rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Ambiente

Polveri carbone, le mail che accusano

BRINDISI – E’ il contenuto del computer di Calogero Sanfilippo, responsabile della produzione termoelettrica Enel, e in precedenza della filiera carbone, uno degli assi che la pubblica accusa giocherà a partire dal 12 dicembre prossimo al processo per la dispersione delle polveri dal deposito di combustibile fossile di Cerano. In quell’hard disk la Digos di Brindisi ha trovato numerosi elementi probatori che dimostrano, secondo le accuse, come l’azienda fosse perfettamente consapevole di essere la fonte della contaminazione dei terreni agricoli circostanti. E di come Enel abbia cercato di tacitare le parti danneggiate con risarcimenti più o meni palesi, ma chiedendo a tutti il silenzio.

BRINDISI – E’ il contenuto del computer di Calogero Sanfilippo, responsabile della produzione termoelettrica Enel, e in precedenza della filiera carbone, uno degli assi che la pubblica accusa giocherà a partire dal 12 dicembre prossimo al processo per la dispersione delle polveri dal deposito di combustibile fossile di Cerano. In quell’hard disk la Digos di Brindisi ha trovato numerosi elementi probatori che dimostrano, secondo le accuse, come l’azienda fosse perfettamente consapevole di essere la fonte della contaminazione dei terreni agricoli circostanti. E di come Enel abbia cercato di tacitare le parti danneggiate con risarcimenti più o meni palesi, ma chiedendo a tutti il silenzio.

LA SVOLTA NELLE INDAGINI - E’ ciò che è accaduto tra il 2000 e il 2011. Le indagini non sono riuscite a trovare materiale utile per gli anni precedenti. Paradossalmente, sono dunque le mail tra il sistema di comando interno, le relazioni e le perizie di parte commissionate dalla stessa società, gli atti stipulati tra Enel e agricoltori, a costituire le accuse più  delicate da cui gli avvocati dell’azienda dovranno difendere i 12 dirigenti e quadri rinviati a giudizio assieme a tre imprenditori brindisi che avevano appalti per la gestione di alcune attività collegate alle pulizie del nastro trasportatore e delle torri, e alla gestione del carbonile.

Paradossalmente, il fitto scambio di mail, segnalazioni e disposizioni transitate dai pc e dai documenti sequestrati nelle sedi di Roma e presso la centrale di Cerano sono il filo che cuce e tiene insieme anche le dichiarazioni rilasciate alla polizia giudiziaria dagli investigatori, i video girati nell’estate del 2010 dalla stessa Digos che riprendono le nuvole di polvere da carbone che si sollevano dal deposito di Cerano, ma talvolta anche gli incendi, la relazione del consulente tecnico della procura designato dal pm Giuseppe De Nozza. La svolta arriva il 9 ottobre del 2009.

IL COMPUTER DI SANFILIPPO - Una squadra di uomini della Digos di Brindisi, diretta dal vicequestore Vincenzo Zingaro e dall’ispettore capo Alessandro Cucurachi, effettua una perquisizione presso la sede Enel di Roma, ma anche presso altre sedi. Non è facile farsi aprire gli uffici dei dirigenti, ma la polizia brindisina è decisa, ed alla fine arriva al computer di Calogero Sanfilippo. Il cui contenuto si può così riassumere.

2007 - Discussione: indennizzo a Spedicato Massimo, Panettieri Vito, De Leo Giuseppe. Soggetti aziendali informati: Valery Sandro, Sanfilippo Calogero, Pistillo Luciano, Putignano Vincenzo, Barlabà Piero, De Filippo Fabio, Polignano Marcella.  2004 - Nota riservata: legenda interventi tecnologici realizzata nel periodo 2000-2004 le cui finalità espongono chiaramente l’obiettivo di ridurre l’emissione di polveri in distinte parti di impianto, tra le quali le torri di snodo ed il carbonile.

