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Sabato, 20 Aprile 2024
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Dipendenza affettiva: perchè non bisogna mai annullare se stessi

La nostra autostima ha bisogno di approvazione, empatia e conferme da parte degli altri. Tuttavia potrebbe accadere che questa ammirazione si trasformi in una dipendenza affettiva patologica, estrema

La nostra autostima ha bisogno di approvazione, empatia e conferme da parte degli altri. Tuttavia potrebbe accadere che questa ammirazione si trasformi in una dipendenza affettiva patologica, estrema. Essa concerne il fatto che non si riesce a prendere decisioni autonomamente, sottomettendosi agli altri, avendo bisogno di quella rassicurazione, conferma continuamente. In questo caso si cerca affetto, cura, accudimento.  Si percepisce un senso d’impotenza, fragilità, abbandono e angoscia se qualche relazione stretta finisce e, pur di stare nell’orbita dell’altro, si possono accettare situazioni per altri intollerabili (Lingiardi V., 2005).

La dipendenza affettiva è una condizione relazionale negativa, caratterizzata da una assenza cronica di reciprocità nella vita relazionale. C’è difficoltà a riconoscere i propri bisogni e la tendenza a subordinarli a quelli dell’altro. Viene tralasciata la cura di sé, il creare degli spazi propri, soffocando desideri o interessi personali perché presi dall’altro. Emerge un atteggiamento negativo verso il Sé, un profondo senso di inadeguatezza. Il valore dell’amor proprio coincide con l’essere diligenti, amabili, doverosamente orientati verso il compito per accontentare e accondiscendere l’altro, anche quando questo vuol dire farsi male.

È un ossessione, devozione subordinata, annullamento totale di sé, non è ammirazione dell’altro. Fa da cornice la mancanza di fiducia in sé. La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare nel modo in cui si pretende è un idealizzazione non realistica che quando viene svelata lascia spazio alla delusione ed il risentimento, impaurendo angosciosamente che quella relazione non sia stabile, duratura ed il circolo vizioso riparte, a volte addirittura “amplificato” dal terrore di rimanere dolorosamente soli. In realtà ci si è costruiti una gabbia senza prospettive di fuga nella quale non sono riconosciute, comprese e verbalizzate le emozione, gli stati d’animo, perché nella fusione con l’altro l’io si è annullato: è come essere completamente immersi in un qualcosa senza vedere la superficie.

Chi è affetto da dipendenza affettiva, vive la presenza dell'altro non come libera scelta ma come una questione di vita o di morte: senza l'altro non si ha la percezione di esistere, non si riesce a farne a meno, l’idea di benessere con quella persona sembra essere unico ed indispensabile,  In realtà la distinzione tra dipendenza e amore sta nel grado di autonomia dell'individuo e nella sua capacità di trovare un senso in se stesso, un suo spazio ed un suo tempo: l'amore nasce dall'incontro di due unità, non di due metà.

Se il soggetto con dipendenza affettiva si forma un concetto di sé negativo tenderà a confermarlo rimanendo intrappolato in un sistema che si autoalimenta, creando una serie di profezie che si autoavverano; questa è la base su cui si possono costruire problemi nelle relazioni, la convinzione di non essere degno di amore e rispetto può essere trasmessa al partner il quale si comporterà di conseguenza, confermando l’aspettativa (“anche lui si accorge che non valgo”). In questo modo si rischia di essere gli artefici del proprio destino fatto di sofferenza e angoscia continui: una dipendenza che come le altre non fa vedere la luce, ma solo il continuo bisogno dell’altro.

Di fatto i rapporti interpersonali, siano essi di coppia o non, sono caratterizzati dal voler e dal piacere a stare insieme non dal bisogno, e necessitano di spazio per crescere forti e robuste, non di fusioni che annullano se stessi. È questo che dà valore all’amore dato e ricevuto. (rita.verardi@libero.it)

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