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Martedì, 23 Aprile 2024
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Raccontare e spiegare la Shoah ai bambini, in "Punta di Stella"

"Il posto delle stelle è nel cielo. Che bisogno c'era di cucirle sugli abiti degli uomini?" chiese Edna a sua nonna, osservando la stella che, forzatamente, per un'assurda legge, avrebbe dovuto indossare da quel giorno, il 6 settembre del 1941. Una legge che prevedeva l'obbligo, di portare, cucita sugli abiti, una stella di panno giallo, allo scopo di identificare ed emarginare degli esseri umani.

"Il posto delle stelle è nel cielo. Che bisogno c'era di cucirle sugli abiti degli uomini?" chiese Edna a sua nonna, osservando la stella che, forzatamente, per un'assurda legge, avrebbe dovuto indossare da quel giorno, il 6 settembre del 1941. Una legge che prevedeva l'obbligo, di portare, cucita sugli abiti, una stella di panno giallo, allo scopo di  identificare ed emarginare degli esseri umani.

Chissà quante risposte diverse dovettero inventarsi le madri o le nonne di tutte quelle ragazzine ebree che, come Edna, quel giorno fecero la stessa domanda. Come si poteva spiegare a quei bambini il perchè di un genocidio, visto che non esisteva un solo motivo valido per metterlo in atto?

Ma chi è Edna? Edna è, insieme a Daniel, Alma, Hannah, Suzanne, Lisl, Peter, la protagonista di uno dei racconti del libro "In punta di stella" (Progedit, Bari-dicembre 2012), libro che affronta un argomento duro, quello della Shoah, adattandolo a quello che è il pubblico cui è destinato, i bambini.

Nel giorno cui la Shoah viene commemorata, il 27 gennaio, (data dell'abbattimento dei cancelli di Aushwitz nel 1945), è possibile parlare di quella tragedia anche ai bambini, usando però il linguaggio e la delicatezza giusti, esattamente come hanno fatto le due insegnanti che hanno scritto il volume, Anna Baccelliere (nata a Grumo Appula, insegnante in una scuola secondaria di primo grado e autrice di libri per bambini) e Liliana Carone (insegnante e illustratrice barese) vincitrici entrambe di premi nazionali e internazionali. Le autrici hanno saputo raccontare le atrocità di quello sterminio guardandolo con gli occhi di un bambino, velando l'indicibile.

Attraverso racconti, pensieri, rime, filastrocche, dal linguaggio semplice e chiaro e attraverso delle belle illustrazioni adatte ai ragazzi, il libro vuole ricordare la vita che i bambini conducevano nei lager, in quelle "baracche dal profilo geometrico", le loro privazioni, le punizioni subite, i loro sogni in quelle notti gelide nei campi di concentramento, le loro paure, il loro desiderio costante di riabbracciare le madri "passate per i camini" e le cui ceneri  volavano in aria come fiori nel vento. Quei "Mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell'assurdo" di cui parla Elisa Springer ne "Il silenzio dei vivi", ricordata nel libro insieme ad Anna Frank, Primo Levi, Alena Synkovà (sopravvissuta).

"In punta di stella" racchiude infine anche un piccolo alfabeto illustrato della Shoah, arricchito da fotografie del tempo. Dalla A di Antisemitismo, passando per la C di Crematori e la K di Kristallnacht (la "notte dei cristalli" in cui l'orrore ebbe inizio) per terminare poi con la  Z di Zyklon B (gas usato per lo sterminio nelle camere a gas). Una chiara analisi di un genocidio in poche lettere.

Difficile rimanere indifferenti se si tiene presente che tutto quello che viene raccontato nel libro è stato realtà per milioni di bambini. Un milione e mezzo di bambini innocenti, denutriti, umiliati, maltrattati, costretti a indossare sporche e lacere divise a strisce, che dormivano ammassati in tre in un solo posto letto, che avevano ratti per "amici", che vedevano il cielo attraverso un filo spinato, filo che pur togliendo loro la libertà d'azione non tolse loro la libertà di sognare e di sperare nel ritorno a casa.