2005 - Report riassuntivo: tra le criticità espressamente dichiarate,  i rivestimenti interni delle tramogge per dichiarati intasamenti e cadute di carbone fuori tappeto; sistema di abbattimento delle polveri

2004 - Report sullo stato delle infrastrutture logistiche di Brindisi, pag. 4 “..è ancora da risolvere viceversa la problematica del sistema abbattimento polveri ad acqua nebulizzata all’interno delle torri…”; pag. 9 “.. i primi dati del 2004 riferiti alle quantità di carbone sbarcato con gli scaricatori Enel confermano tale situazione (lo stato degli scaricatori non è soddisfacente, nrd) aggravata anche dalla cattiva qualità del combustibile che si è riusciti a recuperare sul mercato internazionale. Una particolare tipologia di carbone (indonesiano), presentando elevato contenuto di acqua, sta determinando il blocco dello scaricatore a coclea e del nastro trasporto nonché intasamenti vari..”; pag. 12 “..strategie: .. 9) miglioramento del sistema abbattimento polveri delle varie torri...”.

2007 - Discussione inerente lamentele dei coltivatori in località Cerano per dichiarate dispersioni di polvere di carbone. Soggetti aziendali interessati: Valery Sandro, Sanfilippo Calogero, Barlabà Piero, Baio Diego, Putignano Marcella. Strategie difensive.  Anno non precisato - Studio tecnico  (specifica tecnica funzionale) descrive gli interventi da eseguire sul sistema di nastri trasportatori. Scopi principali: miglioramento dell’impatto ambientale con riduzione delle dispersioni.

Pag. 15. “...l’esistente sistema di nebulizzazione ad acqua potrà essere mantenuto, qualora il costruttore lo ritenga necessario per rispettare i limiti di dispersione di polvere garantiti. Le attività di ripristino di questo sistema, oggi in parziale stato di abbandono, dovranno essere quotate separatamente..

Pag. 16 “.. .Nella situazione attuale, al variare del carico il nastro cambia la propria posizione; questo determina dispersione di carbone e peggiora tensione, allineamento e capacità di trasporto del nastro…”

2004 - Nota riservata – centrale Brindisi sud. Interventi per il miglioramento dell’affidabilità del nastro trasporto carbone: termine previsto per l’intervento 2005-2007. Finalità: riduzione polverosità diffusa.

2009 - Report atti transattivi e di compravendita dal 1998 al 2009 (giugno). Nelle note sono indicate le ragioni dell’atto tra le quali lo “sporcamento di colture agricole” gli anni considerati sono: 2000, 2002, 2003, 2004, 2005,2007. I responsabili delle pratiche sono indicati in: Massa Angelo, Sanfilippo Calogero, Pistillo Luciano, Ascione Antonino. 2009 - Report riepilogativo degli atti transattivi stipulati. Nella nota di trasmissione sono esplicitamente dichiarate le ragioni delle transazioni: richiesta di risarcimento danni.

2009 - Nota riservata. Riepilogo tematiche impianto di Brindisi. L’elenco comprende le iniziative e le strategie da adottarsi onde “migliorare” i rapporti nel territorio: tra le iniziative previste quelle dirette alle sensibilizzazione dei media locali. Responsabili della “pratica”: Renon Roberto, Bruno Massimo.

2002 - Nota sulle problematiche dei carboni destinati a Brindisi Sud. Tra le problematiche analizzate nell’impianto di Brindisi, particolare rilievo è dedicato all’impiego di tipologie di carbone. E’ evidenziata la polverosità nella movimentazione ed analizzati fenomeni inquinanti macro e micro nei fumi d’uscita della caldaia. Sono sconsigliati, da uno studio condotto da Enel Ricerca i seguenti tipi di combustibile fossile: Indonesiano “kaltim prima”, Cinese “masefield”, Polacco “weglokoks”, Colombiano “el cerrejon”, Venezuelano “guasare”,  Sudafricano “Anker”, Colombiano “carbones de colombia”.

In particolare il carbone colombiano, come quello cinese e sudafricano sono stati esclusi dal paniere dei carboni destinabili a Brindisi essenzialmente per problemi di polverosità nella movimentazione. Sospese anche le forniture del prodotto venezuelano. 2004 - Relazione tecnica sul sistema di trasporto carbone UBT Brindisi Sud. Autori: Enel Divisione Generazione ed Energy Management (Relatori: Lauro - Gorlandi).

Pag. 7 “.. 4. problemi aggiuntivi.. 13. Criticità: accumuli di polverino ai bordi del tappeto, soprattutto all’interno delle torri: non viene rimosso dai sistemi previsti in origine per carenze progettuali: pertanto occorre periodicamente prevedere interventi manuali. Conseguenze: necessità di fermate numerose del nastro dovute al numero di tappeti ad alla lunghezza degli stessi. 14. criticità: polverosità notevole all’interno delle torri dovuta al sistema di depolverizzazione (spruzza mento acqua nebulizzata) inadeguato.

