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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Edipower vuole rilanciare la centrale. Con il carbone allo zolfo

BRINDISI – Trattativa riservatissima e in piena campagna elettorale, per regalare ai brindisini oltre alle trivellazioni petrolifere in mare e ad una ipotetica centrale nucleare (di cui tutti parlano), poco meno di 2 milioni di tonnellate di carbone ad alto contenuto di zolfo targato Edipower.

BRINDISI – Trattativa riservatissima e in piena campagna elettorale, per regalare ai brindisini oltre alle trivellazioni petrolifere in mare e ad una ipotetica centrale nucleare (di cui tutti parlano), poco meno di 2 milioni di tonnellate di carbone ad alto contenuto di zolfo targato Edipower.

Mentre da un lato si tratta con Enel per ottenere quote di riduzione della CO2 più sostanziose rispetto al taglio del 10 per cento offerto dalla società elettrica, e in parallelo una riduzione consistente del carbone da impiegare a Cerano, dall’altro si discute –di fatto- su come far rientrare dalla finestra l’anidride carbonica che esce dalla porta.

Si terrà molto probabilmente martedì prossimo, infatti, una pre-conferenza dei servizi fissata dal governo Berlusconi per dare il via libera al nuovo piano industriale della società del gruppo Edison. Proprio lo stesso che l’anno scorso pareva congelato. Ed ora è più chiaro perché l’azienda, spedendo in ferie forzate gli operai, ha fermato i due gruppi in marcia dal 2005 parlando di scelte imposte dalla contrazione della domanda energetica.

A Edipower, sembra, non convenga stare sul mercato con i kilowatt prodotti con l’impiego di carbone a basso tenore di zolfo. Troppo costoso. Allora nel nuovo piano l’azienda propone il ritorno al combustibile ad alto tenore di zolfo, ma in un contesto di investimenti in ambientalizzazioni degli impianti (desolforatori di ultime generazione, si dice) che prevedono anche il già annunciato, nel 2008, carbonile coperto con struttura a “dome” (cupola), e la riconversione degli altri due gruppi termoelettrici da 320 megawatt ciascuno in un unico nuovo gruppo a ciclo combinato da 420 megawatt, investimento che sembrava svanito nel nulla.

Ed ecco servita agli enti locali brindisini, Comune e Provincia, e alla Regione Puglia, una nuova fonte di moltiplicazione di gas serra, mentre su un altro fronte si chiede ad Enel di abbattere quelli emessi dalla centrale di Cerano. Senza mettere nel conto anche la minicentrale della nascente raffineria di Sfir. Ma cosa sarà realizzato per primo, nel piano di Edipower? Il carbonile coperto, il nuovo gruppo a metano, oppure il progetto di passaggio al carbone ad alto tenore di zolfo?

Quella di martedì prossimo non sarà la prima riunione di avvicinamento alla conferenza dei servizi in cui Regione Puglia, Comune e Provincia di Brindisi dovranno esprimere il proprio parere. C’è gia stato un incontro preparatorio alcuni giorni fa, sempre a Roma, in cui Edipower e il governo hanno illustrato gli scenari.

Eppure la centrale Edipower avrebbe dovuto chiudere l’attività all’inizio del 2005, secondo il seguente schema previsto dalla convenzione del 1996: i quattro gruppi da 320 Mw in marcia a carbone STZ (basso tenore di zolfo) sino alla fine del 1998; poi solo gas metano sino alla fine del 2004; quindi la cessazione dell’attività produttiva. Tutto ribaltato con la nuova convenzione firmata il 17 febbraio del 2003 da una parte della giunta Antonino: due gruppi in marcia a carbone, e altri due da riconvertire in un unico impianto a metano.

Nel 2005 ci pensò la magistratura a far fermare di fatto due gruppi su quattro, sequestrando per reati ambientali il carbonile scoperto, e obbligando Edipower ad alimentare la centrale con navi che si alternano ogni tre giorni, e fanno da carbonile galleggiante collegate alla termoelettrica da una teoria di camion.

Oggi molti lavoratori della centrale Edipower di Brindisi Nord-Costa Morena (e il sindacato Cobas) vorrebbero che quella chiusura stabilita nel 1996 avvenisse, con il passaggio dei 120 dipendenti ad Enel Cerano. Troppi segnali di incertezza, dalle fermate avvenute nel 2009 e da quelle programmate per i prossimi mesi. Ma su tutto aleggia il rischio che Brindisi torni velocemente indietro dopo i punti segnati a tutela della qualità dell’ambiente dal 2005 in poi.

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