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No dal Comitato Via per Tap a S.Foca

BARI – No del Comitato Via della Regione Puglia al progetto di approdo sulla costa di S. Foca nel Salento del tratto sottomarino del gasdotto Tap, e contestuale sottinteso invito a rivalutare le quattro ipotesi già escluse negli anni scorsi.

BARI – No del Comitato Via della Regione Puglia al progetto di approdo sulla costa di S. Foca nel Salento del tratto sottomarino del gasdotto Tap, e contestuale sottinteso invito a rivalutare le quattro ipotesi già escluse negli anni scorsi, cioè quella poco a nord di Lendinuso, quella a sud di Cerano, quella all’altezza del Petrolchimico di Brindisi, e quella a nord dell’aeroporto di Brindisi. Mentre per l’ipotesi S. Foca il parere è ostativo su tutti i fronti per l’impatto che avrebbe il progetto sul turismo balneare, e per il falso presupposto del progetto che tutto si concluderebbe con il raggiungimento solo dopo otto chilometri del punto di ricezione terminale del gasdotto, mentre invece il punto di connessione alla rete Snam si trova presso Mesagne, quindi con l’evidente necessità di tracciare una lunghissima trincea per interrare la condotta, dal retroterra di S. Foca sino al centro della provincia di Brindisi.

Cosa fare allora? Il Comitato Via regionale fa riferimento al comma 4 dell'articolo 6 della Direttiva 92/43/CEE del Consiglio Europeo (Direttiva Habitat), recepita dallo Stato italiano con Dpr numero 237/1997 e successive modifiche e integrazioni, che dispone: "Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell'incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate".

"Qualora il sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale e/o una specie prioritaria,possono essere addotte soltanto considerazioni connesse con la salute dell'uomo e la sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per l'ambiente ovvero, previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico".

Sia la Commissione Europea, sia lo Stato Italiano hanno attestato - dice il Comitato Via nel suo parere - con i deliberativi atti di programmazione cui si è anzi fatto riferimento, l'importanza della infrastruttura in progetto per la quale si possono configurare i ‘motivi imperativi di rilevante interesse pubblico’ che consentono, ed ai fini valutativi obbligano, nell'ambito delle alternative progettuali, a considerare ipotesi che interessano habitat anche prioritari, a definire la misura degli impatti e le misure compensative necessarie.

E ancora: “La aprioristica esclusione di tale possibilità operativa nell'ambito delle ipotesi localizzative proposte, pur sollecitata, nel contesto di un esame complessivo ed completo delle alternative progettuali, sia nel parere del Mattm sia nel parere della Regione Puglia, non consente una valutazione dell'infrastruttura in progetto in ordine alle effettive possibilità realizzative”. La stessa considerazione viene ripresa nel comunicato odierno dell’assessore regionale alla Qualità dell’ambiente, Lorenzo Nicastro: ““In ordine ad altre possibilità di localizzazione del progetto Via escluse nella proposta i componenti del comitato hanno ritenuto che i criteri di esclusione non fossero sufficientemente robusti dal punto di vista tecnico-scientifico".

"Senza contare, cosa certamente non trascurabile, che dovendo dare una valutazione complessiva sull'opera rileva il fatto che manchino puntuali indicazioni progettuali legate al sistema di connessione alla rete nazionale. Il punto più vicino sarebbe a Mesagne in provincia di Brindisi, cioè a quasi 20 km di distanza. Non abbiamo ricevuto – conclude Nicastro – sufficienti elementi per valutare gli impatti anche di questa parte, non trascurabile dell'opera, benché la stessa non dipenda dal consorzio proponente”.

Quindi il Consorzio Tap, considerando che l’opera viene considerata prioritaria per l’Unione Europea, esigenza riconosciuta e ratificata dal governo italiano, dovrà rivalutare altre opzioni in Puglia. La storia comincia ad essere complessa, considerando che Lendinuso e Cerano erano stati scartati per interferenze con Siti di interesse comunitario, il petrolchimico brindisino perché si sarebbe dovuta attraversare una zona totalmente occupata da insediamenti industriali e vincolata dalla normativa sull’inquinamento dell’area (che impone caratterizzazioni e bonifiche preliminari del terreno), e infine il corridoio a nord dell’aeroporto perché oggetto dei piani di valorizzazione urbanistica del Comune di Brindisi. La domanda è se i criteri applicati per San Foca dal Comitato Via della Regione Puglia conteranno anche per Brindisi, o se il discorso delle “compensazioni” è a senso unico.

Nicastro tiene a sottolineare come egli non abbia interferito in alcun modo in questa decisione: “Vale la pena sottolineare che – prosegue Nicastro – non si tratta di una posizione ideologica preconcetta di contrarietà al gas come fonte alternativa di energia ma di valutazioni di ordine tecnico per giungere alle quali, facendo lavorare serenamente i tecnici, mi sono astenuto da dichiarazioni sul tema in questi mesi”. Lo stesso non si può. dire del segretario regionale del Pd, Sergio Blasi e di altri esponenti politici salentini. Quindi di Tap si riparlerà, coinvolgendo altri territori. Mauro D’Attis, capogruppo del centrodestra al consiglio comunale di Brindisi, è convinto invece che la politica c’entri molto: ““Il parere negativo del Comitato regionale Via sull’approdo a San Foca del gasdotto Tap è il segnale evidente che le pressioni politiche leccesi stanno condizionando la scelta per portarla via dalla provincia di Lecce. E’ evidente che il vero obiettivo è l’approdo a Brindisi sebbene il parere espresso a Bari non sia vincolante”.

 

 

 

 

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