Conseguenza: difficoltà a mantenere una certa pulizia (pur in presenza di una sistematica attività di rimozione del polverino) che induce una ridotta praticabilità dell’ambiente e possibili conseguenze sul macchinario rotante. Si sottolinea inoltre come la presenza di polverino eleva notevolmente la possibilità di incendi.

2009 - Relazione. Brindisi: temi aperti autorità locali. Per le tematiche inerenti i terreni agricoli sono indicati: rischio di sequestro da parte della magistratura impianti di movimentazione e stoccaggio carbone anche a seguito esposto agricoltori…

“gestire eventuali strumentalizzazioni risultati indagine Uni Salento Arpa (ritmicità Magistratura e riconoscimento danno ambientale)

“.. valutazione opportunità accordo di programma con Mattm. rischi: ammissione di responsabilità danno ambientale. Opportunità: chiusura definitiva contenziosi in essere e possibilità restituzione immediata aree (es. ossicombustione); costi di bonifica compensati anche con investimenti di miglioramento ambientale.

2000 - Rapporto della commissione incaricata dall’amministratore delegato di Enel Produzione Spa di analizzare l’evento occorso il giorno 31/8/2000 al nastro trasporto carbone della centrale Brindisi Sud.

Il documento è posto a corollario della tesi difensiva iscritta nel procedimento penale avviato presso la Procura della Repubblica di Brindisi, nonché con l’emissione dell’ordinanza sindacale.

A pag. 18 così si legge: “Per quanto riguarda le caratteristiche impiantistiche del sistema è possibile rilevare che il nastro è sicuramente inidoneo al trasporto di carbone in tali condizioni. Gli elementi di maggiore criticità risultano le torri di trasferimento che per il loro disegno non sono in grado di contenere la polvere che si sviluppa al loro interno”.

I sistemi di tenuta delle tramogge, per natura progettuale, non sono pienamente efficienti. I sistemi di abbattimento polveri oltre ad essere carenti per logica di intervento, sono scarsamente efficaci per i frequenti intasamenti cui sono soggetti. La pulizia dei componenti delle varie parti di impianto e degli ambienti, fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente di lavoro e dell’ambiente esterno e per il funzionamento in sicurezza dei macchinari (incendio) è affidata a ditta inadeguata per mezzi, attrezzature e tempestività di intervento … poco efficaci risultano invece i controlli sulla corretta telonatura dei camion che trasportano il carbone in quanto demandati ad una guardia giurata.

Le condizioni di manutenzione dell’impianto risultano carenti in quanto le risorse di manutenzione sono prevalentemente dedicate a quelle attività necessarie ad assicurare la continuità di esercizio dei gruppi e per la mancanza all’interno della Sezione movimento combustibili di risorse specializzate nell’esecuzione di interventi manutentivi ordinari e di pronto intervento e per seguire con la necessaria continuità e professionalità i lavoro assegnati in appalto…

2005 - Elaborato: interventi urgenti sul carbonile e area interna di Brindisi. Il documento presenta piano di intervento strutturale  finalizzate a ridurre ulteriormente lo spargimento di polveri di carbone. Tra le criticità: “.. urgenza degli interventi dovuti alle problematiche esterne emerse all’inizio del corrente anno per annullare la diffusione di polvere da carbone all’esterno del parco mediante alcune azioni immediate che rendono per il momento superflua la richiesta del Comitato tecnico di copertura del carbonile di Brindisi Sud. ..”

2005 - Elaborato della divisione Gem (Generazione ed Energy Management). Il documento illustra  il funzionamento dell’impianto  esame ponendo in evidenza l’assenza delle criticità  come indicate nei punti precedenti in rapporto al piano di investimenti e ristrutturazioni. L’elaborato appare, per come conformato, destinato all’esterno del gruppo aziendale.

