con Regione, Comune di Venezia, Provincia, autorità Portuale e Magistrato alle Acque ha sottoscritto il documento.

“Marghera fa scuola - ha detto Clini - e il Ministero non ha potuto che accogliere la proposta fatta dalla Regione. È passato un treno e l'abbiamo preso, in un'ottica del tutto europea: quella secondo la quale chi si occupa dell'ambiente lo fa non per bloccare ma per far crescere la società nel rispetto del territorio”. Soddisfatto il governatore del Veneto, Luca Zaia, che parla di “pietra miliare” che ha permesso di non parlare più di sfida di Porto Marghera ma di parlare “di quello che sarà il suo futuro certo”.

L'accordo di programma è racchiuso in un documento di 14 pagine, ed è formato da 12 articoli che indicano come avviare la riconversione industriale con la contestuale e progressiva “riqualificazione economica” di Marghera, uno dei 57 siti di interesse nazionale (Sin) del paese. Punto fondante del rilancio del polo veneziano sarà “l'accelerazione e semplificazione delle procedure di bonifica” per giungere al ripristino ambientale e allo sviluppo di attività produttive sostenibili, rilanciando l'occupazione. L'accordo, che ha una validità di 10 anni, stabilisce anche la tempistica per l'avvio dei progetti di bonifica.

Le attività dovranno iniziare entro sei mesi dall'approvazione del progetto, fatte salve le operazioni di emergenza per le quali il ministero dell'Ambiente, in fase di approvazione, ha facoltà di richiedere tempistiche inferiori. I progetti di riconversione ai quali si punta riguardano principalmente la cosiddetta chimica verde, l'energia, la logistica, la nautica, la cantieristica, l'innovazione e la ricerca.

Il documento servirà probabilmente da modello anche per il porto di Trieste, ma anche l'area orientale di Napoli, i petrolchimici di Gela, di Priolo (Siracusa), di Brindisi, infine l'acciaieria Ilva a Taranto e il polo siderurgico di Piombino. Purché per il Sud, e Brindisi, si sblocchino i fondi attesi da lungo tempo per il finanziamento dell’accordo di programma sulle bonifiche del sito inquinato, che il governo Berlusconi aveva dirottato al Nord. E’ questa la priorità per ripetere in Puglia ciò che si farà a Porto Marghera.

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