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BRINDISI - “Nera che non si vedeva da una vita intera così dolcenera, nera”. Dalle sofferenze finanziarie del Brindisi calcio alla sofferta retrocessione dell’Enel basket: sintesi amara di una stagione iniziata con l’entusiasmo alle stelle e finita con le stelle al tappeto. Alcuna possibilità di appello, per i Giganti dell’Enel Brindisi. Alcuna concreta prospettiva di crescita e rilancio finanziario attorno ai “Baby” che pure hanno onorato la maglia e ridato vigore al Brindisi calcio. Dal Palapentassuglia al Fanuzzi: ecco l’umore e lo stato d’animo di chi ha a cuore le sorti dello sport brindisino.

BRINDISI - “Nera che non si vedeva da una vita intera così dolcenera, nera”. Dalle sofferenze finanziarie del Brindisi calcio alla sofferta retrocessione dell’Enel Basket: sintesi amara di una stagione iniziata con l’entusiasmo alle stelle e finita con le stelle al tappeto. Alcuna possibilità di appello, per i Giganti dell’Enel Brindisi. Alcuna concreta prospettiva di crescita e rilancio finanziario attorno ai “Baby” che pure hanno onorato la maglia e ridato vigore al Brindisi calcio. Dal Palapentassuglia al Fanuzzi: ecco l’umore e lo stato d’animo di chi ha a cuore le sorti dello sport brindisino.

Tempo di bilanci, dunque, partendo dalla ferita più fresca: la sconfitta dell’Enel Brindisi, che torna in A/2 dopo aver mancato per un soffio l’impresa in trasferta, contro l’Angelico Biella. Per coach Luca Bechi ed i suoi la corsa salvezza è finita, con  una giornata di anticipo: “L’amarezza è tanta. Ma bisogna essere onesti sino in fondo ed ammettere - afferma Lilli Colelli, commentatore e tifoso storico del basket brindisino - che giunge al termine di una stagione che ha vissuto di troppi errori, dall’inizio alla fine. Basti pensare all’ultimo acquisto, ovvero all’arrivo di Cedric Jackson. Buon giocatore, ma noi avevamo bisogno di un pivot, viste le condizioni di Kris Lang. E invece è arrivato l’atleta statunitense dell’Idaho Stampede. Un campionato difficilissimo come l’A1 non ti permette di sbagliare così tanto. E alla fine abbiamo pagato".

"Per carità, all’indomani di una retrocessione così sofferta, non è certo il caso - sottolinea Colelli-  di aprire processi e caccia alle streghe. Ma riflettere, quello sì. Occorre farlo, per ripartire con forza ed orgoglio. Fare tesoro degli sbagli è fondamentale per rilanciare il progetto, partendo da un merito che tutti gli addetti ai lavori ci hanno riconosciuto: la New Basket Brindisi è una realtà da massima serie. E l’obiettivo non può che essere quello di riconquistare, già a partire dal prossimo anno, la serie A1”.

Già, ma su quali basi ripartire? “Intanto – afferma Colelli - bisogna dare atto alla società del presidente Massimo Ferrarese dei sacrifici sopportati e riconoscere gli sforzi fatti. Io mio auguro che da parte dello staff societario ci sia la volontà di rifondare il gruppo e continuare a lavorare su programmi ambiziosi”.  Ripartire, dunque, la parola d’ordine. Con Luca Bechi in panchina a guidare la rifondazione? “Questo lo deve stabilire la società, evidentemente. E’ un coach giovane, ha avuto tutto il tempo quest’anno di far bene ma purtroppo ha fallito. Questo però non significa che non possa essere riconfermato. Ripeto, sono valutazioni e scelte che  competono alla società”.

Dal parquet all’erbetta. Ma è tutt’altra musica quella del Brindisi calcio. All’ombra del Fanuzzi il futuro è una voglia, non si sa se sincera. Le speranze di resurrezione sono infatti affidate a trattative tuttora in corso, che ruoterebbero attorno all’interessamento palesato (a parole) dall’ex patron del Gallipoli Calcio, il senatore Vincenzo Barba, imprenditore che opera nel campo dei prodotti petroliferi e nel settore marittimo. Nel giorno in cui il presidente pro tempore, Antonio Pupino torna a incontrarsi con i fratelli Barretta, per sciogliere i nodi societari (e privati) legati a pegni e ipoteche, tra i tifosi monta la protesta. In pochi sperano nella scossa, per risollevare il pallone dallo stagno targato Galigani-Pupino.

Di certo non vi è nulla.  Ma “radio tifo” si sta spegnendo, come sottolinea lo storico (e appassionato di calcio) Antonio Caputo: “La storia si fa con le carte. Ed in questo momento non mi sembra che ci siano i documenti a sufficienza per attestare la reale situazione finanziaria del Brindisi Calcio. Mancando le carte, difficilmente sarà possibile trovare qualcuno che abbia voglia di sobbarcarsi l’onere di ricevere in dono, a scatola chiusa, la squadra. Non a caso anche il senatore Barba, dopo l’approccio mediatico, sembra che si sia defilato. In assenza di carte, è chiaro che prevalgono solo voci e illazioni. E tra queste ultime, anche quelle che affondano la lama nella piaga dei debiti”.

Nelle parole dello storico-tifoso tanta malinconia ma anche la spinta per risvegliare l’orgoglio dei brindisini: “Brindisi ha sempre fondato la sua fortuna sul porto. Se tira buon vento al porto, respira la città. Oggi il porto affonda, e così la città arranca. Rattrista l’indifferenza e il distacco della classe politica locale, assidua frequentatrice della tribuna centrale quando ci sono da raccogliere i frutti delle belle stagioni, e puntualmente latitante nei periodi di magra, come quello che stiamo vivendo. Una città la si ama in toto, sino in fondo, in tutte le sue espressioni, in tutte le sue emozioni, positive e negative. Il calcio annaspa? Il basket retrocede? Non bisogna abbattersi: occorre, piuttosto, una genuina e sana volontà di reazione”.

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