COPERTURA CARBONILE O RISARCIMENTI? - Di fronte a tutto questo lo stesso Sanfilippo in una mail pone il problema di scegliere una linea, valutando quella più conveniente per l’azienda dal punto di vista dei costi e della gestione. Dunque, risarcimenti o carbonile coperto? Oggi sappiamo che alla fine Enel ha scelto il carbonile coperto. “.. Per il carbonile sud e l’asse attrezzato, fermo restando l’attuazione di quanto sopra indicato in merito alle pulizie delle aree e delle modalità di scarico del carbone, la ‘natura’ delle questioni lamentale dagli interessati (danno economico per deprezzamento dei terreni e perdita di segmenti profittevoli di mercato di collocazione dei raccolti alla grossa industria di trasformazione per la sola presunzione di vicinanza dei terreni medesimi alla centrale Federico II ovvero ‘preoccupazione’ per la salute delle persone che vivono in abitazioni ivi costruite) lascia intravedere una alternativa alla realizzazione di interventi strutturali (questi ultimi di considerevole costo e di possibile ulteriore aggravio gestionale) e che consiste nell’acquisizione in proprietà dei terreni ed abitazioni più critici, indennizzando ove necessario la perdita di attività da parte di terzo. Tale alternativa va ovviamente esplorata opportunamente sia in termini di costo/benefici sia di ricaduta di immagine sul territorio (confronto con l’eventuale sistemazione strutturale dello stesso carbonile nord o presso altre centrali di prossima realizzazione)”.

GLI AGRICOLTORI E L’ENEL – E’ partita dalle denunce di alcuni agricoltori l’indagine sfociata poi nel processo del 12 dicembre prossimo. L’ascolto delle parti lese, la ricostruzione dei loro rapporti con Enel, ha offerto i riscontri più importanti all’esistenza dei problemi documentata dal contenuto del pc del manager Calogero Sanfilippo. La Digos ed il pm rilevano nel corso delle indagini il palesarsi di una strategia aziendale tesa da  un lato a raffreddare le tensioni con gli agricoltori danneggiati, attraverso transazioni e/o risarcimenti, ma sempre a condizione che nelle scritture private non vi fosse alcun cenno alla natura risarcitoria della transazione, né al problema delle polveri. E una condizione fondamentale era quella del riserbo verso terzi sull’accordo firmato.

I timori di Enel sono infatti molto forti. Si legge in una mail ricevuta da Sanfilippo il 2 luglio 2009: “..subito dopo l’ordinanza del 28 giugno 2007 (quella del sindaco Mennitti che inibiva ogni attività nei terreni contaminati, ndr) la protesta degli agricoltori si è indirizzata come richiesta risarcitoria contro Enel. Molti agricoltori avevano già contenziosi individuali aperti contro Enel per lamentato inquinamento dei loro terreni. A seguito del confronto le associazioni di categoria agricole hanno accettato: il principio del carattere commerciale e non risarcitorio del protocollo, la riduzione da 14 milioni di euro a 6 milioni di euro... L’accordo non sospenderebbe l’inchiesta giudiziaria sull’inquinamento dei terreni in corso, ma potrebbe provocare la non costituzione in giudizio degli agricoltori aderenti…”

Ma c’è anche una nota che rielabora la sintesi delle criticità dell’Unita di Business di Brindisi in relazione all’esito delle indagini scientifiche del 20 aprile 2009 dell’UniSalento e dell’Arpa di Brindisi, sulle analisi di rischio condotte sui terreni oggetto dell’ordinanza sindacale in narrativa: “…l’intero documento individua il carbonile come fonte ‘più probabile di contaminazione’; anche in questa forma, il documento potrà essere strumentalizzato in futuro in altri contesti (prescrizioni Ministero dell’Ambiente della conferenza dei servizi 12-27-2-09, contenzioso agricoltori adiacenti centrale, ‘problematica’ Procura e riconoscimento danno ambientale)”.

Da qui la gestione delle transazioni tesa a proteggere Enel dall’accusa di aver provocato danni attraverso la dispersione delle polveri. Ne è un piccolo esempio – tra i tanti documentati dalla polizia giudiziaria - questo stralcio della transazione firmata tra Enel Produzione Spa  (rappresentata da Luciano Mirko Pistillo) e l’agricoltore Vito Panettieri il 3 settembre 2007, che prevedeva le seguenti  premesse e clausole: “ che l’Enel disconosce la propria responsabilità in ordine al fenomeno lamentato (polvere di carbone) .. senza che ciò comporti riconoscimento delle altrui ragioni...”. “...ha dato incarico al proprio tecnico di fiducia. .. per accertare la natura del fenomeno…”. “... nelle more, tenuto conto dei tempi necessari  per tali verifiche, incompatibili con la scadenza del raccolto...”. “...Le parti si impegnano espressamente a non divulgare a terzi il contenuto del presente accordo transattivo...”.

