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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

Vuvuzuelas e striscioni fuori, ma al concerto ci vanno in 1.200

BRINDISI - “Irene, questa tromba è per te”. L’accoglienza per le due signore della canzone italiana ospiti sul palco della centrale Federico II di Cerano, è stata quella promessa: letteralmente assordante. Circa duecento vuvuzelas hanno controcantato per le due artiste, accolte al pari del numerosissimo pubblico accorso ad ascoltarle, al frastuono infernale delle trombette. Appuntamento per i manifestanti, ore diciannove. Tutti davanti alla centrale, come concordato già dal primo annuncio della tappa brindisina del tour griffato Enel “Correnti musicali”, risalente a un mese fa.

BRINDISI - “Irene, questa tromba è per te”. L’accoglienza per le due signore della canzone italiana ospiti sul palco della centrale Federico II di Cerano, è stata quella promessa: letteralmente assordante. Circa duecento vuvuzelas hanno controcantato per le due artiste, accolte al pari del numerosissimo pubblico accorso ad ascoltarle, al frastuono infernale delle trombette. Appuntamento per i manifestanti, ore diciannove. Tutti davanti alla centrale, come concordato già dal primo annuncio della tappa brindisina del tour griffato Enel “Correnti musicali”, risalente a un mese fa.

Il tam tam in rete, al quale si sono unite anche le voci arrabbiate dei Sud Sound System, ha sortito i suoi effetti, almeno per metà. Di Simone Cristicchi, l’unico che ha opposto il gran rifiuto accogliendo l’invito degli ambientalisti a non cantare per quella che hanno ribattezzato “la centrale della morte”, è rimasto solo il nome. Impresso sulle brochure e le magliette indossate dal server del concerto, stampate evidentemente in grande anticipo. Per il resto, slogan e striscioni dall’ironia sferzante, erano tutti per loro, le due signore della canzone italiana, alle quali qualcuno ha dovuto tradurre lo striscione declinato in schietto dialetto brindisino che recitava: “Campagna avvelenata, nò vi putimu tirare mancu li pumbitori”, che vale per “campagna avvelenata, non vi possiamo nemmeno tirare i pomodori”.

Già, perché a Cerano la coltivazione dei campi resta inibita dall’ordinanza sindacale di Domenico Mennitti, dettata dal livello di inquinamento dei terreni dichiarato dall’Arpa. La fantasia degli ambientalisti, scatenata all’ingresso fino all’arrivo dell’ultimo fan, si è esibita in tutte le tonalità possibili. A dirla tutta, i writers sembrano aver risparmiato la signora Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, alla quale è toccato aprire le danze della tappa brindisina del tour “Correnti musicali”. Non si capisce se per riguardo alla lunga carriera o altro.

Quella colpita al cuore dall’ironia dei No al carbone, non è stata lei. Ma la collega con qualche primavera, e qualche successo, in meno. Dall’ironia, del tipo “Irenel… Bruci la città”, facendo eco a uno dei refrain che ha reso celebre l’artista senese, agli slogan duri e puri, come: “Ingresso gratuito, inalazione obbligatoria”; e ancora: “Il lavoro per ricattarli, il varietà per distrarli, il basket per stordirli, ed al profitto per incatenarli”.

Le vuvuzelas hanno continuato a suonare fino all’ultimo. Per quelli che sono arrivati sprovvisti, ma intenzionati a ingrossare le fila dei manifestanti, nessun problema: erano in vendita su un banchetto appositamente allestito, disponibili al prezzo minimo di sette euro l’una, di contributo volontario, naturalmente. I No al carbone hanno preso letteralmente d’assalto le auto che si approssimavano alla centrale, cariche soprattutto di famigliole, nel tentativo di dissuadere il pubblico e dirottarlo nelle fila della protesta. La gente ha reagito quasi sempre con garbo, stringendo fra le mani i volantini, ma anche fermandosi a parlare con i manifestanti, insomma ascoltando le ragioni della protesta.

Chi si è sottratto ha dovuto fare i conti con una rabbia composta ma decisamente urlata, al ritmo di “vergogna, vergogna”. Rabbia che è diventata quando l’ingresso è stato varcato da consiglieri provinciali di marca nostrana, come Italo Guadalupi, che ha premuto l’acceleratore tirando dritto verso il concerto con famiglia al seguito. Diversamente da come ha fatto il senatore della Repubblica Giuseppe Caforio di Italia dei Valori, rimasto per tutto il tempo al di qua del cancello con i manifestanti, con tanto di maglietta nera con scritta bianca “No al carbone”, naturalmente armato di trombetta infernale.

Sembrava dovesse finire, contenti tutti. E’ invece è andata altrimenti. All’esterno della centrale, uno dei manifestanti in procinto di abbandonare il terreno della protesta, ha investito involontariamente un compagno provocandogli una frattura ad un piede. L’intervento dell’ambulanza è stato tempestivo, il ferito se la caverà con pochi giorni di prognosi. Di tutto questo, nessuna eco sotto il palco della centrale, dove le artiste sono state accolte da un pubblico di almeno 1.200 partecipanti. Folla delle grandi occasioni dunque, fuori ma soprattutto dentro.

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