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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

Tomba di ceneri e pezzi di impianti a rischio

BRINDISI – Trecentomila tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi interrate nei terreni del Brindisino. È questa la sconcertante scoperta fatta dai carabinieri del Nucleo Operativo Ambientale di Lecce e dai militari della compagnia di Francavilla Fontana, nell'ambito di un'operazione che ha smantellato un grosso giro di traffico illecito di rifiuti, ceneri e materiale edile, smaltiti in modo del tutto irregolare (violato in pieno l'articolo 260 del testo unico ambientale).

BRINDISI – Trecentomila tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi interrate nei terreni del Brindisino. È questa la sconcertante scoperta fatta dai carabinieri del Nucleo Operativo Ambientale di Lecce e dai militari della compagnia di Francavilla Fontana, nell'ambito di un'operazione che ha smantellato un grosso giro di traffico illecito di rifiuti, ceneri e materiale edile, smaltiti in modo del tutto irregolare (violato in pieno l'articolo 260 del testo unico ambientale).

L'operazione, conclusasi, nella giornata di oggi ha portato alla notifica di 18 avvisi di garanzia e il sequestro di quattro impianti che si occupano dello smaltimento dei rifiuti, di 60 mezzi tra autocarri e semirimorchi, macchine di movimentazione della terra e attrezzature varie.  Sette le società coinvolte nell'indagine con sedi a Brindisi, Francavilla Fontana, Carovigno, Monopoli e Faenza (Ra).

Gli indagati, di cui 12 sono del Brindisino, sono accusati a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, esercizio di discarica abusiva, miscelazione di rifiuti pericolosi, omessa effettuazione della comunicazione di contaminazione del suolo e del sottosuolo, evasione delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Sono nell'insieme imprenditori, gestori di impianti di trattamento dei rifiuti, trasportatori, dirigenti e dipendenti di impianti di produzione di energia elettrica.

I rifiuti speciali e pericolosi interrati nei terreni derivano da ceneri pesanti e leggere derivanti dalla combustione di carbone e biomasse, provenienti da impianti di produzione di energia elettrica, inceneritori, rifiuti derivanti da operazioni di demolizione di opere edili e impianti industriali. Gli investigatori hanno accertato che le due aziende che ricevevano questo genere di materiale altamente pericoloso e in alcuni casi anche tossico sono la società “Euroscavi 2000 srl” situata in contrada Salinari a Francavilla Fontana (che si estende su circa 35 ettari di terreno) e la “Fi.Ma.B. Srl” situata in località Incantalupi a Brindisi (che opera su una superficie di circa 20 ettari). Questi due impianti sono stati sequestrati.

Stesso genere di provvedimento per due società che gestiscono impianti per la produzione di energia elettrica e che hanno prodotto rifiuti speciali e pericolosi che sono andati a finire nelle due cave del brindisino. Si tratta della “Tampieri Financial Group Spa” di Faenza e della “Ital Green Energy” di Monopoli, del Gruppo Marseglia. A queste due aziende è stato concesso un termine di dieci giorni prima di procedere alla materiale esecuzione del decreto di sequestro.

L'operazione, denominata “Cenerentola” è iniziata a febbraio del 2008 ed è stata condotta, oltre che dagli uomini del Noe, guidati dal maggiore Nicola Candido, anche dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, guidati dal capitano Giuseppe Prudente. Gli indagati per quattro lunghi anni sono stati sottoposti a intercettazioni telefoniche, ambientali e a veri e propri pedinamenti.

Non è stato facile per gli investigatori dare dimostrazione concreta e completa di valida documentazione di quello che avveniva nelle campagne del Brindisino. In molti casi, infatti, i documenti di viaggio venivano falsati e da un primo controlli sembravano essere in regola. In sostanza tutti gli scarti che dovevano essere smaltiti secondo apposite e costose procedure per anni e anni (almeno dal 2005) sono stati interrati in cave messe a disposizione da alcuni degli indagati.

Per eludere i controlli o evitare complicazioni i vari responsabili di questa organizzazione, in base alle proprie mansioni, hanno falsato documenti, alcune volte modificando i codici assegnati alla tipologia di rifiuti, altre volte attraverso la miscelazione degli scarti, producendo, quindi, documenti falsi. Gli investigatori così hanno assistito a scene di grossi Tir che giungevano in località Incantalupi o Salinari e scaricavano nelle cave grosse quantità di ceneri o materiale edile. Dopo il conferimento il terreno veniva subito appianato. Tutto veniva effettuato secondo modalità ben precise e senza spreco di tempo.

È stato accertato e documentato che ingenti quantità di ceneri finite nelle cave della “Euroscavi Srl” e della “Fi.ma.b.” provenivano dalla centrale termoelettrica Federico II di Cerano dell’Enel, dalla centrale Edipower e da una centrale termoelettrica di Crotone, in Calabria. In quei terreni, inoltre, secondo gli accertamenti, sono stati depositati i pericolosissimi detriti della demolizione delle strutture Ex Dow Chemical, la società che lavorava il cloruro di polivinile nel petrolchimico di Brindisi, e che poi dismise gli impianti.

Naturalmente oltre a tutto questo, c’era anche il materiale proveniente dall’incenerimento di biomasse dalle due aziende di Monopoli e Faenza. Un giro di affari che ha permesso di risparmiare grosse quantità di denaro per chi aveva il compito di smaltire le ceneri e il materiale edile secondo precise procedure. Un artificio messo in atto dai soggetti coinvolti in questa indagine consiste nel cosiddetto “giro di bolla”, nella produzione, cioè di documentazione completamente fasulla: sono stati accertati casi in cui esistono dei formulari che attestano la ricezione di rifiuti mai conferiti.

Il titolare del fascicolo delle indagini è il pm Antonio Negro, mentre il gip che ha firmato l'ordine di sequestro preventivo e gli avvisi di garanzia è Ines Casciaro. Le indagini, naturalmente, non si fermano. C'è da stabilire se Enel e tutte le altre aziende che hanno prodotto le 300mila tonnellate di ceneri e rifiuti interrati, siano o meno responsabili di questo reato ai danni dell'ambiente, c'è da quantificare il profitto tratto da questo traffico illecito di rifiuti e se ci sono altri soggetti coinvolti.  Al momento la produzione della Euroscavi 2000 e della Fi.Ma.B. è ferma.

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