LE FALLE NEL SISTEMA - Eppure Enel conservava le relazioni di un agronomo brindisino chiamato più volte a periziare i terreni degli agricoltori che si rivolgevano all’azienda per ottenere risarcimenti, Michele Trotti. Il perito aveva avuto più volte contezza della dispersione delle polveri sulle coltivazioni circostanti, e lo scrive dopo il sopralluogo nelle coltivazioni di Panettieri il 6 agosto 2007: “...L’esame visivo della coltura, operato sull’intero fondo, evidenziava un insudiciamento superficiale dei frutti e delle foglie da polveri nerastre, verosimilmente carbone, esteso prevalentemente a nord dell’appezzamento, a diffusione puntuale e rilevabile in particolare sui frutti coperti da vegetazione. Come documentato dai rilievi fotografici, cui si rimanda per un migliore apprezzamento del danno, l’insudiciamento riguardava i frutti e in minor misura le foglie, sulle quali ultime si registravano, ove presente, accumuli di varia entità di polveri nerastre, visibili su entrambe le pagine e in particolare sul picciolo, favoriti dalla caratteristica peluria presente sulle stesse...”.

Perciò  “… si raccomanda la distruzione dell’intera produzione in campo, onde impedirne l’immissione nei circuiti commerciali…”. E nella transazione viene inserita una postilla specifica: ““..il prodotto sul campo sarà distrutto a cure e spese del sig. Panettieri… le parti si impegnano espressamente a non divulgare a terzi il contenuto del presente accordo transattivo…”. Ma sono numerose le circostanze analoghe documentate nella relazione degli investigatori della Digos di Brindisi e dai carabinieri del Noe di Lecce, che partecipano all’indagine su delega del pm. E non riguardano sole le denunce degli agricoltori, ma anche le comunicazioni interne di addetti ai gruppi termoelettrici e al nastro trasportatore che segnalano l’inadeguatezza delle pulizie, i malfunzionamenti, la mancata assunzione di interventi drastici per arginare le dispersioni.

Sono racconti vivi, pur trattandosi di comunicazioni tecniche. Esattamente quanto quelli raccolti presso gli agricoltori da Digos e Noe. Ma Enel continua a negare nelle sedi ufficiali, principalmente al Ministero dell’Ambiente. “... la situazione del tappeto del nastro … si è aggravata .. in quanto il tratto danneggiato .. è aumentato a più di 100 metri, con una fascia mancante per la stessa lunghezza di 40 cm su una larghezza di 2 metri.. sta causando un eccessivo sbandamento. Tuttora non è possibile intervenire per mancanza del tappeto di scorta. .. oggi la quantità del carbone che sta transitando sul tratto sta raggiungendo valori di 2600 t/h, sicuramente eccessiva per le condizioni del nastro . Come eccessiva è la portata di circa 3000 T/h che sta transitando sul nastro 15, in quanto i camion stanno scaricando su una tramogetta del nastro 13, una portata di minimo 400 T/h (cosa improbabile)... “, segnala a Sanfilippo una mail tra le centinaia trovate nel suo hard disk.

“...La situazione delle pulizie sta diventando insostenibile. Ieri sera si è avuto un principio di incendio su N15 e con l’intervento degli operatori e dei colleghi dell’intero turno si è riusciti ad evitare che la situazione degenerasse in qualcosa di pericoloso per le strutture e le persone. In serata analoga situazione l’abbiamo avuta su n14. Capisco le difficoltà croniche della ditta e dei problemi di passaggio del contratto, ma con quello che sta accumulandosi di sporcamento rischiamo di essere costretti a bloccare la discarica se non vengono rimosse almeno le situazioni più gravi dei ribalta nastri…”, scrive Lorenzo Laricchia a Giuseppe Varallo e a Vincenzo Putignano. Ma questo non è solo il passato: dal 26 maggio al 9 ottobre 2010 le videocamere piazzate dagli investigatori all’esterno della centrale documentano decine di episodi di dispersioni di polveri, incendi e sprigionamenti di masse gassose. Quindi i problemi arrivano molto a ridosso dell’epoca attuale.