Quelle vittime innocenti non devono essere ricordate solo il 27 gennaio, ma ogni volta che qualcuno parla usando parole in cui violenza e razzismo si fondono, ogni volta che qualcuno parla di supremazia di una nazione rispetto ad un' altra o della necessità di "epurarla" eliminando il diverso, o se qualcuno, follemente, dovesse tornare a parlare di "Soluzione finale".

"In punta di stella" sarà presentato mercoledì 30 gennaio, alle ore 17, presso la Biblioteca Provinciale S.Teresa dei Maschi di Bari, nell'ambito degli incontri organizzati per la V edizione del Mese della Memoria, promosso dall'Associazione Presidi del Libro. Alla presentazione interverranno Silvia Godelli (Assessore al Mediterraneo, cultura, turismo della Regione Puglia), Marina Losappio (Presidente dei Presidi del libro), Franca Pinto Minerva (Professore Emerito di Pedagogia generale dell'Università degli studi di Foggia), le autrici e l'editore della Progedit, Gino Dato, al quale Brindisireport.it ha posto qualche domanda sul libro.

"In punta di stella" è un libro per bambini ma rivolto agli insegnanti e agli educatori affinchè li conducano ad un primo approccio con l'argomento Shoah e li sensibilizzino alla tolleranza e al rispetto verso il prossimo non solo nel giorno della memoria ma anche durante il corso dell'anno. A che età bisogna affrontare con i bambini un argomento duro come questo?

"Io credo che nella pratica, e cioè senza teorie, bisognerebbe insegnare che la percezione di quanto è diverso dal comune non deve condurre a scelte di pregiudizio, né tanto meno a persecuzioni. Come questo possa essere insegnato a dei bambini, didatticamente non è mio compito rispondere. Il mio impegno di editore è comunque rivolto appunto alle fasce più giovani".

Nel libro ricorre la figura del nonno, come ricordo nei bambini protagonisti dei racconti. E' una scelta casuale o voluta?

"E' una scelta non mia ma delle autrici, Anna Baccelliere (che racconta con le parole), Liliana Carone (che racconta con le immagini). Sicuramente non causale è comunque la scelta di fare una collana per bambini. Quando si superano i 60 anni e magari si è anche nonni, si torna indietro cercando però di non fermarsi e di rivolgere quindi l'interesse ai piccoli, che da sempre sono i veri amici dei grandi-grandi - non uso una parola per me sgradevole: anziani".

La "soluzione finale" era la politica della deportazione di massa, della prigionia nei lager per risolvere la "questione ebraica" sterminando il popolo ebreo. Esiste un possibile programma politico per "sterminare" l'intolleranza?

"Non esiste perché significherebbe pensare che la distruzione sistematica possa avere una risposta in una forma di intolleranza all'incontrario. Intendiamoci: non sempre la tolleranza è una forma accettabile, talvolta diventa un atteggiamento illuministico e distruttivo quanto l'intolleranza. Per sterminare l'intollereanza allora dobbiamo partire dalla Giornata della memoria ma estendere la lezione appunto a tutto l'anno. 'In punta di stella' da questo punto di vista non è il libro del 27 gennaio...".

Nel libro sono inseriti passi tratti dal Diario di Anna Frank. La tredicenne ebrea, nonostante tutto aveva fiducia nella bontà dell'essere umano e nel fatto che tutto si sarebbe volto al bene e che quella spietata durezza sarebbe cessata. Era una fiducia tipica dei bambini di quell'età o è un insegnamento per gli adulti?

"No, no, era la disarmante postività e apertura al mondo dei bambini, che rispetto a noi non hanno ancora una pratica del male e del dolore, e per questo sono il più efficace antidoto contro la violenza. Almeno fino a quando non li usiamo anche noi a fini di violenza".

Cosa l'ha colpita personalmente del libro e a chi lo consiglierebbe?

"E' un libro che consiglio a tutti perché contiene filastrocche, versi, racconti, immagini. Li possono leggere i grandi ai piccoli e i piccoli ai grandi".

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