I DANNI ALLE COLTURE, UN RACCONTO PER TUTTI – E’ il 6 luglio 2009, parla Michele Zinzeri, imprenditore agricolo. La polizia giudiziaria verbalizza. Citiamo questa testimonianza perché vale per tutte quelle raccolte nel corso delle indagini: “..Nel 2005, ho affittato alcuni terreni in prossimità di una delle torri di smistamento del carbone; precisamente quella in corrispondenza della centrale e del carbonile. Ricordo che il proprietario si chiamava Arigliano Bruno; proprietà ora ceduta a terzi, forse di Bari. Il contratto di affitto prevedeva fondi agricoli in tale area, per un’estensione di 8 ettari. Era la prima volta che tali terreni erano affittati dalla mia azienda; una parte, precisamente 5 ettari furono utilizzati per coltivazioni di melone”.

“Calcolai all’epoca un ricavo di 6 mila euro per ettaro comprensivo delle spese di gestione agricola. Intorno alla fine del mese di agosto del 2005, all’atto del raccolto, riscontrai una diffusione nelle piante e nei frutti di polveri di carbone che rendevano non commerciabile l’intero raccolto. Mi recai, pertanto, presso gli uffici direzionali dell’Enel con alcuni campioni del prodotto sporcato, prendendo contatto con un responsabile che non si qualificò nella circostanza: promise, comunque, l’intervento di un tecnico che si sarebbe recato sul luogo per la verifica di quanto lamentato: in effetti, dopo alcuni giorni, forse 3 o 4, giunse sul posto tale Varallo, un agronomo dipendente dell’Enel”.

“Questi, dopo aver visionato il raccolto, che si presentava appunto completamente sporcato dalla diffusione delle polveri di carbone, affermò che tale situazione non era pericolosa per la salute e che bastava lavare il prodotto. Alle mie insistenze ed alla manifestata volontà di avviare iniziative legali per il risarcimento del danno, aggiunse: ‘E’ inutile che ti metti contro questo colosso: la perderai. Lascia stare!’. Senza nulla aggiungere si allontanò. Fortemente demotivato dalle sue parole e preso atto del danno, non ho neanche provveduto al raccolto, distruggendolo sul posto…”.

“...Nel 2006, ho preso in affitto con regolare contratto registrato, circa 18 ettari di terreno che ho utilizzato per coltivazioni di carciofi. L’area, in ragione di quanto accaduto l’anno precedente,  era molto più distante dalla centrale elettrica, circa 1, 5 km.  Ebbene, anche in questo caso, all’atto del raccolto, che per tale varietà inizia a dicembre e prosegue sino a maggio, ho riscontrato la diffusa presenza di polvere di carbone sulle piante e sui frutti. Sconfortato dalla situazione e dall’esito della precedente vicenda ho rinunciato anche in questo caso al raccolto. Voglio, infatti, precisare che i raccolti, in genere, sono commercializzati nella città di Lecce, presso il mercato ortofrutticolo, nonché in quello di Fasano dove presso ogni acquirente all’ingrosso esiste un grave pregiudizio verso i prodotti che provengono da Cerano, proprio perché frequentemente rilevati  i prodotti sporcati da polvere di carbone: questa condizione si evidenzia maggiormente sui meloni e sui pomodori, mentre sul carciofo è necessario strofinare le foglie per notare il fenomeno che, in ogni modo, rende incommerciabile i raccolti che presentano tali caratteristiche”.

“In questa vicenda il danno complessivo, poiché non raccolto né venduto quanto coltivato, era pari ad 8-9mila euro per ettaro, per complessivi 180-200mila euro. A causa del mancato guadagno, aggiungo, sono insorte gravi difficoltà finanziarie ed aziendali. Tale vicenda si è conclusa nel maggio del 2007 con la definitiva rinuncia al raccolto. Addirittura, in tempi successivi, nel 2008, sono a me pervenute le richieste di pagamento per la fornitura di energia elettrica utilizzata nel predetto fondo agricolo per l’alimentazione della pompa del pozzo artesiano.  Gli importi erano notevoli, per circa 16 mila euro, tanto da contribuire allo stato di disagio finanziario: poiché ritenevo ingiusta tale richiesta, considerando i danni subiti in tempi ravvicinati, da imputare proprio alle ragioni qui raccontate, sono ricorso all’assistenza di un legale di fiducia: Del Grosso Salvatore, del Foro di Brindisi che cura la vicenda, limitatamente alla richiesta di pagamento della fornitura elettrica. Per le altre vicende, purtroppo, per le ragioni anzidette, ho rinunciato perché demotivato dalle precedenti esperienze”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Polveri carbone, le mail che accusano

BrindisiReport è in caricamento